
E infatti, il nome stesso è un gioco di parole tra "Nobel" e "ignobile". Nell’edizione 2022 tra i vincitori figurano anche ricercatori italiani dell'Università di Catania che hanno spiegato perché il successo il più delle volte non va ai più talentuosi, ma ai più fortunati.
-
Leggi anche:
- Samantha Cristoforetti, che scuola ha fatto e qual è la sua laurea?
- Quando inizia X Factor 2022, dove vederlo e le novità di questa edizione
- Quando inizia Il Collegio 7: data, orari e dove vederlo in Tv e in streaming
- Raffaella Carrà sarà sulle monete da due euro
Premio IgNobel 2022: tra i vincitori anche ricercatori italiani
“Talent vs. Luck: The Role of Randomness in Success and Failure” questo il nome della ricerca di Alessandro Pluchino, Alessio Emanuele Biondo e Andrea Rapisarda valsa uno dei premi IgNobel 2022.I ricercatori etnei, come riporta La Sicilia, nel corso della cerimonia avvenuta in streaming a causa del covid-19 (di solito è ospitata nel prestigioso Sanders Teather della Harvard University di Boston), dopo aver ricevuto il riconoscimento, hanno illustrato con un breve video il loro studio che sin da subito aveva ricevuto una notevole visibilità internazionale. Era infatti comparso e ripreso da prestigiose testate internazionali quali il MIT Technology Review, Scientific American, Sunday Times, Die Welt, Forbes e The Irish Times.
“I risultati di questa ricerca tutta catanese potrebbero sembrare a prima vista paradossali, ma, pensandoci un po’ su, inducono a riflessioni più profonde e interessanti - hanno spiegato i ricercatori siciliani -. Attraverso un modello matematico ad agenti, simulato numericamente al computer, è stato quantificato il ruolo del caso nel raggiungimento del successo di un certo numero di persone dotate di un talento distribuito secondo una legge a campana, come del resto è quello del quoziente di intelligenza. Attraverso una dinamica molto semplice e intuitiva, abbiamo verificato come degli agenti, dotati anche di un capitale iniziale uguale per tutti, in seguito a incontri casuali con eventi positivi (che fanno raddoppiare il capitale di ognuno con una probabilità proporzionale al proprio talento) e negativi (che fanno dimezzare il proprio capitale) riescono a riprodurre la famosa legge di Pareto, per cui il 20% della popolazione possiede l’80% della ricchezza totale. Ma il risultato più interessante è stato che quasi sempre le persone che raggiungono il maggiore successo, nell’arco di una carriera di 40 anni, non sono quasi mai le persone più di talento, ma solo quelle più fortunate e con un talento poco sopra la media”.
Gli studiosi quindi hanno continuato a illustrare: “Come dire che il talento è necessario, ma non sufficiente per avere successo. Qualcosa che del resto vediamo ogni giorno intorno a noi, nonostante si cerchi sempre di premiare i più meritevoli. Il nostro lavoro ha analizzato anche varie strategie che ridistribuiscono periodicamente delle risorse durante i 40 anni di attività e il risultato che viene fuori in maniera molto netta è che dare risorse solo a chi nel passato ha avuto più successo, premiare la cosiddetta “eccellenza” (il top 10% o 20%), non è la migliore strategia per far emergere le persone più di talento, proprio perché queste potrebbero essere state solo più fortunate”.
“Bisogna allora ridistribuire periodicamente risorse un po’ a tutti in maniera casuale o uniforme, anche dando poco. Solo così è possibile far emergere le persone e le idee migliori. Questo può essere più rischioso, ma è sicuramente la strategia vincente, come del resto dimostrato dalla politica di finanziamento della ricerca in Israele e come sta accadendo anche in Germania e Danimarca” hanno quindi concluso i ricercatori.