
Secondo gli studi di due psicologi, Jean Twenge e Heejung Park, i giovani d’oggi non fanno uso di droghe né alcol, ma rimangono a casa per gestire tutti i propri social media. L’indagine, pubblicata sul giornale americano Child Development, è stata effettuata tra il 1976 e il 2016 ed ha coinvolto 8,3 milioni di adolescenti: i giovani d’oggi non sono più stimolati a guidare, lavorare per guadagnarsi un proprio stipendio, fare sesso o uscire con i genitori.
Sono la ‘Generazione Z’, ovvero i ragazzi nati tra il 1996 e il 2010.
Alcol e sesso? No grazie
Tra il 1990 e il 2010 alcune ricerche hanno provato che uscivano molto più spesso i 12-13enni degli anni ‘90 rispetto a quelli di 17-18 e che i ragazzi della Generazione Z hanno provato l’alcol molto più tardi e fanno meno sesso. Circa il 54% degli studenti delle scuole superiori nel 1991 ha riferito di aver già avuto rapporti sessuali, mentre solo il 41% li ha avuti solo dopo il 2010.
Senza smartphone non so stare
"La colpa non è solo dei genitori", ha detto Twenge, "Ma anche degli adolescenti stessi, dell'economia, dei tassi di fertilità e dell’aumento del tasso di mortalità". Jean Twenge è l’autrice di “iGen”, un libro dedicato alla Generazione Z, a questi ragazzi immaturi e impreparati all’età adulta, che al posto delle parole usano le emoji e che non riescono a stare per più di dieci minuti senza smartphone. A metà del XX secolo la speranza di vita era minore e il lavoro più duro, quindi i figli erano più indipendenti e meno seguiti dai genitori; ora il tasso di vita è aumentato e il lavoro è diventato meno impegnativo, di conseguenza i genitori sono diventati più apprensivi. Purtroppo, però, tra i tassi in aumento negli adolescenti vi è anche quello dei suicidi e Twenge pensa che la colpa di ciò sia anche degli smartphone.I ragazzi ora non solo escono poco spesso, ma quelle poche volte si riuniscono per parlare di social media o contenuti online. Quindi la cosa giusta da fare sarebbe sbarazzarsi di questi smartphone, ma si sa che sarebbe un’impresa quasi impossibile; si potrebbero allora trovare delle nuove attività da svolgere – come lavorare, uscire o fare sport – così da poterle sostituire ai ‘momenti social’.
Riccardo Pratesi