
Dal 2026 la Maturità riprende la sua storica denominazione, abbandonando il più tecnico “esame di Stato”. Ma insieme al ritorno alle origini arriva anche una serie di modifiche sostanziali, destinate a riscrivere il rito di passaggio più temuto dagli studenti italiani.
Dal colloquio orale alle commissioni, dai punteggi alle date, la riforma approvata a settembre dal Consiglio dei Ministri segna una virata decisa verso una Maturità più formativa e meno formale: un banco di prova che punta a valutare lo sviluppo integrale dello studente, dentro e fuori la scuola.
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Novità Maturità 2026: un orale obbligatorio e più circoscritto
La vera rivoluzione parte da qui: il colloquio diventa obbligatorio. Chi non si presenta o resta in silenzio senza giustificazioni dovrà ripetere l’anno. Un cambio di passo fortemente voluto dal numero uno del Ministero dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che archivia la stagione della “scena muta” e riporta il dialogo con la commissione al centro della prova.
Okay, ma non solo: la grande novità sta nel fatto che l’orale si concentrerà su quattro materie, individuate ogni anno dal MIM in base all’indirizzo di studi, e non più sui famigerati collegamenti interdisciplinari. La selezione delle materie avverrà presumibilmente verso la fine di gennaio, in concomitanza con l'uscita delle discipline oggetto della seconda prova.
Una stretta che rende, almeno nelle intenzioni, il colloquio più coerente con il percorso svolto. E, se vogliamo, anche più esigente: la preparazione dovrà essere ampia e allo stesso tempo mirata, argomentata, capace di intrecciare conoscenze e competenze trasversali in maniera più verticale. E in questa cornice, Educazione civica e PCTO assumono un peso nuovo, diventando parte integrante della valutazione. Ben più di prima.
Commissioni più snelle, compensi più alti
La riduzione delle materie coinvolte all’orale si riflette anche nella composizione delle commissioni d’esame. Dal 2026 saranno cinque membri invece di sette: due commissari esterni, due interni e un presidente. Un nuovo modello pensato per semplificare le procedure e – non da ultimo – per liberare risorse.
I fondi risparmiati serviranno infatti ad aumentare i compensi dei docenti impegnati negli esami. Una misura di efficienza che punta a rendere più sostenibile un apparato spesso percepito come pesante e costoso.
Addio allo spunto iniziale: più spazio ai percorsi scuola-lavoro
Scompare definitivamente lo spunto di avvio del colloquio, quella traccia iniziale che apriva la discussione e che, negli ultimi anni, era diventata terreno di polemica per la vaghezza e, soprattutto, per la casualità che governava la procedura. Al suo posto, più centralità ai Percorsi di formazione scuola-lavoro – nuova denominazione dei vecchi PCTO – che diventano elementi chiave nella valutazione finale.
Il colloquio, così, acquisirà anche la fisionomia di una prova di consapevolezza e maturità personale, in cui peseranno i comportamenti, l’autonomia e la capacità di argomentare.
Educazione civica torna in campo da protagonista
L’Educazione alla Costituzione, alla Cittadinanza e all’Ambiente conquista un ruolo stabile nella prova orale, diventando un criterio di valutazione a pieno titolo. Un segnale politico e culturale insieme, che rimette al centro i valori civici e ambientali come elementi del giudizio finale.
Diverso invece il destino delle prove INVALSI: i risultati non influiranno sul voto, ma compariranno nel curriculum dello studente in forma descrittiva, allegati al diploma solo dopo la pubblicazione degli esiti. La commissione, quindi, non potrà utilizzarli durante la valutazione. Ma questa non è una novità.
Punteggi e bonus: si stringe la forbice
La distribuzione dei punti resta invariata – 20 per ciascuna prova scritta, 20 per l’orale e 40 di credito scolastico – ma cambia la gestione dei bonus. La soglia massima scende da 5 a 3 punti aggiuntivi, assegnabili soltanto a chi totalizza almeno 97 punti. Insomma, un incentivo che premia l’eccellenza senza gonfiare artificiosamente i voti.
Nuova Maturità, nuove date
Infine, le date ufficiali si spostano: gli scritti si terranno giovedì 18 e venerdì 19 giugno 2026, segnando la fine del tradizionale mercoledì-giovedì d’esame e l’inizio di una nuova era per la Maturità.
Sembra un cambiamento da poco, giusto una formalità, ma le cose non stanno esattamente così. Sì, perché spostare di un giorno le date delle prove scritte comporta tutta una serie di mutamenti nella prassi: se prima gli orali cominciavano in molti casi già dal lunedì seguente, quest’anno probabilmente si assisterà a uno slittamento a valanga di tutte le procedure. Ma questa è solo un’ipotesi: staremo a vedere.