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giornata nazionale ricordo vittime covid

Oggi, 18 marzo, è la Giornata per il ricordo delle vittime del Covid-19. Da qui in avanti, ogni anno in questa data verrà celebrata la ricorrenza: lo ha deciso la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, dando il via libera definitivo al disegno di legge, votato all’unanimità.

La giornata cade il 18 marzo per ricordare il giorno in cui, nel 2020, a Bergamo furono impiegati i mezzi militari per il trasporto delle centinaia di salme delle vittime della pandemia.
A partire da quel marzo del 2020 le nostre vite sono cambiate. Ciò che in un primo momento sembrava essere solo un momento di difficoltà, da superare in qualche settimana di restrizioni, ha invece completamente stravolto il mondo per un intero anno. E ancora molto c'è da fare per dirsene fuori. Anche se la luce in fondo al tunnel, anche grazie ai vaccini, sembra più vicina. Ma il dubbio se riusciremo mai a tornare alle abitudini pre-Covid, rimane. In questa giornata sicuramente importante, noi di Skuola.net abbiamo voluto dare voce a sei ragazze, che hanno inviato alla redazione il racconto del loro anno di pandemia. Si firmano SFEGGM e sono fondatrici di una pagina Facebook e Instagram in cui condividono i loro pensieri. A modo loro rappresentano tutta la Generazione Z, colpita in pieno da questo nuovo assetto globale.

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    2020 anno che andrebbe preso in considerazione per l’enorme lezione che ci ha dato a cui siamo andati tutti male, visto che ci troviamo di fronte a un altro #lockdown.
    Chiusura, totale chiusura; improvvisa per il semplice motivo che fino agli ultimi giorni di febbraio le discoteche erano ancora aperte e la gente ballava vestita in maschera.
    Improvvisa perché i primi di marzo eravamo in giro a passeggiare e a prendere dei caffè al bar.
    Improvvisa perché la domenica della festa delle donne l'abbiamo passata in compagnia.
    E poi?
    All'inizio volevano dividere l'Italia in zone a rischio e poi il giorno dopo si sono resi conto che tutta l'Italia era un'unica zona.
    Unica zona a #rischio .

    Boom.

    Immaginiamo nella nostra testa tutte le serrande chiuse, una dopo l'altra. Tutte le piazze vuote, dalla più grande alla più piccola. Gente che rimane senza lavoro, piccole imprese obbligate a chiudere e tante famiglie in difficoltà perché non avevano più risparmi per fare la spesa e sfamare la famiglia.
    Parchi chiusi, i bambini che nella loro età più importante non hanno la possibilità di esplorare il mondo esterno, di condividere momenti con gli altri bambini, di giocare, di ridere, di divertirsi ma li vediamo in #DAD ( #didatticaadistanza ) obbligati a stare seduti davanti ad un PC per tante ore a seguire lezioni che non saranno mai interessanti ed invoglianti quanto la lezione "normale".
    Le parole e frasi che più abbiamo sentito lo scorso anno sono state "solo beni di prima necessità", " #autocertificazione ", "DPCM", “DPI”, “ #assembramento ”…..
    Ci ricordiamo della guerra per trovare i guanti, le #mascherine?
    Le famose mascherine che all’inizio a nessuno piacevano, nessuno voleva indossare quelle, ormai, "normali" mascherine azzurre .
    Ve lo ricordate poi il commercio che c’è stato anche sulle mascherine fashion?
    Chi le aveva con i brillantini, chi le aveva con gli Swarovsky, chi invece le aveva abbinate alle magliette.
    Ma ci ricordiamo di quando i nostri genitori tornavano dal supermercato e prima di entrare in casa disinfettavano le buste della spesa con l'alcol?
    E di quante cose buone hanno comprato per farci pesare di meno il fatto di non poter mettere il naso fuori dalla porta.
    Dopo lunghi mesi in cui purtroppo siamo stati lontani dalle persone che amiamo, invece di iniziare l’anno 2021 al meglio senza più paura, ci stiamo ritrovando in un limbo più grande di noi, che ancora, di nuovo, dopo un anno, non siamo in grado di gestire bene.
    Ci ritroviamo, ancora una volta, difronte alla stessa preoccupazione e allo stesso costante pensiero di riempire le dispense di casa con alimenti a lunga conservazione, per non parlare del lievito.
    Ci ritroviamo di fronte a un’altra #Pasqua che trascorreremo lontana da parenti che abitano in altre regioni.
    Parenti che possono essere anche dei genitori che non si vedono dall’estate scorsa. O da Natale.
    Parenti lontani che possono essere anche dei nonni, alla quale è stata tolta la possibilità di viziare e di abbracciare i loro nipoti. Una persona lontana può essere anche un fidanzato, bloccato per lavoro o per studio in un’altra regione; togliendo alle coppie la possibilità di incontrarsi e vedersi. È stata tolta la possibilità di unire due persone che vogliono dare forma ai loro sogni: il matrimonio o diventare genitori.
    Fermiamoci due secondi e riflettiamo: non possiamo abbracciare i nostri nonni. Le domeniche ormai da tempo non sono più le stesse. C’è sempre la paura che qualcuno ci possa contagiare o che possiamo contagiare.

    Ma tutto questo perché? Ma dopo un anno la situazione non sarebbe dovuta, almeno, migliorare?
    Siamo entrati in una situazione di abitudine. Sappiamo, ormai, che prima di scendere di casa dobbiamo portare la mascherina che e se la dimentichiamo, dobbiamo tornare a prenderla. Per non parlare dell’ #amuchina , che fino ad un anno fa i prezzi erano schizzati al limite dell’assurdo, ed ora ci portiamo in giro una/due boccette di #disinfettante.
    È diventata la normalità indossare la mascherina per entrare nei negozi, dove prima l’attenzione era rivolta a: “i cani non possono entrare” e invece adesso “è obbligatorio entrare con la mascherina”; e ci ritroviamo davanti a un negozio a fare la fila con la security pronta con termometro a infrarossi in una mano e disinfettante nell’altra.
    È diventata normalità tornare a casa alle 21:59 quando prima, a quell’ora, ci stavamo ancora preparando per uscire per poi tornare a chissà a quale ora, incontrando in giro chissà quanta gente; che ora viene definita “assembramento”.
    E’ diventata la normalità non salutare più gli amici abbracciandoli e baciandoli come prima. Non volendo forse qualcuno di noi si è raffreddato nei confronti delle persone. Un po’ per paura, un po’ perché per tanto tempo ci è stato negato di farlo e quindi ci siamo abituati così.
    C’è gente che ancora oggi, dopo un anno, non ha capito la gravità della situazione, e che va ancora in giro dicendo che il #covid non esiste o che la chiusura delle regioni è tutto un complotto dello Stato. C’è gente che riesce a fare feste private, in maniera del tutto irresponsabile.
    E poi?
    Se scoppia un focolaio?
    Là iniziamo a spaventarci?
    Ma la regola del prevenire è meglio che curare, a nessuno è entrata in testa?
    Ci stiamo giocando il #tempo. Ci sono persone che ancora non capiscono che comportandosi in maniera irresponsabile, stanno mettendo in pericolo il futuro di migliaia di giovani, che si ritroveranno a 30, 40 anni a non aver vissuto.
    Ci stiamo giocando l’economia del Paese, perché non solo era a terra prima della #pandemia , ma ora è sotto zero, e se non iniziamo a mettere la testa in quello che facciamo, non vogliamo neanche immaginare dove andremo a finire.

    Bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti, scuole, asili, tutto bloccato perché noi cittadini italiani preferiamo manifestare contro delle restrizioni leggere piuttosto che capire che stiamo rischiando un down totale. Per non parlare degli ospedali, tutti al collasso. Vedevamo i medici e gli #infermieri decidere chi ricoverare perché i posti erano contati.
    Stiamo mettendo in pericolo le vite di tutti, in particolar modo la vita dei nostri nonni, definiti da tutti la categoria più debole.
    Il problema è che non siamo e non saremo mai contenti: continuiamo a lamentarci dei #DPCM che continuano ad uscire settimana dopo settimana, e quando vediamo che le restrizioni sono più severe, ed è proprio in quel momento che vogliamo tornare indietro e cercare di rimediare ai nostri sbagli, alle nostre irresponsabilità. Ma non si può‼️.

    Però, anche nel buio più totale si può vedere uno spiraglio di luce. Vogliamo cercare lo stesso di essere #ottimisti, di ricordare che c'è sempre l'altro lato della medaglia e che il bicchiere lo vediamo sempre mezzo pieno.
    Questa pandemia ci ha tolto la libertà, ma ci ha fatto ricordare quanto è importante e bello trascorrere del tempo con la propria famiglia; ci ha fatto capire quanto sia importante il potere di un abbraccio spensierato e di quanto è bello salutare un amico senza avere la paura che ti possa contagiare; ci ha fatto rendere conto di quanto sia importante cogliere l’attimo, perché magari abbiamo rimandato situazioni che con il lockdown non abbiamo potuto recuperare. Ci ha fatto rendere conto di quante cose ci sono mancate chiuse dentro casa. IL #MARE. A chi non è mancato il suono delle onde e l’odore e
    la #spensieratezza che solo il mare riesce a trasmettere? LA #MONTAGNA .
    Quanti sarebbero voluti andare a sciare e toccare quella neve così soffice, da volerci quasi dormire sopra? Per non parlare delle terrazze, la nostra fortuna, il punto più alto dei palazzi, sulla quale vedere il #cielo che sfoggiava quei colori con eleganza e #positività .

    Abbracciare i nonni, abbracciare gli amici. Comprare subito in un negozio un capo che ci ha particolarmente colpito senza dire “poi magari passo domani e la prendo”.

    Questa pandemia ci ha fatto fermare in un mondo che correva troppo veloce per noi e ci ha fatto capire quanto sia importante fermarsi e guardarsi intorno
    e vedere dove si è arrivati.
    In un momento così buio si deve riconoscere a noi cittadini italiani che ci siamo uniti, cantando: chi si dimentica le dirette delle 18:00 insieme ai cantanti; ballando: quanti di noi si sono messi a fare i tik tok; e i balconi delle nostre abitazioni con il famosissimo “Ce la faremo”; per non parlare delle #challenge che giravano: ogni settimana una sfida diversa e grazie ai tag si creava una rete infinita di gente che pubblicava la stessa foto taggando a sua volta altra gente, condividendo con tutti i nostri momenti uguali agli altri.
    Essere italiani è anche significato di #unione ... unirsi per una causa più grande, quale è stata la raccolta fondi di @chiaraferragni e @fedez per la
    costruzione di una terapia intensiva del San Raffaele in poco tempo.
    Ad oggi, dopo un anno, credo che dovremmo essere più bravi e riuscire a superare questa pandemia perché non vogliamo più rinunciare agli abbracci, agli amici, ai nonni, ai fidanzati, ai parenti e alla libertà…
    Siamo di nuovo con la #speranza di farcela nuovamente, di tornare alla normalità. E non alla normalità di Marzo 2020, ma di tutto il periodo che c’è stato prima di arrivare a Marzo. Ci ritroviamo con un’Italia che ha sfumature solo di rosso e arancione. Rimbocchiamoci le maniche per affrontarla. Rispettiamo le regole e #restiamoacasa che forse #celafaremo.
    Adesso ci rivolgiamo tutti coloro che leggeranno queste righe, questi pensieri scattati nella nostra mente e messi giù attraverso questo testo: abbiate cura delle persone che vi circondano e abbiate cura di questo Paese…. Il NOSTRO Paese.
    #GRAZIE A TUTTI GLI INFERMIERI E LE FORZE DELL’ORDINE CHE IN QUESTO PERIODO HANNO COMBATTUTO E LO STANNO FACENDO ANCORA, PIU’ DEGLI ALTRI."