Francesco Bertoldi
Autore
Maturità 2026: pro e contro

Dal 2026 l’Esame di Stato torna a chiamarsi Maturità, ma il cambio di nome è solo la facciata di una riforma profonda. L’orale diventa obbligatorio, le materie si riducono, sparisce lo spunto iniziale e crescono il peso di Educazione civica e dei Percorsi scuola-lavoro

Cambiano anche le commissioni, più snelle, e i bonus, meno generosi. Insomma: una rivoluzione che divide. Per alcuni rappresenta un passo avanti verso un esame più coerente e meritocratico; per altri, un salto nel vuoto, senza modelli a cui guardare. 

Ma allora, la Maturità 2026 è davvero meglio o peggio di quella precedente? Ecco un’analisi voce per voce.

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Ma la #maturità2026 è più facile della #maturità2025? Noi lo abbiamo chiesto al massimo esperto sul campo che, fatalità, è anche il nostro direttore! @Daniele Grassucci #maturita #superiori #esamedistato

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Indice

  1. Una Maturità nuova
  2. L’orale su quattro materie
  3. Addio spunto iniziale: meno casualità
  4. I collegamenti interdisciplinari
  5. Il Curriculum dello studente: un’occasione da capire
  6. Bonus ridotti: il 100 diventa un’impresa
  7. Le nuove date

Una Maturità nuova

Il primo vero problema è proprio la novità del formato. Non esistono precedenti, né simulazioni, né esperienze da cui prendere spunto. 

Gli studenti del 2026 saranno i primi a sperimentare un modello inedito e, di conseguenza, i più esposti al rischio di incertezza. L’innovazione può essere un segnale positivo, certo, ma in questo caso prevale una sensazione di spaesamento. Insomma, nuova Maturità vuol dire anche più imprevedibilità.

L’orale su quattro materie

Ridurre le materie d’orale a quattro, almeno nelle intenzioni, un modo per alzare l’asticella: meno dispersione, più sostanza

Gli studenti potranno concentrare la preparazione e dimostrare di conoscere davvero ciò che hanno studiato. Ma questo approccio più “verticale” ha anche un effetto collaterale: toglie un po’ di libertà a chi sapeva muoversi per collegamenti e visioni d’insieme senza entrare troppo nel merito delle materie. E non è detto che per tutti sia un miglioramento.

Addio spunto iniziale: meno casualità

Lo spunto di avvio del colloquio, spesso criticato per la sua casualità, sparisce definitivamente. È una buona notizia per chi temeva la roulette delle domande assurde, ma una perdita per chi sapeva trasformare quella traccia in un’occasione di racconto personale.

La prova guadagna ordine ma perde respiro, diventa più scolastica e meno dialogica. E per un esame che dovrebbe misurare maturità e capacità di argomentare, non è detto che l’equilibrio penda dalla parte giusta.

I collegamenti interdisciplinari

Niente più percorsi costruiti intorno a un filo conduttore. I collegamenti tra materie non scompaiono del tutto, ma vengono marginalizzati, mentre prima rappresentavano il cuore del colloquio. 

Il risultato è una Maturità più fedele ai programmi, ma anche meno capace di valorizzare lo studente come mente connettiva. Si guadagna rigore, si perde la capacità di vedere il sapere come un sistema. È forse la rinuncia più sottile, ma anche una delle più significative.

Il Curriculum dello studente: un’occasione da capire

La vera novità positiva è l’ingresso del Curriculum dello studente nel colloquio. Per la prima volta, ciò che uno ha fatto fuori dalla scuola – stage, volontariato, passioni, esperienze personali – guadagna centralità nella valutazione. Almeno sulla carta.

È un’apertura interessante, che riconosce il valore delle competenze trasversali. Ma finché non si saprà quanto conterà davvero, resta un’intenzione più che una certezza.

Bonus ridotti: il 100 diventa un’impresa

I punti bonus passano da 5 a 3 e vengono concessi solo a chi supera i 97. È una stretta che, di fatto, rende più difficile raggiungere il massimo. Si evita l’effetto “inflazione dei cento”, ma si penalizzano i percorsi eccellenti non perfetti. Insomma, meno spazio per la generosità delle commissioni, più per la matematica dei punteggi.

Le nuove date

Gli scritti si terranno giovedì 18 e venerdì 19 giugno 2026, e non più mercoledì e giovedì. Apparentemente un dettaglio, in realtà un cambiamento concreto: con meno tempo per correggere, gli orali potrebbero slittare di qualche giorno. 

Tradotto: più margine per prepararsi, ma anche un’estate che comincia più tardi. Una variazione minima, certo, ma che va ad aggiungersi nel contesto di un esame già rivoluzionato.

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