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Si è tornati a parlare nelle ultime ore di lockdown, un termine che sfortunatamente abbiamo imparato a conoscere e con il quale, un anno fa, abbiamo dovuto convivere. Quindi, a distanza di un anno dallo scoppio della pandemia, è davvero possibile che nel nostro prossimo futuro potrebbe riaffacciarsi un nuovo lockdown? Scopriamo cosa ne pensano gli esperti.

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Ad aprire la polemica su un nuovo lockdown è stato Walter Ricciardi, docente di Igiene all'università Cattolica di Roma, ex presidente dell'Istituto Superiore di Sanità e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l'emergenza coronavirus, che ha commentato nelle ultime ore, come riportato da Adnkronos: “Al ministro ho sottoposto la necessità di proporre al Governo tre cose, anche alla luce del problema delle varianti: lockdown breve e mirato per 2, 3 o 4 settimane - e quindi per tutto il tempo necessario a riportare l'incidenza di Covid-19 al di sotto dei 50 casi per 100mila abitanti - tornare a testare e tracciare; vaccinare a tutto spiano".
Queste le tre proposte che il consulente del Ministro Speranza ha proposto al Ministro stesso, aggiungendo anche: “Io sono consigliere del ministro della Salute e a lui mi rivolgo - premette Ricciardi - E Speranza ha sempre accolto i miei suggerimenti. Nel precedente Governo, però, trovava un muro, trovava la linea di chi voleva convivere con il virus. Questo ha causato decine di migliaia di morti e ha affondato l'economia. Spero che la strategia del nuovo Governo sia 'no Covid' e che ci riporti a una prospettiva di normalità in tempi ragionevoli.

Chi è favorevole al lockdown?

Ma Ricciardi non è l’unico esperto che si dice favorevole a un possibile ritorno del lockdown, infatti anche Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova, abbraccia la sua linea, dichiarando che: “Il 20% dei contagiati presenta la variante inglese e la percentuale è destinata ad aumentare. Bisognava fare il lockdown a dicembre, prevenendo tutto questo, mentre ora siamo nei guai. Serve un lockdown duro subito per evitare che la variante inglese diventi prevalente e per impedire che abbia effetti devastanti come in Inghilterra, Portogallo e Israele. E neanche zone arancioni, va chiuso tutto e va lanciato un programma nazionale di monitoraggio delle varianti”. Prudente, ma senza bocciare un possibile nuovo lockdown anche Claudio Mastroianni, direttore del Dipartimento di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma, che ha aggiunto: "Ora più che mai serve la massima attenzione e bisogna stare molto accorti e valutare misure più stringenti e anche l'idea di un lockdown. Siamo di fronte a una settimana decisiva".

Lockdown? C’è anche chi dice no

E anche se molti sono gli esperti che concordano nel pensare che un nuovo lockdown potrebbe essere l’unica soluzione per uscire dalla pandemia, considerando anche il settore economico e sociale, altri consigliano prudenza: "Abbiamo una situazione epidemiologica di stallo, in cui i numeri si stanno mantenendo costanti. Questo può essere letto in modo positivo da una parte e negativo dall'altro, perché è partita anche la campagna vaccinale e fare le immunizzazioni mentre il virus circola aumenta la capacità delle varianti di resistere. È quindi obbligatoria una cautela, ma ridiscutere oggi di fare o meno un lockdown nazionale non serve a nulla, come non serve minacciarlo. Il Paese ha fatto un scelta che è quella di convivere con il virus - sottolinea all'Adnkronos Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma - Il lockdown generale può servire se uno pensa di poter abbassare il numero dei contagi a un centinaio. Chiudi per diverse settimane con l'obiettivo di anticipare il virus, ma l'Italia ha scelto di contenere i contagi con il sistema dell'algoritmo e dei 'colori' delle Regioni. L'unica vera obiezione che in questo momento ha una logica rispetto alla scelta fatta di un contenimento, invece che di una chiusura totale, è che stiamo vaccinando. Questa è la novità rispetto alla prima ondata di marzo-aprile e su questo si potrebbe ragionare, ma senza minacciare ciclicamente il lockdown". E infatti, dello stesso parere è anche il virologo dell'università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, che spiega: “un lockdown totale subito, come suggerito da Walter Ricciardi, servirebbe da un punto di vista scientifico. Credo però che un lockdown totale sia difficile da proporre dal punto di vista dell'opportunità politica e del disagio e della ribellione sociale che si rischierebbe. [...] A mio avviso - aggiunge quindi Pregliasco - forse sarà necessario rivedere i parametri di aperture e chiusure, essere più flessibili. Perché, si sa, quando una regione va nella fascia gialla, il rischio di perdere i progressi ottenuti c'è. Vediamo se saranno fattibili interventi chirurgici, zone rosse come l'Umbria, da far scattare in base a valutazioni più stringenti”.

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