
Al momento risultano essere 6 le vittime, 9 i feriti e 17 i dispersi a causa del crollo di un seracco, un imponente blocco di ghiaccio, sulla Marmolada che, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe generato una valanga che ha avrebbe travolto due cordate di alpinisti con le loro guide. Tale distacco, secondo le prime informazioni del Soccorso Alpino, si sarebbe verificato nei pressi di Punta Rocca lungo l’itinerario di salita della via normale per raggiungere la vetta.
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Il crollo del seracco e le cause
Stando alle ricostruzioni dei tecnici del Soccorso Alpino sulla tragedia che si è consumata nella Marmolada,un gruppo montuoso delle Alpi orientali che si trova al confine tra la provincia di Trento e la provincia di Belluno, il seracco di ghiaccio è sceso a valle con una velocità di 300 chilometri l'ora travolgendo tutto quello che ha incontrato. Dalla mappatura dell'aere si è inoltre appreso che una parte consistente del ghiacciaio è ancora attaccata alla montagna.
A venire giù è stata proprio una parte della cima della Marmolada: il crollo si è verificato attorno ai 3 mila metri, 300 metri sotto la vetta, mentre le ricerche si sono concentrate ad una quota più bassa, tra i 2.500 e i 2.800 metri. A confermare che la tragedia della Marmolada è avvenuta a causa del distacco del seracco è stato anche il glaciologo del Cnr Renato Colucci che ha dichiarato:"C'è stata cioè la frattura con relativo scorrimento verso valle, di un grosso pezzo di ghiacciaio, nei pressi della cima della Marmolada".
La frattura è dovuta "a diverse cause, una di lungo periodo e due di breve periodo. Quella di lungo periodo è ascrivibile al riscaldamento globale, al fatto cioè che il ghiacciaio si sta riducendo e quindi è sempre più fragile". A questo si aggiunge "il fatto che quest’anno ha nevicato poco, quindi c’è poca neve residua che protegge il ghiacciaio dal caldo estivo, ma soprattutto che sono settimane e settimane nel corso delle quali abbiamo registrato valori di temperatura straordinariamente elevati, molto al di sopra delle medie normali di giugno e luglio".
Il crollo si poteva prevedere?
Mentre il procuratore di Trento Sandro Raimondi sulla vicenda ha aperto un fascicolo per disastro colposo per verificare se è davvero solo colpa del clima o c’è anche qualche responsabilità umana, il geologo Mario Tozzi su La Stampa ha spiegato che:"È sempre il cambiamento climatico che ci sta mostrando le sue diverse facce. Da un lato la siccità oltre ogni memoria che si registra nella Valle del Po, le ondate di calore nelle aree urbane, la mancanza di piogge, dall’altro la fusione accelerata di nevi e ghiacci che ha portato già all’estinzione del ghiacciaio più meridionale d’Europa (il Calderone, al Gran Sasso d’Italia) e porterà, nei prossimi anni, alla fine di quelli alpini".Dall'altro lato il climatologo Luca Mercalli su Il Fatto Quotidiano ha aggiunto che:" Prevedere con precisione luogo e modalità di un simile evento non era possibile. Certamente lo stato critico di tutti i ghiacciai per la carenza di neve e il caldo anomalo costituivano elementi di ulteriore prudenza per gli alpinisti, ma si sarebbero dovuti chiudere i ghiacciai di tutte le Alpi, dalla Francia all’Austria, a scopo preventivo. Un provvedimento irrealistico".
Le ricerche dei dispersi e le vittime
Stando al bilancio provvisorio le vittime sarebbero 6, 9 feriti e 17 i dispersi. Tra le vittime ci sarebbero tre italiani tra cui due guide alpine originarie, rispettivamente, della provincia di Vicenza e di Treviso.Fra i dispersi invece ci sarebbero quattro alpinisti vicentini: tre escursionisti, appartenenti alla sezione Cai di Malo, e una guida.I vigili del fuoco hanno presidiato tutta la notte con i droni la zona. A condizionare l'intervento dei soccorritori sono le condizioni meteorologiche: il freddo e le basse temperature, infatti, sono fondamentali per garantire un minimo di sicurezza alle operazioni visto che sulla montagna è rimasta un'enorme quantità di ghiaccio pericolante.
Paolo Di Falco