
Ecco perché quotidianamente circa mezzo milione di persone tentava in ogni modo di passare il confine, in cerca di una vita più dignitosa dall'altra parte della cortina di ferro. E fu proprio in questi stessi giorni, nel 1961, che le autorità della RDT annunciarono la costruzione di un'opera, ancora oggi simbolo di oppressione: il muro di Berlino.
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La Repubblica Democratica Tedesca avvia la costruzione del muro
Solo nel 1960 circa 200.000 persone si trasferirono stabilmente nell’Ovest. Così il 12 agosto 1961 il Consiglio dei Ministri della Repubblica Federale Tedesca dichiarò che: “Per impedire le attività ostili delle forze revansciste e militariste della Germania Occidentale e di Berlino Ovest verrà introdotto al confine della Repubblica Democratica Tedesca – compresi i confini dei settori occidentali di Grande Berlino – un controllo pari a quello consueto ai confini di ogni stato sovrano”. In quell'occasione, il Consiglio dei Ministri si guardò però bene dal precisare che la misura si rivolgeva in primo luogo alla popolazione, a cui in futuro sarebbe stato proibito di varcare il confine.Così nelle prime ore del mattino del 13 agosto 1961, i militari iniziarono ad eregere sbarramenti provvisori sul confine verso Berlino Ovest, togliendo allo stesso tempo diversi tratti di pavimentazione stradale per interromperne la circolazione. Sul posto vennero poi innalzate delle torrette di guardia, presidiate giorno e notte dai militare della RDT. Col passare del tempo gli sbarramenti vennero sostituiti da un muro di lastre di cemento e blocchi forati costruito dai lavoratori edili di Berlino Est. Nel progetto di costruzione vi finirono di mezzo perfino le abitazioni dei civili, quelle cioè poste sul confine che poggiavano sul suolo di entrambe le città. Ad esempio, in Bernauer Straße, dove i marciapiedi appartenevano al distretto di 'Wedding' (Berlino Ovest), e la fila di edifici a sud apparteneva invece al distretto di 'Mitte' (Berlino Est), il governo della RDT fece murare le entrate e le finestre delle case. Si trattò, in molti casi, di un vero e proprio sfratto.
Il muro della tensione
La nuova 'realtà' voluta dalla RDT prese piede rapidamente, sancendo un cambio di vita radicale per tutti coloro che erano rimasti nell'Est della città. Di conseguenze, si aggravarono ulteriormente i rapporti, già non particolarmente idilliaci, tra la RDT e la Repubblica Federale Tedesca. Non mancarono momenti di tensione, come quando i soldati di frontiera della RDT tentarono di controllare i rappresentanti degli alleati occidentali in visita a Berlino Est. Un atto intollerabile per gli americani che infrangeva il diritto alla piena mobilità delle persone. Ne nacque un acceso diverbio che culminò con lo schieramento dei militari da ambo i lati: una situazione che oggi la storiografia giudica come potenzialmente pericolosa. Dopo 16 ore di tensione, attraverso un’iniziativa diplomatica del presidente degli Stati Uniti Kennedy, il capo dello Stato sovietico e del partito Nikita Cruschow aveva dato il suo benestare.In seguito all'episodio, gli impianti di sbarramento crebbero sempre di più, in proporzione al potenziamento del sistema di controllo. Il muro, almeno per la parte interna alla città, arrivò ad una lunghezza di 43 chilometri. Mentre la parte degli impianti di sbarramento che separava ermeticamente il resto della RDT al confine con la Repubblica Federale Tedesca, aveva una lunghezza di 111,9 chilometri. Tutto ciò non fece desistere i cittadini che ceracavano a tutti i costi di fuggire da quello che fu a tutti gli effetti un regime: più di 600 persone furono uccise dal fuoco dei soldati delle truppe di frontiera della RDT, oppure morirono nel corso del tentativo di fuga. Tra il 1961 e il 1989 si contano almeno 140 vittime giustiziate nei pressi del muro.