
Andiamo a vedere chi era Hadis e cosa ha scatenato le proteste contro il governo iraniano dell'ayatollah Khamenei e la sua "polizia morale".
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La morte di Mahsa Amini per non aver indossato correttamente il velo
Le proteste in cui ha perso la vita anche la ventenne Hadis Najafi sono nate dopo la morte, nella seconda settimana di settembre, della ventiduenne Mahsa Amini avvenuta dopo il suo arresto da parte della polizia morale per "abbigliamento inadeguato" visto che, secondo le ricostruzioni, sarebbe stata accusata di non indossare il velo correttamente. Stando alle dichiarazioni degli agenti la giovane si sarebbe sentita male mentre aspettava insieme ad altre donne trattenute per la stessa motivazione ma il padre ha spiegato più volte che la figlia non aveva problemi di salute e che sul suo corpo c'erano delle contusioni alle gambe accusando apertamente la polizia di averla uccisa.Ad avvalorare la sua tesi c'è anche, come riporta il Guardian, una Tac della testa della giovane che ha mostrato una frattura ossea, un'emorragia e un edema cerebrale, confermando apparentemente che sarebbe morta a causa di un colpo al cranio. Il presidente iraniano Ebrahim Raisi, colui che ha inasprito la rigida applicazione della legge sul velo, ha parlato con la famiglia di Amini dicendo:"Vostra figlia è come mia figlia e sento che questo incidente è accaduto a uno dei miei cari. Vi prego di accettare le mie condoglianze" ma a nulla sono servite le sue parole viste le proteste che dal 17 settembre stanno scuotendo l'Iran.
Il gesto di Hadis Najafi e la dura repressione delle proteste
A perdere la vita è stata anche Hadis Najafi, ragazza ventenne che era diventata il simbolo delle proteste per il suo video diventato virale dove la si vedeva legarsi i capelli biondi con un elastico, senza il velo, prima di scendere in piazza. Un gesto così banale che Hadis ha pagato con la vita: le vittime della dura repressione delle proteste in cui la polizia starebbe sparando ad altezza d'uomo sono una cinquantina tra cui, secondo Amnesty International, anche quattro bambini.Accanto alle donne, in segno di solidarietà molti sono anche gli uomini e gli studenti che reagiscono all'oppressione tagliandosi barba e capelli. Tra questi c'è anche Ali Karimi, ex capitano della nazionale di calcio iraniana e attualmente ricercato dalla Guardie della Rivoluzione in quanto ha aderito alla causa sensibilizzando i suoi 11,6 milioni di follower su Istagram dove ha scritto:"I nostri figli stanno morendo mentre i figli dei funzionari del regime lasciano l'Iran, ma chi resta rischia la morte".
A intervenire è stato anche l'Unione popolare dell'Iran islamico, principale partito riformista iraniano non al potere, che ha esortato lo Stato a revocare "la legge sull'hijab obbligatorio". La formazione politica chiede anche a gran voce che la Repubblica islamica annunci "ufficialmente la fine delle attività della polizia morale" e "autorizzi manifestazioni pacifiche".
Paolo Di Falco