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parola chiave dell’articoloSono trascorsi 45 anni esatti dal rapimento dell'Onorevole Aldo Moro, all'epoca Presidente della Democrazia Cristiana. Erano le 09:00 del 16 marzo 1978 quando un commando delle Brigate Rosse, composto da 19 persone, sequestrò il parlamentare in via Fani a Roma, uccidendo tutta la sua scorta.

fonte foto: via OcchioNotizie

Dopo 55 giorni, il corpo di Aldo Moro fu rinvenuto in via Caetani all'interno di un'auto: un evento che fu uno spartiacque importante per il nostro Paese. Con la morte dell'Onorevole infatti, il famigerato 'compromesso storico' finì nel dimenticatoio, e con esso ogni possibilità di collaborazione tra destra e sinistra.

Chi era Aldo Moro

Aldo Moro, pugliese di origine, era laureato in Giurisprudenza e fu tra i fondatori dell'ormai dissolto partito della Democrazia Cristiana. Nel 1946 Moro prese parte all'Assemblea Costituente, partecipando attivamente alla redazione della Costituzione repubblicana. La sua fu una carriera politica ricca di traguardi: fu Presidente del Consiglio per 5 mandati (nei periodi tra il 1963 e il 1968 e tra il 1974 e il 1976), Presidente del Consiglio europeo (nel 1975), 2 volte Ministro degli Esteri, Ministro dell’Istruzione e della Giustizia, nonché segretario e presidente della Democrazia Cristiana. Nei suoi ultimi anni ricoprì la carica di Professore Ordinario di Diritto presso 'La Sapienza' di Roma: i suoi studenti lo ricordano come un uomo appassionato, preparato e attento agli studenti. Sul fronte politico era un 'visionario' per i suoi tempi: Moro era infatti convinto della necessità di un programma comune tra destra e sinistra per mettere a segno tutte le riforme più importanti del Paese.

L'uomo del compromesso

Non fu quindi un caso che nel suo primo governo, nel 1963, trovarono ampio spazio alcuni esponenti del Partito Socialista. In seguito, a partire da agli anni '70, si spinse più in là, aprendo al dialogo anche con il Partito Comunista, fino al “compromesso storico” del 1973: un patto che mirava a portare i comunisti al Governo. L'operato di Aldo Moro generò diversi malumori all'interno della Democrazia Cristiana, e la vicinanza con quelli che storicamente erano 'nemici politici' favorì la nascita di correnti interne al partito che portarono al suo annientamento. Il giorno del suo rapimento, Moro si stava dirigendo in Parlamento proprio per votare la fiducia al nuovo Governo – guidato da Giulio Andreotti – al cui interno erano presenti anche esponenti della sinistra comunista. La stagione del compromesso storico finì con la morte di Aldo Moro: fu un esperimento iniziato ma mai concluso.
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