
Oltre ad essere un grande giornalista, da tutti ammirato e stimato, Scalfari è stato anche un curioso della vita in tutte le sue declinazioni.
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Gli esordi da giornalista e L'Espresso
Compagno di banco dello scrittore Italo Calvino, Eugenio Scalfari è nato a Civitavecchia nel 1924 e il suo debutto giornalistico inizia negli anni Quaranta. Arriverà a Milano negli anni '50 e affiancherà Arrigo Benedetti, grande maestro di giornalismo e scrittore oltre che partigiano italiano, nella fondazione del settimanale L'Espresso che dirigerà a partire dal 1963.Come ha scritto lo stesso Scalfari nel suo editoriale con cui prese inizio la sua direzione, L'Espesso era nato non solo "per affermare la possibilità ed anzi la necessità d'una politica diversa da quella tradizionale. Al di là d'un programma politico ci fu il tentativo di comprendere la realtà fuori da ogni pregiudizio e da ogni interesse particolare, rivelandone obiettivamente tutti gli aspetti, fossero essi piacevoli o spiacevoli, edificanti o miserabili".
Sotto la sua direzione L'Espresso raggiungerà un grandissimo successo: tante le inchieste importanti pubblicate come quella fatta dallo stesso Eugenio con Lino Jannuzzi dove venne raccontato il tentativo di colpo di stato passato alle cronache come "Piano Solo" dove i due tirarono in ballo il comandante dell’Arma Giovanni De Lorenzo e per cui, con la complicità del segreto di Stato, scattarono le condanne a 15 e 14 mesi. Proprio per evirare l'esecuzione della pena nel 1968 Scalfari fu eletto nelle file socialiste insieme a un trentaquattrenne milanese di cui si sentirà molto parlare, Bettino Craxi.
L'esperienza politica e la fondazione di Repubblica
L'esperienza da deputato però, come ricorderà in seguito, non gli piacque molto:"A Montecitorio mi annoiai mortalmente" e per questo dopo il 1972 non si ricandiderà alle nuove elezioni. Nel frattempo matura una nuova idea di politica e per affermarla sente il bisogno di un giornale: da qui nascerà Repubblica in quanto "il peso del giornale equivale a quello d’un partito importante, sia pure molto sui generis". Il quotidiano nasce il 14 gennaio 1976 ma non fu subito un successo visto che nell'agosto dello stesso anno vendette appena 70mila copie.Il successo arriverà con lo scandalo della P2 di Licio Gelli, un'associazione a delinquere e loggia della massoneria italiana aderente al Grande Oriente d'Italia, che travolgerà il Corriere della Sera. Da qui inizia il decollo di Repubblica che quadruplicherà le vendite in pochi mesi e ospiterà molte firme del Corriere, da Enzo Biagi e Alberto Ronchey. Il tempo passa e sull'ondata del successo del quotidiano, alla fine degli anni Ottanta l'imprenditore Carlo De Benedetti comprerà l’intero pacchetto azionario del giornale da Carlo Caracciolo e dallo stesso Scalfari.
Così Repubblica e L'Espresso entrano in Mondadori di cui De Benedetti punterà a diventare azionista di riferimento ma, quest'ultimo, non aveva fatto i conti con un altro imprenditore, Silvio Berlusconi che vincerà la contesa. Da qui inizierà un lungo contenzioso che, attraverso la mediazione politica di Giulio Andreotti, si concluderà due anni dopo con la spartizione dell’impero editoriale: i libri e i periodici resteranno alla Fininvest mentre le due testate fondate da Scalfari e i quotidiani locali andranno a De Benedetti. Scalfari continuerà a dirigere il quotidiano fino al 1996 quando passerà le redini ad un altro giornalista molto importante all'interno del panorama italiano, Ezio Mauro.
Eugenio Scalfari e i suoi libri
"Sono sempre la stessa persona, ma un conto è il linguaggio del giornalista e un conto è il linguaggio dello scrittore, quando non prosegue nei libri i temi del suo giornalismo. Molto spesso gli scrittori giornalisti proseguono nel libro le inchieste, i modi di vedere la situazione politica, cioè fanno libri politici. Anch’io ne ho fatti, ma da quando ho seguito altri temi il linguaggio che ho usato come scrittore non stato è quello che uso come giornalista. Non perché così decido io, ma perché mi viene necessariamente così, mi occupo di altre cose…".A pronunciare queste parole lo stesso Eugenio Scalfari che, oltre ad essere un brillante giornalista, era anche uno scrittore che nei suoi lavori, così come nelle sue conversazione con Papa Francesco, si è molto interrogato sul senso della vita all'interno di libri a carattere filosofico come "Incontro con Io", "Alla ricerca della morale perduta", "L’uomo che non credeva in Dio", "Per l’alto mare aperto", "Scuote l’anima mia Eros" e da ultimo "Dialogo tra credenti e non credenti”, una conversazione con Papa Francesco sui temi della laicità e della fede.
Paolo Di Falco