
E’ ormai iniziata da qualche ora la seconda simulazione lanciata dal Miur di prima prova scritta della Maturità 2019. Le simulazioni saranno quattro in tutto, e guideranno i ragazzi verso il vero esame di Stato 2019.
Le prime due sono già state somministrate ai maturandi, questa è la terza simulazione, l'ultima con oggetto la prima prova scritta di Maturità 2019. Queste simulazioni sono nate con lo scopo di tranquillizzare professori e alunni mettendoli da parte a prove in tutto simili a quelle che dovranno affrontare a giugno, per fa sì che i maturandi possano prendere confidenza con le novità che il Miur sta apportando alla Maturità 2019. Scopriamo meglio com’è questa prima simulazione.Oggi noi di Skuola.net seguiremo passo passo la simulazione di prima prova maturità 2019 del 26 marzo.
Soluzione simulazione 26 marzo 2019: tipologia B sul Made in Italy
In ogni caso non crucciatevi troppo per la simulazione che avete appena svolto. Queste prove servono proprio a farvi entrare in confidenza con il nuovo esame. Tuttavia confrontate il vostro lavoro con quello svolto dai nostri tutor. Di seguito troverete il nostro elaborato di prima prova della tipologia B.
ESEMPIO TIPOLOGIA B - ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVO
Soluzione a cura di
Elvira Anna Tenaglia
Insegnante di Italiano su Skuola.net Ripetizioni
Testo tratto da: Selena Pellegrini, Il marketing del Made in Italy, Armando Editore, Roma, 2016, pp. 28-30.
L’italianità sembra influenzare gli elementi di eccellenza percepiti nei prodotti italiani, e la percezione spinge il consumatore all’acquisto di quello che chiamiamo il Made in Italy. Il quadro fin qui è molto ottimista, ma ci sono problemi. È vero che il Made in Italy sembra tuttora competitivo, ma la domanda è la seguente: la competitività nasce dall’esser fatto in Italia o da altro? Se consideriamo il “fare” nel senso letterale, la realtà è già diversa. Molti prodotti sono progettati in Italia e realizzati altrove per svariati motivi, legati principalmente ma non esclusivamente ai costi e alle relazioni industriali. Una quantità crescente non è più Made in Italy e la situazione potrebbe quindi far pensare che ad attirare davvero il consumatore sono i prodotti pensati, inventati, concepiti e progettati in Italia. È il famoso know-how o conoscenza implicita dei designer italiani, il risultato di secoli di perizia, talenti artigianali, tradizione estetica e abilità pratica che fanno dell’Italia un Paese unico. Potremmo aspettarci quindi che la condizione necessaria per identificare l’italianità di un prodotto è che sia pensato in Italia. […] A questo punto si pongono altre domande. “Pensato in Italia” È una condizione veramente necessaria o soltanto sufficiente? Esistono altre condizioni […] perché il consumatore si rappresenti un prodotto come italiano e ne venga attratto? La realtà pare rispondere “sì, esistono altre condizioni”. Purtroppo, sappiamo che nel mondo cresce il tasso di prodotti che si fingono italiani e non sono né fatti né pensati in Italia. In molti Paesi come la Cina, per attirare i consumatori basta apporre un marchio dal nome italiano, anche se non corrisponde ad alcuna griffe famosa. Oppure basta progettare una campagna di comunicazione e di marketing che colleghi i prodotti a qualche aspetto del nostro stile, o vita quotidiana, territorio, patrimonio culturale, antropologia, comportamenti. […] Da queste considerazioni emerge che la condizione necessaria per innescare una rappresentazione mentale di italianità non è il luogo della produzione o della concezione, ma quello del comportamento. Nel senso che il prodotto è collegato a un atteggiamento, al popolo, allo stile, alla storia, alla terra, alla vita sociale dell’Italia. Qualcuno si chiederà com’è possibile che consumatori razionali cadano in una trappola simile. Che siano disposti ad acquistare qualcosa di simbolicamente legato all’Italia, sebbene il produttore non sia italiano e il prodotto non sia né pensato né ideato in Italia. La risposta è che quel consumatore razionale non esiste. È un mito assiomatico e aprioristico dell’economia neoclassica. […] Il modello è ormai superato dalla nuova teoria del consumatore emotivo.
Comprensione e analisi
1. Sintetizza il contenuto del testo, individuando i principali snodi argomentativi.
L’italianità nel mondo è da sempre sinonimo di eccellenza. Ma il made in Italy non è la garanzia principale richiesta, anche perché consideriamo che al giorno d’oggi, i costi produttivi spingono le aziende a realizzare i propri prodotti all’estero. Quindi l’essere realizzato sul suolo italiano da mani italiane non sembra essere vincolante. Un aspetto decisivo sembrerebbe essere il pensare il prodotto dalle geniali e brillanti menti italiane, figlie di secoli di tradizione di eccellenza di arte e cultura.
Basta questo per attirare il consumatore? Forse no. Pensiamo alla Cina, dove l’arte della contraffazione regna sovrana. Basta apporre un nome che rimandi all’Italia e il gioco è fatto. Ma allora bisogna considerare anche altre variabili, se una semplice ma oculata strategia di marketing può trarre in inganno il consumatore. Ed ecco che prende luogo la variabile del “comportamento”. Non occorre quindi che sia realizzato o pensato in Italia. Per far passare l’italianità basta che segua uno stile un atteggiamento legato al modo di essere italiani.
Ma com’è possibile che questo basti? Torniamo al discorso di come fa il consumatore ad essere fuorviato e convinto all’acquisto di un prodotto che di italiano a ben guardare ha molto poco.
La spiegazione ce la fornisce l’ultima variabile, ovvero che il consumatore razionale non esiste: esso ha lasciato spazio al consumatore emotivo.
2. Nel testo si sottolinea l’importanza della comunicazione. Commenta tale passaggio.
Quanto è importante la comunicazione nella vendita e distribuzione di un prodotto. Si può dire che sia fondamentale, nel caso che stiamo analizzando contribuisce a dare al prodotto una percezione di italianità, di eccellenza che a ben vedere il prodotto forse effettivamente non ha.
È il frutto di un’oculata quanto strategica operazione di marketing e comunicazione. Riuscire a prendere un prodotto e dargli un’identità che rimandi ad una caratteristica tipica italiana e venderlo come eccellenza italiana ne è l’esempio. Se pensiamo alla Cina, una delle prime cose che ci saltano in mente non è l’eccellenza ma la bassa qualità e l’abilità di simulazione. Grazie alla comunicazione, magari dando al prodotto un nome tipicamente italiano, riescono ad alterare questa percezione e facendo leva sull’emotività dei consumatori riescono a superare le barriere. La comunicazione viene intesa anche come sapiente uso delle recenti tecnologie digitali che permettono l’abbattimento dei costi e la diffusione immediata.
3. Cosa intende l’autrice per “conoscenza implicita” dei designer italiani?
Gli italiani sono considerati da sempre maestri di eccellenza nel campo delle arti e della cultura, e per questo sono pensati come tra i migliori a livello mondiale. Questa percezione rende tali prodotti frutto delle menti di questi designer italiani come qualcosa di irrinunciabile.
4. A cosa fa riferimento l’autrice con l’espressione “comportamento” come rappresentazione mentale dell’italianità? E quale differenza può essere individuata tra “consumatore razionale”
e “consumatore emotivo”?
Quando l’autrice parla di comportamento, la considera come una variabile per riuscire ad applicare il concetto del made in Italy anche a prodotti che non sono stati realizzati ma nemmeno concepiti in Italia o da italiani. Con comportamento intende il prendere uno stile, un modo di fare tipicamente italiano, riportarlo e pubblicizzarlo nel prodotto realizzato, alterando la percezione del consumatore che non riconoscerà questa sorta di “contraffazione”, ma si limiterà a vedere ciò che di italiano i produttori vogliono farci percepire.
Questo ci rimanda alla seconda questione, la differenza tra consumatore razionale e consumatore emotivo, col secondo che ha la meglio sul primo, perché la componente emotiva (ciò che i produttori ci rimandano come italiano) ha la meglio sulla parte logica e razionale che dovrebbe farci concepire quel prodotto come “contraffatto” e non “puramente” italiano.
Produzione
Elabora un testo argomentativo nel quale sviluppi le tue opinioni sulla questione del “made in Italy” e della percezione dell’” italianità” nel mondo. Potrai confrontarti con la tesi dell'autrice del testo, confermandola o confutandola, sulla base delle conoscenze, acquisite, delle tue letture e delle tue esperienze personali.
Il made in Italy è il nostro lasciapassare nel mondo, sinonimo di qualità ed eccellenza che nessuno può vantarsi di avere. Il made in Italy è un “brand” che ci distingue, ma che non dobbiamo farci sfuggire di mano. Se la contraffazione riesce a rubarci numeri importanti sul mercato, occorre riflettere su come valorizzare meglio i nostri prodotti e far emergere al meglio la nostra italianità.
Avere un prodotto di qualità significa essere già a buon punto, e non dimentichiamo che noi italiani siamo capaci di distinguere il bello dal brutto, il buono dal cattivo, grazie al nostro retaggio storico e dobbiamo quindi esaltare al massimo questo made in Italy.
Dobbiamo coinvolgere gli italiani, valorizzare il territorio e sfruttare gli strumenti digitali che permettono di raccontare i nostri prodotti abbattendo i costi. Noi nuove generazioni abbiamo una visione del mondo diversa da quella dei nostri padri, una visione che dovrebbe essere apprezzata ma soprattutto sfruttata. Se le strategie di marketing e comunicazione funzionano per i prodotti contraffatti a maggior ragione delle oculate strategie funzionano sul vero prodotto italiano. Con questo introduco l’ultimo punto, quella teoria del consumatore emotivo che mi trova d’accordo a metà. È verissimo che il marketing “miete “molte vittime che si fanno strumentalizzare dalla pubblicità e cadono nei tranelli dei prodotti contraffatti, ma è anche vero che ciò non vale per tutti. Il compratore deciso non si farà turlupinare, non cadrà nella trappola. Se si ha un preciso prodotto in mente non ci si accontenta della sua pallida imitazione. Se una donna vuole un autentico “Versace” non si accontenterà di un “Virsace” (esempio di contraffazione cinese).
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Tipologia B prima prova scritta 2019: cosa cambia?
La novità principale che ha sconvolto la tipologia B della prima prova scritta della Maturità 2019 è l’eliminazione del saggio breve in favore dell’adozione del testo argomentativo come modalità di svolgimento delle tracce proposte. I due testi possono sembrare simili ma presentano delle differenze sostanziali nello svolgimento.La prima variazione subito constatabile è la riduzione dei documenti proposti per redigere l’elaborato. Se per quanto riguarda il saggio breve erano disponibili tre/quattro inserti su cui lavorare, per il testo argomentativo i documenti che andranno presi in esame scenderanno sensibilmente: infatti ne rimarrà uno solo.
E proprio da quell’unico testo, che comunque andrà integrato all’interno della prova, che bisognerà partire per elaborare una riflessione e un’esposizione chiara e fluida delle idee dello studente riguardo il testo proposto.
Simulazioni 2019: tutte le date
In questa pagina avrete modo di potere analizzare le soluzioni della simulazione di prima prova scritta del 19 febbraio svolta dai nostri Tutor, confrontandola con quella svolta da voi nel corso della simulazione di oggi. Le simulazioni sono delle prove pensate dal Miur per fa prendere confidenza con le nuove tipologie di prove scritte sia gli insegnanti che i maturandi. Saranno quattro in tutto e il calendario completo prevede due simulazioni di prima prova scritta per il 19 febbraio e per il 26 marzo 2019, mentre le simulazioni di prima prova scritta saranno svolte il 28 febbraio e il 2 aprile 2019. Noi di Skuola.net seguiremo tutte e quattro le prove mettendo a vostra disposizione sia le tracce ufficiali che le soluzioni svolte dai nostri tutor che potrete confrontare, una volta usciti dall’aula, con il lavoro che avete completato in classe.
Come scrivere un buon testo argomentativo?
Il testo argomentativo, soprattutto perché si tratta di una tipologia inedita, potrebbe risultare molto insidioso; ecco perché serve un piano d’attacco ben studiato e molto chiaro, da seguire punto per punto. E noi di Skuola.net abbiamo provato a stilare una piccola guida di come costruire un buon testo argomentativo.Per prima cosa scegliete tra le varie proposte l’argomento che più vi attrae e sul quale pensate di poter esprimere un’opinione chiara e coscenziosa. In seguito, lo step da compiere subito dopo è quello di leggere con attenzione il documento, più volte, sottolineando i passaggi importanti, così da essere sicuri di non aver trascurato nulla una volta che andrete ad elaborare le vostre opinioni in merito.
Una volta che vi sarete fatti un’idea del documento che avete davanti, è bene iniziare a stilare una scaletta per organizzare il vostro discorso che volete intraprendere. Impostate un ordine di priorità sugli argomenti da trattare, sempre tenendo a mente il vostro pensiero e il punto di arrivo della vostra riflessione. Cominciare con una breve introduzione dell’argomento in questione è sempre un’ottima mossa. Subito dopo avrete spazio e modo per esporre la vostra tesi: il corpo vero del vostro testo argomentativo. Quindi fate ben attenzione a non essere ripetitivi, proprio per questo motivo si tende a consigliare di stilare una scaletta con ben chiari i punti da trattare per svolgere il vostro compito. Inoltre il vostro obiettivo principale deve essere farvi comprendere da un pubblico più ampio possibile, quindi siate efficaci nel comunicare il vostro pensiero. Sostenete la vostra posizione con esempi, esperienze personale e prendendo anche spunto dal testo della traccia scelta, per di più è stimolante e avvincente anche proporre un'antitesi o una confutazione, così da mettere alla luce ciò che secondo voi c’è di sbagliato nella controparte, per valorizzare ancora di più il vostro discorso, non lasciando nulla al caso. Per ultimo non dimenticate di concludere il vostro testo tramite un riassunto non troppo lungo ma esaustivo che possa racchiudere il risultato della vostra riflessione.