Concetti Chiave
- Don Abbondio's readings reveal his limited cultural background, as he reads books borrowed from a neighboring curate, misunderstanding references to historical figures like Carneade.
- The unexpected wedding attempt involving Renzo and Lucia fails when Don Abbondio panics, highlighting the tension between appearance and reality in social roles of the 17th century.
- Griso and his men attempt to enter Lucia's house, but their plan is thwarted by Menico's warning and the ringing of church bells, leading to the group's retreat.
- Fra Cristoforo strategically advises Renzo, Agnese, and Lucia to flee, providing them with letters to aid their escape and instructing them on their journey to safety.
- Lucia's farewell to her homeland is marked by poignant reflections on exile, capturing the sorrow of leaving behind familiar landscapes and the uncertainty of returning home.
Indice
La cultura di Don Abbondio
Don Abbondio sta leggendo un panegirico in onore di San Carlo, paragonato prima ad Archimede, poi a Carneade; Carneade è un filosofo greco scettico, ma don Abbondio pensa sia un letterato antico. Don Abbondio legge i libri che un curato suo vicino gli presta, da questo capiamo che non è un uomo di grande cultura.
• Informazioni sulla cultura di Don Abbondio: l'autore ci dice che "Don Abbondio si dilettava a leggere un po' ogni giorno; e un curato suo vicino, che aveva un po' di libreria, gli prestava un libro dopo l'altro, il primo che gli veniva alle mani"
L'inganno di Agnese e Perpetua
Perpetua comunica al padrone dell'arrivo di Tonio per saldare il debito e il curato dice di far entrare i due fratelli; Perpetua, quindi, li va a chiamare, ma vede Agnese che sta parlando con loro. Agnese la distare dicendo che una signora le ha detto che Perpetua non si è maritata con due uomini perché loro non la volevano, così le due si avviano a un campo vicino per discutere, e intanto i due fratelli entrano in casa. Con un segno di tosse, Agnese avvisa i due sposi, Renzo prende per mano Lucia e i due entrano nell'andito dove sono anche i due fratelli. Tutti e quattro salgono le scale, Renzo e Lucia si dispongono rasenti al muro vicino alla porta della stanza
Il matrimonio interrotto
Tonio paga il debito a Don Abbondio, che gli chiede perché ci sia anche il fratello Gervaso: Tonio risponde che è solo un accompagnatore. Don Abbondio restituisce la collana della moglie a Tonio, che gli chiede anche una ricevuta. Mentre il curato scrive, Tonio fa segno a Renzo e a Lucia di entrare, con un calpestio; quando Don Abbondio alza lo sguardo per consegnargli la ricevuta, Tonio si sposta per far passare i promessi sposi. Renzo pronuncia le parole "signor curato, in presenza di questi due testimoni, quest'è mia moglie"; Don Abbondio vede i due sposi, prende in mano la lucerna e il tappetino facendo cadere la carta, il libro e il calamaio e il polverino, si avvicina a Lucia che ha appena pronunciato "E questo…" e la copre col tappetino, intanto chiede aiuto a Perpetua. Quando la lanterna si è ormai spenta. Il curato esce e si chiude nella stanza a fianco. Renzo gli urla di aprirgli, Tonio cerca la sua ricevuta, Lucia cerca Renzo e Gervaso cerca l'uscita della casa.
Mentre il curato scrive, Tonio fa segno a Renzo e a Lucia di entrare, con un calpestio; quando Don Abbondio alza lo sguardo per consegnargli la ricevuta, Tonio si sposta per far passare i promessi sposi. Renzo pronuncia le parole "signor curato, in presenza di questi due testimoni, quest'è mia moglie"; Don Abbondio vede i due sposi, prende in mano la lucerna e il tappetino facendo cadere la carta, il libro e il calamaio e il polverino, si avvicina a Lucia che ha appena pronunciato "E questo…" e la copre col tappetino, intanto chiede aiuto a Perpetua. Quando la lanterna si è ormai spenta. Il curato esce e si chiude nella stanza a fianco. Renzo gli urla di aprirgli, Tonio cerca la sua ricevuta, Lucia cerca Renzo e Gervaso cerca l'uscita della casa.
• Intervento dell'autore, che riflette sulla condizione di Renzo: è entrato in casa del curato senza il permesso, quindi appare come l'oppressore, in realtà è l'oppresso. Don Abbondio appare come vittima ma è lui a fare il sopruso
• Riferimento alla società del 600: "Così va spesso il mondo… voglio dire così andava nel secolo decimo settimo" l'oppressore sembra essere la vittima, l'oppresso sembra essere l'oppressore
La fuga di Renzo e Lucia
Don Abbondio chiede aiuto fuori dalla finestra, sveglia il sagrestano Ambrogio che suona le campane per avvisare i paesani che sta succedendo qualcosa
L'intrusione dei bravi
I tre bravi che si trovavano all'osteria controllano che per le strade non ci sia gente e le porte siano chiuse, trovano la casa di Lucia tranquilla, quindi lo comunicano al Griso fermo al casolare. Il Griso si traveste da pellegrino (con un cappello e una tunica) e, seguito dai suoi bravi, si avvia verso la casa di Lucia. Controlla che non ci sia nessuno intorno, e comanda a due dei suoi bravi di scavalcare il muro per entrare nel cortiletto, poi nascondersi dietro al fico che ha notato il giorno prima. Lui bussa alla porta, ma nessuno gli apre; chiede quindi a un altro dei suoi bravi di entrare nel cortiletto come gli altri due per togliere il paletto e lasciare libero l'ingresso. Chiama altri compagni che entrano con lui, ne sceglie due che facciano da sentinelle; prosegue e bussa alla porta, ma nessuno risponde. Dice ai bravi nascosti dietro al fico di entrare, egli esplora la sala più interna, poi sale le scale, ma anche al piano superiore non trova nessuno. Pensa quindi che qualcuno abbia fatto la spia.
L'avvertimento di Menico
Intanto Menico arriva alla casa di Lucia, per avvisare i due sposi e Agnese di fuggire, sotto consiglio di Fra Cristoforo, cha ha ricevuto le informazioni del servitore. Menico mette un piede in casa e i bravi lo prendono, ordinandogli di stare zitto; il ragazzo urla, poi lo minacciano con un coltello e nello stesso iniziano a suonare le campane. I bravi, quando sentono le campane, lo lasciano e Menico scappa verso la chiesa. I bravi vengono raccolti dal Griso e condotti verso la periferia del borgo.
• Intervento dell'autore per riprendere la storia di Agnese e Perpetua
La fuga verso il convento
Le due donne stanno chiacchierando mentre attraversano una stradicciola, Agnese è riuscita per adesso a distrarre Perpetua, ma poi la serva si ricorda di aver lasciato la porta aperta, quindi le due tornano verso la casa del curato; per distrarre Perpetua, Agnese la trattiene con il discorso, finge di essere interessata alle risposte di Perpetua, pensando però al matrimonio a sorpresa.
Perpetua si avvia verso la casa del curato quando sente le urla; Agnese la segue, e le due sentono anche le urla di Menico. Quando arrivano alla casa di Don Abbondio, Perpetua si chiede cosa ci facciano lì i due Renzo e Lucia, poi sale da Don Abbondio. Intanto Renzo e Lucia escono e incontrano Agnese, Renzo consiglia di andare a casa. Sulla strada i tre incontrano Menico, che li avvisa della presenza dei bravi a casa loro, e porta il consiglio di fra Cristoforo di dirigersi al convento; prendono quindi la strada verso la periferia, da questo momento non torneranno più a casa.
La reazione del villaggio
Poco dopo che Renzo, Lucia e Agnese si sono allontanati dalla casa del curato, la folla si riunisce in piazza e chiede spiegazioni. Ambrogio comunica che c'è gente in casa del curato, così tutti si spostano verso la casa di Don Abbondio. Il curato si ritira per discutere con Perpetua, lamentandosi di averlo lasciato solo mentre era in atto un tradimento, poi, quando sente la folla, si affaccia e spiega che gente cattiva che gira di notte, era entrata in casa sua, ma ora se n'è andata. Un paesano che abita davanti ad Agnese e Lucia dice di aver visto dei bravi presso la casa delle due donne che venivano raccolti dal Griso; la folla si raccoglie quindi a casa di Lucia e Agnese, dove però non torva le due donne. Gira una voce che le due donne si siano riparate in un'altra casa, che basta a tranquillizzare la folla, e dopo poco le strade ritornano deserte.
• Prolessi= anticipazione dell'incontro tra i bravi e il console
La mattina seguente alla "notte degli imbrogli e dei sotterfugi", due bravi si recano dal console per intimargli di non rendere conto dei fatti al podestà
Il consiglio di Fra Cristoforo
Renzo, Agnese e Lucia si avviano al convento. Sulla strada salutano Menico, lo ringraziano e gli donano delle monete come promesso. Solo Agnese pensa alla loro casa, lasciata abbandonata prima di uscire per il matrimonio a sorpresa.
Il viaggio sul lago
Renzo, Agnese e Lucia sono accolti da Fra Cristoforo, che li stava aspettando; con lui è rimasto sveglio il laico sagrestano Fra Fazio, che riprende Fra Cristoforo per aver ospitato una donna in convento di notte. Fra Cristoforo consiglia ad Agnese e a Lucia di recarsi a *** (l'autore non riporta il nome del luogo) e Renzo presso il convento di cappuccini di Porta Orientale a Milano, dal padre Bonaventura di Lodi. Consegna una lettera a Renzo e una alle due donne, dicendo loro di comunicare che li manda Fra Cristoforo. Tutti e tre dovranno andare alla riva del lago vicino allo sbocco del Bione per prendere una barca che conduce a una riva, dove troveranno un baroccio che conduce a ***. Prima di partire, tutti pregano in chiesa, e alla fine fra Cristoforo dice di essere sicuro di rivederli presto.
***: Manzoni non scrive il nome del luogo perché esso non è presente nel manoscritto
Renzo, Agnese e Lucia sono salutati da Fra Cristoforo e da Fra Fazio, e prendono la barca che attraversa il lago
• Nomi alterati per una descrizione soggettiva
Il lago è tranquillo, non c'è vento, e la luna si specchia sull'acqua; si sente solo il rumore dei sassi che si contrano sul lido, l'acqua contro le pile del ponte e il tonfo dei due remi che tagliano la superficie dell'acqua. I tre passeggeri guardano i monti e il borgo illuminato dalla Luna. Il palazzotto di Don Rodrigo sembra una bestia feroce che veglia sulle altre casucce. Quando Lucia lo vede, rabbrividisce, sposta lo sguardo verso il basso, osserva la sua casetta con la chioma del fico, la finestra della sua camera e, appoggiata con la fronte al braccio, come per dormire, piange.
Da qui inizia una pagina di lirica in cui Manzoni esprime i pensieri di Lucia con la tecnica del discorso indiretto libero.
Addio ai monti
Addio, monti sorgenti dall'acque, elevati al cielo. Cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi e impresse nella sua mente non meno che lo sia l'aspetto de suoi più familiari. Torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio! Quant'è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana.
• Cime impresse nella mente come l'aspetto dei famigliari
• Il rumore dei torrenti noto come il suono delle voci dei famigliari
• Ville bianche e sparse come un gregge di pecore al pascolo
Riflessioni sull'esilio
Manzoni inserisce nei pensieri di Lucia una riflessione sulla condizione dell'esule, che abbandona la sua casa volontariamente, per cercare una vita migliore, arricchirsi, e tornare poi in patria, o che è costretto a farlo (come Agnese, Renzo e Lucia).
Chi abbandona casa sua di propria volontà, è fiducioso nel trovare fortuna, e nel tornare a casa dopo un po' di tempo. Chi, invece, è costretto, non sa quando tornerà a casa, e se ritornerà.
Lucia saluta la propria casa, dove è cresciuta, poi quella di Renzo, ricordando di quando arrossiva passandoci davanti, poi la Chiesa, luogo molto importante per una ragazza così legata alla fede cristiana
Simile a quelli di Lucia, sono anche i pensieri di Agnese e Renzo.
Domande da interrogazione
- Qual è il livello di cultura di Don Abbondio?
- Come avviene l'inganno di Agnese e Perpetua?
- Cosa succede durante il matrimonio interrotto?
- Qual è il consiglio di Fra Cristoforo a Renzo, Agnese e Lucia?
- Quali sono i pensieri di Lucia durante il viaggio sul lago?
Don Abbondio non è un uomo di grande cultura; legge libri che un curato vicino gli presta, dimostrando una conoscenza limitata.
Agnese distrae Perpetua con una conversazione, permettendo ai due fratelli di entrare in casa e facilitare l'ingresso di Renzo e Lucia per il matrimonio.
Tonio paga il debito a Don Abbondio, e mentre il curato scrive una ricevuta, Renzo e Lucia entrano per dichiararsi sposi, ma Don Abbondio interrompe la cerimonia e chiede aiuto.
Fra Cristoforo consiglia loro di fuggire verso un convento e fornisce lettere di presentazione per garantire la loro sicurezza.
Lucia riflette tristemente sull'esilio, salutando i monti e la sua casa, esprimendo il dolore di lasciare il luogo dove è cresciuta.