
Un bambino di 11 anni si è lanciato nel vuoto nella notte tra martedì 29 e mercoledì 30 settembre a Napoli. Lo shock di genitori, amici e parenti è stato davvero grande, quando hanno scoperto che il giovane ragazzo ha scelto di togliersi la vita lanciandosi dal decimo piano della sua abitazione.
Gli inquirenti indagano senza sosta per far luce su questa drammatica vicenda: scopriamo le prime indiscrezioni in merito.
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Si butta dal balcone: perde la vita a 11 anni
Prima di compiere il fatale gesto, l’undicenne avrebbe scritto un messaggio da lasciare ai genitori, poche parole, tra cui le scuse per ciò che stava per compiere, infine uno strano riferimento che ha fatto sgranare gli occhi agli investigatori. Infatti all’interno del messaggio il giovane ha parlato di un "uomo nero" non meglio definito, che in qualche modo potrebbe aver determinato il salto dalla finestra di casa sua, dal decimo piano del palazzo in cui abitava, a Napoli. Una figura che, a detta degli investigatori, potrebbe aver manipolato l’undicenne o lo avrebbe potuto terrorizzare a tal punto da spingerlo al suicidio. Proprio per queste strane circostanze, la Procura di Napoli ha aperto un'inchiesta, e si sta indagando per istigazione al suicidio. In questa brutta vicenda, potrebbe infatti avere avuto un ruolo una "challenge" social, del tipo "Jonathan Galindo", "Blue Whale"" o "Momo", che hanno in comune sfide pericolose che possono portare all'autolesionismo.
Challenge Jonathan Galindo, cos'è e perché se ne sta parlando
La tragica morte del ragazzo di 11 anni di Napoli potrebbe essere quindi scaturita da un “gioco” in perfetto stile Jonathan Galindo, una delle challenge di cui abbiamo accennato. Ma esattamente chi o cosa dovrebbe essere Jonathan Galindo? Jonathan Galindo è un fenomeno molto conosciuto negli Stati Uniti, arrivato poi in Europa prima in Spagna e Germania e ora si pensa possa essere approdato in Italia. L'immagine è riconducibile a una maschera inquietante che ricrea le fattezze del personaggio Disney di Pippo.
Partendo dal presupposto che Jonathan Galindo non esiste, ma che i profili e gli account sono solo una serie di falsi profili gestiti da persone non meglio conosciute che si pensa provino piacere e divertimento nel veder soffrire, ingannare e addirittura morire giovani influenzabili, il gioco in questione è semplice: se accetti la richiesta di amicizia, solitamente fatta a giovanissimi, ti viene inviato, tramite messaggistica, un link che ti propone di entrare in un gioco nel quale vengono proposte delle sfide e prove di coraggio fino ad arrivare all’autolesionismo, o peggio, alla morte. Il caso del bambino di 11 anni di Napoli potrebbe ricordare queste dinamiche soprattutto perché nel messaggio di addio lasciato dal giovane l’undicenne avrebbe fatto intendere che la sua scelta era stata decisa, o almeno condizionata, "dall’uomo col cappuccio". Tuttavia le indagini sono ancora in corso, quindi si dovrà aspettare una risposta dagli inquirenti.
Lucilla Tomassi