Federico Bianchetti
Autore
studio imperial college educazione e obesità

I bambini che vivono un'infanzia priva di affetto sono tra i più esposti alle patologie legate all'obesità.

Gli effetti dei diversi tipi di approccio dei genitori si ripercuotono sul peso dei figli: questo è quanto emerge da uno studio dei ricercatori inglesi nel corso del Congresso Internazionale sull'Obesità svoltosi a Melbourne, in Australia. L'analisi, svolta su un campione di 10mila bambini nel Regno Unito, ha evidenziato come la negligenza dei genitori verso i propri figli possa avere su questi ultimi effetti dannosi.

L'educazione dei genitori incide sulla vita alimentare dei giovani

L'obesità infantile è un problema crescente in ogni angolo del mondo. Nel Regno Unito si stima che più di un quarto dei bambini di età compresa tra i 4 e 5 anni sia in condizioni di sovrappeso, in alcuni casi anche a rischio obesità. Lo studio individua quattro tipi differenti di approccio genitoriale, distinguendo tra: autorevole (genitori affettuosi ma con regole ferree); autoritario (genitori che prediligono la disciplina a scapito dell'affetto); permissivo (genitori empatici ma con scarse regole educative) e infine negligente (genitori con poche regole e nessun coinvolgimento emotivo).

Dall'analisi è emerso che i giovani che hanno avuto a che fare con approcci di tipo autoritario e negligente hanno sviluppato una maggiore tendenza all'obesità. ”The lack of warmt”, vale a dire letteralmente “mancanza di calore”, associata ad uno stile genitoriale di tipo autoritario o negligente genera nel bambino l'incapacità di autoregolarsi nella vita alimentare: cioè di mangiare quando ha fame, e di fermarsi quando si sente sazio. ”L'effetto dello stile genitoriale sul peso dei bambini è ancora oggi troppo spesso considerato taboo” commenta Alexa Segal, ricercatrice del “Centre for Health Economics & Policy Innovation” dell'Imperial College di Londra. “Allo stesso modo, la comprensione del fenomeno può avere un grande impatto sullo sviluppo di politiche contro l'obesità, e può contribuire a sviluppare programmi nutrizionali appositi” spiega Segal al “The Guardian”.

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