
Significa che abbiamo già sfruttato tutte le ricchezze che la Terra ci mette a disposizione nell'arco di un anno. Nessuno stupore, in mezzo secolo lo stile di vita dell'uomo ha superato le aspettative, contribuendo però ad affossare le condizioni del pianeta. Sì perché nel 1970 la data dell' Overshoot Day era fissata addirittura a fine anno, il 29 dicembre. In 50 anni i consumi eccessivi e lo sfruttamento delle risorse hanno influito drasticamente su queste date.
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Overshoot Day: in Qatar risorse finite già a febbraio, in Italia a maggio
Il calcolo del sovrasfruttamento della Terra viene fatto partendo dalla domanda della popolazione e dall'offerta delle risorse e i servizi ecosistemici che il Pianeta rigenera e organizza in un intero anno. Sulla base di questi dati, in seguito, si calcola la media secondo cui l'umanità arriverà a bruciare tutte le risorse del pianeta. Una data che cambia quindi anche di Paese in Paese. Da noi, ad esempio, l'Overshoot Day è stato lo scorso 15 maggio; in Qatar il 10 febbraio ( si tratta del primo Paese a consumare tutte le sue risorse). A fare il resto, la crisi climatica e l'inquinamento atmosferico, con tutte le conseguenze che ne derivano per le biodiversità, i suoli e gli oceani.
Come posticipare la data dell' Overshoot Day?
In mezzo a tante cattive notizie, ce n'è una buona. Come fa notare il Global Footprint Network, l'organizzazione che calcola la data dell'Overshoot Day, ci sono sempre più soluzioni per migliorare le condizioni del globo e per provare a posticipare la fine delle risorse ambientali. Ecco perché è stato lanciato l'hashtag #MoveTheDate come focus di quest'anno. Uno slogan che vuole ricordare "l'immenso potere della possibilità delle tante soluzioni esistenti" per spostare la data più avanti: in cinque aree chiave (Pianeta sano, città, energia, cibo e popolazione).Per metterlo in pratica occorre partire dal principio. E cioè dai comportamenti individuali, come per esempio scegliere vacanze più vicine a casa sino a sistemi efficienti per cucinare nelle proprie abitazioni. E poi, partecipare a progetti di economia circolare, riuso e riciclo fino a, semplicemente, provare a implementare le abitudini del 'mangiare locale'. Passando poi per i processi produttivi, in particolare quelli che operano a stretto contatto con la natura. Nel campo dell'alimentazione, ad esempio, si può avere un minore impatto nell'agricoltura, nel comparto lattiero-caseario, negli allevamenti. Prendendo magari ad esempio i sistemi e le tecniche delle popolazione indigene. E ancora, pensiamo al miglioramento delle diete (più vegetali e a base di legumi) nelle scuole, alle coltivazioni locali e a chilometro zero sino a impegni contro gli sprechi alimentari: sono diversi i modi per ridurre la nostra impronta sul pianeta.