
Dopo vent’anni di dibattito, in Spagna la legge sull'eutanasia è stata approvata dalla Camera dei deputati con 202 voti a favore, 141 contrari e 2 astensioni. È il settimo paese al mondo (e il quarto in Europa) a garantire questo diritto.
Con tale legge, che entrerà in vigore fra circa tre mesi, la Spagna è diventata il settimo paese al mondo a legalizzare l’eutanasia a cui si potrà fare ricorso in caso di “patologie gravi, croniche e disabilitanti” e “malattie gravi e incurabili”.La discussione sull’eutanasia in Italia si è riaperta due anni fa, dopo la morte di Fabiano Antoniani, conosciuto come dj Fabo. Attualmente c’è anche una proposta di legge di iniziativa popolare che, con 60mila firme raccolte dall’associazione Luca Coscioni, è stata depositata nel 2013. Ma, innanzitutto, cosa prevede la legge in Spagna?
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L’eutanasia legale in Spagna
La legge appena approvata in Spagna è stata negli ultimi decenni al centro di un lungo dibattito costellato da diversi casi emblematici come quello del medico anestesista, Luis Montes, accusato di aver dato la morte a 73 pazienti in fase terminale o quello più recente di Angel Hernandez arrestato per aver aiutato la propria moglie, affetta da sclerosi multipla, a morire.Con questa legge il sistema sanitario nazionale spagnolo garantisce, a coloro che vivono in Spagna da almeno 12 mesi, la possibilità di ricorrere all'eutanasia attiva, passiva e al suicidio assistito. Piccola parentesi: per eutanasia attiva si intende la morte che avviene attraverso la somministrazione di un farmaco da parte del medico; diversa è l’eutanasia passiva dove il medico si limita a sospendere le cure o a spegnere le macchine che tengono in vita un paziente. Nel suicidio assistito, invece, è il malato stesso a decidere quando morire facendosi somministrare il farmaco.
Per poter accedere a una delle tre metodologie di fine vita si potrà presentare una richiesta che avrà un inter di circa cinque settimane. Durante l’esaminazione della richiesta, il richiedente dovrà ribadire il proprio consenso in quattro occasioni e dovranno essere due medici estranei a dare il loro assenso. Per i medici e gli operatori sanitari è prevista anche l’obiezione di coscienza e, di conseguenza, la domanda potrà anche essere rifiutata.
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Paesi in cui l’eutanasia è legale
L’eutanasia attiva e passiva, oltre che in Spagna, è legale anche in Belgio, Canada, Lussemburgo e Olanda. In Nuova Zelanda, per esempio, la legge è stata approvata grazie al voto favorevole del referendum dello scorso ottobre ed entrerà in vigore nel novembre del 2021. Entrambe le tipologie di eutanasia sono anche ammesse in Colombia ma non sono regolamentate.Ci sono anche molti Paesi che non riconoscono entrambe le tipologie di eutanasia: in Germania e in Svezia, per esempio, è legale solamente l’eutanasia passiva. La stessa è legale dal 2005 anche in Francia e viene regolamentata dalla legge Leonetti in base alla quale un paziente terminale può decidere di avere “una degna morte” attraverso l’eutanasia passiva.
In Svizzera e in diversi stati degli USA (Oregon, Vermont, Washington, Montana, Nuovo Messico e California) è consentito il suicidio assistito. In altri Paesi, come Danimarca, Norvegia, Ungheria, Repubblica Ceca il malato può rifiutare le cure o l'accanimento terapeutico.
A che punto siamo in Italia?
In Italia sono diverse le proposte di legge che nel corso degli anni sono state depositate in Parlamento ma, attualmente, l’eutanasia non è legale. Però sono diversi i cosiddetti “diritti del fine vita” che vengono riconosciuti. Innanzitutto è possibile ricorrere alle cure palliative per i pazienti in fase terminale di ogni malattia cronica ed evolutiva. Queste ultime hanno lo scopo di assicurare al malato la massima qualità di vita possibile, nel rispetto della sua volontà, aiutandolo a vivere al meglio la fase terminale della malattia ed accompagnandolo verso la morte.All’interno del quadro normativo italiano è anche presente la legge 219/2017 che dà la possibilità al malato di rifiutare o sospendere qualsiasi terapia (comprese quelle salvavita). Inoltre vi sono anche le disposizioni anticipate di trattamento (DAT) attraverso le quali ogni persona maggiorenne e capace di intendere e volere può lasciare delle proprie indicazioni ai medici circa i trattamenti sanitari che in futuro vorrà accettare o rifiutare nel momento in cui si trovasse in una condizione di malattia giudicata irreversibile. All’interno delle DAT, conosciute come testamento biologico, è possibile indicare anche una persona che dovrà assicurare il rispetto delle volontà indicate.
Paolo Di Falco