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proposte partiti scuolaA meno di un mese dalle elezioni politiche 2022 la campagna elettorale dei partiti entra nel vivo. Negli ultimi giorni le diverse aree politiche hanno infatti presentato i loro programmi in vista delle elezioni politiche 2022.


Tra le proposte, quelle sulla scuola abbracciano i temi che hanno creato dibattito e polemiche negli ultimi due anni. Dall'abolizione del precariato all'estensione dell'obbligo scolastico, passando per la valorizzazione delle scuole tecniche e professionali e il ridimensionamento delle classi pollaio: misure sì attese ma particolarmente gravose – dal punto di vista economico – per lo Stato. Vediamo allora insieme le proposte dei partiti per l'istruzione, nel tentativo di delineare un quadro generale e farci un'idea in vista del prossimo 25 settembre.

Le proposte del Centro-Sinistra: obbligo gratuito scuola primaria e tempo pieno nelle scuole del Sud

Nello schieramento di centro-sinistra guidato da Enrico Letta, il tema dello Ius Scholae trova ampio spazio. L'idea di donare la cittadinanza italiana agli studenti figli di stranieri che studiano nelle nostre scuole è il cavallo di battaglia dell'area democratica per quanto riguarda la scuola. A questa si aggiunge poi la proposta di portare i livelli di tempo pieno nelle scuole primarie del Mezzogiorno a quelli medi delle scuole del Centro-Nord. Nonostante infatti al momento il 38,1% delle classi di scuola primaria sia già a tempo pieno, vi sono percentuali diverse tra Centro-Nord (49%) e Mezzogiorno (21%). Una misura questa - come riporta il portale "Tuttoscuola" - che incrementerebbe la spesa annua al Sud per il personale scolastico di 216 milioni di euro, mentre a carico dei Comuni la spesa complessiva iniziale sarebbe di circa un miliardo e 900 milioni, tenendo in considerazione l'aumento dei costi per il servizio mensa e il trasporto scolastico.

Altra misura necessaria secondo l'area dem, ma altrettanto dispendiosa, è l'obbligo scolastico gratuito. Per combattere la dispersione scolastica della scuola primaria, il segretario Letta propone una misura che porterebbe alla scolarizzazione di circa di 150mila bambini in aggiunta all'attuale 1.200.000 censito dall'Istat. Si renderà quindi necessario un incremento dell'organico docenti di oltre 8.700 unità. Per lo Stato ciò significherebbe sostenere un costo lordo di circa 279 milioni di euro annui. Ma se sommiamo questa proposta alla precedente, l'onere economico che andrà a pesare sulle spalle dello Stato per un totale di 3 miliardi e 616 milioni di euro.

A queste si aggiunge la proposta di istituire ‘aree di priorità educativa’ nelle aree marginali con i più alti tassi di abbandono e di povertà, inviandovi docenti “appositamente formati e valorizzati in modo che gli studenti siano seguiti meglio e con piani educativi personalizzati”. Ai docenti viene invece promessa opportunità di crescita professionale con formazione costante durante il servizio. Infine l'alleanza Verdi-Sinistra, facente parte della coalizione, piomba sulle classi pollaio proponendo un numero massimo di 15 alunni per classe con un rispettivo aumento di spesa di circa 8 miliardi e il non semplice nodo di nuovi spazi da ricercare.

Le proposte del Terzo Polo: obbligo scolastico fino ai 18 anni e riduzione precariato docenti

La coalizione di Carlo Calenda e Matteo Renzi segue la scia del Partito Democratico proponendo la generalizzazione del tempo pieno nella scuola primaria a livello nazionale, e non solo nel Sud quindi. Una misura che necessiterebbe di 39mila nuovi docenti, di cui poco più di 18.800 nel Mezzogiorno, quasi 14mila al Nord e poco più di 6mila nelle regioni dell’Italia centrale. Tradotto in termini economici, la proposta implicherebbe una cifra complessiva di 1 miliardo e 269 milioni per adeguare l'intero personale scolastico al tempo pieno. Stando a quanto riporta "Tuttoscuola", per i Comuni la misura porterebbe ad un incremento dei costi sia per la mensa – più 4 miliardi e 759 milioni all’anno - sia per il trasporto scolastico – con un aumento di 395 milioni annui.

Altro nodo cruciale per lo schieramento Azione-Italia Viva è la riduzione del precariato dei docenti. Nel 2020-21 i docenti precari sono stati 212.407, per una percentuale che sfiora il 70%. Stabilizzare queste risorse comporterebbe una spesa complessiva di 823 milioni di euro annui iniziali. Anche le classi pollaio sono nel mirino di Calenda e Renzi. Qui la proposta è chiara: ridurre il numero di alunni nelle classi delle Aree di crisi sociale. A queste si aggiunge la proposta di obbligo scolastico dai 16 ai 18 anni riducendo la durata degli studi da 13 a 12 anni e la riforma degli istituti professionali sul modello degli ITS con docenti che vengono dalle imprese.

Le proposte del Centro-Destra: abolizione precariato e bonus scolastici

Se Azione e Italia Viva propongono una riduzione del precariato, il centro-destra di Salvini, Meloni e Berlusconi ne idealizza la totale abolizione. Tuttavia – come anticipato – si tratta di una misura particolarmente dispendiosa per lo Stato che dovrebbe sborsare circa 1 miliardo tenendo in considerazione i docenti precari delle scuole primarie e secondarie di I e II grado. Spesa in aumento se considerati eventuali scatti di anzianità. A questa si aggiungono le già note proposte della valorizzazione dei percorsi tecnici e professionali e della messa in sicurezza degli edifici scolastici, e quella più recente di assegnare un “buono scuola” alle famiglie per facilitare l'iscrizione alle scuole paritarie e private.

Le proposte del Movimento 5 Stelle: scuola dei mestieri e educazione sessuale nelle scuole

Nonostante le classi pollaio fossero uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle, nel programma del partito capeggiato da Giuseppe Conte non vi sono riferimenti in merito. Al loro posto, i “pentastellati” puntano ad un adeguamento degli stipendi degli insegnanti e ad una “scuola dei mestieri” che possa valorizzare l'artigianato italiano. Nel programma emerge poi una certa attenzione alla sfera psicologica degli studenti, proponendo un potenziamento degli sportelli di ascolto e puntando sull'educazione sessuale nelle scuole. E, a riprova di come il M5S ruoti intorno all'area di sinistra, anche Giuseppe Conte annuncia la battaglia sullo Ius Scholae.