
Il ricorso – depositato lo scorso 2 settembre presso la sezione civile del tribunale di Milano – mira al riconoscimento della firma digitale e alla riammissione della lista alla prossima tornata elettorale.
Il poco tempo a disposizione per la presentazione di liste e candidati ha infatti compromesso i partiti minori, molti dei quali esclusi dalle elezioni.
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Poco tempo per la raccolta delle firme: le liste minori escluse dalle elezioni
In Italia la legge che regola la modalità di presentazione delle liste è giudicata come obsoleta dalle Nazioni Unite e risale a 50 anni fa. La ricerca delle firme necessarie a validare una lista elettorale è infatti spesso un affare complicato: le firme vanno raccolte a mano e autenticate, al momento della firma, da un pubblico ufficiale presente sul posto. Un contesto che ha pregiudicato la corsa dei partiti minori, che avrebbero dovuto raccogliere 36.750 firme per la Camera, e 19.500 per il Senato, in appena tre settimane, per poter prendere parte alle elezioni del 25 settembre. Discorso differente per i ”i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021” per cui l'obbligo non era vigente.
Il ricorso di Marco Cappato
Da qui nasce la protesta di “Referendum e Democrazia”, che si unisce alla denuncia dell'Associazione “Luca Coscioni” circa la bontà della firma digitale. “Siamo di fronte a un ricatto istituzionale fondato però su ritardi e omissioni del governo stesso che fa pendere sulla testa del giudice del Tribunale di Milano la responsabilità dello spostamento delle elezioni – ha spiegato Marco Cappato in una conferenza stampa convocata nella giornata di ieri a Milano - se questo dovesse accadere sarebbe solo conseguenza dell'inerzia del governo stesso: se fosse intervenuto prima non ci sarebbe stato alcun rischio”.In caso di accoglimento dell'istanza da parte del giudice civile, l'ipotesi di uno slittamento del voto di domenica non sarebbe più così remota. ”Non siamo stati noi a scegliere la data dell'udienza – precisa Cappato - avremmo preferito che il tema fosse trattato direttamente quando abbiamo contestato la nostra esclusione al momento del deposito delle firme, avremmo voluto che il governo ci ascoltasse quando il 25 luglio abbiamo chiesto un intervento per riconoscere la validità delle firme digitali” conclude Cappato.