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Donna con il viso sdoppiato, metafora di una realtà alienata

Si tratta di un termine che negli ultimi anni è entrato nel vocabolario delle nuove generazioni, così come tanti altri anglicismi che indicano specifici fenomeni o effetti di senso che non trovano un correlato esatto in italiano. 

 

 

Ma che cosa significa di preciso “Gaslighting”? Per fornire una risposta in questa domanda, dobbiamo addentrarci nell’oscuro mondo delle manipolazioni di tipo psicologico.  

 

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“Gaslighting” significato

Si tratta di una parola inglese la cui traduzione letterale è “illuminazione a gas”.

Il termine “Gaslighting” significa, o meglio, indica una particolare manipolazione psicologica in cui una persona o un gruppo di persone, attraverso la presentazione di false informazioni, semina dubbi nella mente di un individuo, spingendolo a mettere in discussione la propria memoria, percezione o sanità mentale. Le manifestazioni sono naturalmente molteplici, ma il fenomeno può anche tradursi nella semplice azione di negare l’accadimento di qualcosa; o al contrario, nella messa in scena di eventi strani con l’obiettivo di disorientare la vittima. 

Il Gaslighting è particolarmente insidioso perché erode gradualmente la fiducia delle vittime nelle loro capacità cognitive, rendendole dipendenti dal gaslighter (colui/colei che mette in pratica la manipolazione) per la definizione della realtà. Di conseguenza, le vittime spesso si trovano in uno stato di confusione e disorientamento, incapaci di fidarsi del proprio giudizio. Questo, come si può facilmente dedurre, può portare a gravi conseguenze emotive e psicologiche, inclusa una significativa perdita di autostima. 

 

Origine della parola “Gaslighting”

Il termine “Gaslighting”, di radice colloquiale, trae origine dal dramma teatrale del 1938, Gaslight, del drammaturgo britannico Patrick Hamilton. A fissare il concetto anche i film successivi, tratti dall’opera, ovvero Gaslight, del 1940, regia di Thorold Dickinson, e Gaslight del 1944 (conosciuto in Italia come Angoscia), regia di George Cukor.

La trama si incentra su un marito che manipola sistematicamente alcuni elementi della casa per far credere alla moglie di perdere a poco a poco la propria sanità mentale. Una tattica subdola, purtroppo non così rara in casi del genere, utilizzata proprio per acquisire potere e controllo e che può essere esercitata in varie relazioni, inclusi contesti romantici, familiari, professionali e sociali. In particolare, il marito affievolisce le luci delle lampade a gas e, quando la moglie nota questo cambiamento, lui afferma che è sempre stato così, e che quindi è lei a ricordare male. Da qui il nome dell’opera e del fenomeno stesso (la traduzione di “Gaslighting” è appunto “illuminazione a gas”). L’effetto è quello che si immagina: la donna inizia a dubitare delle proprie sensazioni e della propria memoria, facendosi sempre più mentalmente instabile.

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