Concetti Chiave
- Nel Capitolo XI de "I Promessi Sposi", il tentativo di rapire Lucia da parte dei bravi di Don Rodrigo fallisce, causando tensione e sospetti tra i personaggi coinvolti.
- Don Rodrigo, furioso per il fallimento del rapimento, sospetta la presenza di una spia e ordina di minacciare il console del paese e raccogliere ulteriori informazioni sull'accaduto.
- La confusione in paese cresce con le chiacchiere di Perpetua e altri personaggi, che svelano dettagli del "Matrimonio a sorpresa" e della fuga di Renzo, Lucia e Agnese.
- Renzo, in cammino verso Milano, si imbatte in una città in tumulto a causa della carestia e riflette sulle ingiustizie sociali mentre cerca di raggiungere il convento di Padre Bonaventura.
- L'autore, Alessandro Manzoni, inserisce osservazioni personali e parallelismi tra la sua narrazione e il caos della situazione, arricchendo il racconto con elementi storici e sociali.
Indice
Il fallimento del rapimento
L’undicesimo capitolo de “I Promessi Sposi” vede inizialmente andato male l’esito del rapimento di Lucia da parte dei bravi, e si manifesta anche all’interno del paese la “scomparsa” di Renzo, Lucia e Agnese.
Si aggiungono nuovi riferimenti alla storia in quel periodo, quali il tumulto di San Martino a Milano e la guerra di Mantova e del Monferrato, quanto prevale ancora la carestia. Il tempo si alterna dalla sera del 10 al 12 novembre 1628.La reazione di Don Rodrigo
Il Griso ed i bravi fanno ritorno al palazzo del signorotto, la stessa notte in cui hanno provato a mettere in pratica il rapimento di Lucia, come dei segugi a musi bassi e la coda tra le zampe. Don Rodrigo cammina nervoso in una stanza buia dell’ultimo piano, mentre aspetta di sapere l’esito del rapimento; si rassicura inoltre delle eventuali conseguenze dell’atto, dicendosi che né Renzo né Padre Cristoforo o Agnese, verranno a cercare la ragazza nel suo palazzo. E pregusta già la soddisfazione di vincere la scommessa fatta con il conte Attilio, fino a quando sente dei passi nella strada di fianco, e affacciandosi scopre che si tratta dei bravi rientrati senza la bussola. Il Griso va subito a fargli il rapporto dell’accaduto e il nobile che lo aspetta con ansia in cima alle scale, lo apostrofa nel mentre con termini duri per il fallimento dell’impresa, al che capo dei bravi riferisce fedelmente al padrone che tutto quanto è avvenuto nelle ore precedenti in cui Lucia e Agnese non si trovavano a casa. A questo punto il signorotto sospetta la possibile presenza di qualcuno che abbia fatto la spia all’interno del palazzo, come del resto pensa subito a qualche bravo, ma il Griso lo rassicura del fatto che, come si spera, i suoi uomini non sono stati riconosciuti. Don Rodrigo gli ordina allora di provvedere il mattino dopo di mandare due sgherri a minacciare il console del paese e di portar via la bussola dal casolare vicino alla casa delle due donne, e infine di mandar altri uomini con lo scopo di informarsi dell’accaduto della notte prima. Dopo questo, sia il signorotto che il Griso vanno a dormire, tartassati dai rischi corsi.
La scommessa persa
Il mattino seguente Don Rodrigo cerca il Conte Attilio, e questi gli rammarica che è San Martino, per cui la scommessa è ormai perduta. Il cugino rivela lo stesso al conte l’accaduto della sera prima, con fare serio, e osservando che Padre Cristoforo è direttamente coinvolto, al che viene rimproverato di non aver bastonato il frate quando era venuto a parlargli nel palazzo. Il conte promette di punire lui il frate come si deve, rivolgendosi al conte zio del Consiglio Segreto di Milano, a cui Attilio si rivolgerà nei giorni seguenti. I due fanno in seguito colazione e il padrone di casa afferma di non aver problemi con la giustizia, dimostrando addirittura che il podestà è dalla sua parte. Attilio rassicura il cugino che sembra avere un po' di paura, promettendogli che presto andrà dal podestà per portare i suoi ossequi e manifestare il suo potere. Il conte si avvia poi verso una battuta di caccia, mentre Don Rodrigo attende il ritorno del Griso con le informazioni raccolte.
La diffusione delle notizie
La confusione generata dall’accaduto in paese della notte precedente è stata esagerata perché coloro che ne sono informati non si lascino sfuggire qualche dettaglio rilevante. A cominciare da Perpetua, che rivela pubblicamente a molti il fatto del “Matrimonio a sorpresa”, ai danni di Don Abbondio e in cui sono coinvolti direttamente Renzo, Lucia e Agnese, specificando inoltre di esser stata addirittura raggirata dalla donna. Perfino Gervaso ha in mente di rilevare ciò a cui ha preso parte quella notte, tralasciando che il fratello Tonio lo minacci affinché non apri bocca, anche se del resto lo stesso Tonio si lascia scappare giusto qualche particolare in presenza della moglie, che a sua volta ne sparla in giro. Solo Menico osserva e attende in silenzio, per di più perché i suoi genitori lo tengono chiuso in casa per alcuni giorni, atterriti dall’idea che il figlio possa essere coinvolto in una trama di Don Rodrigo, nonostante siano proprio loro dopo a rilevare i dettagli di quella vicenda. Gli abitanti del villaggio, tuttavia non sanno come spiegarsi l’incursione da parte dei bravi nell’abitazione di Agnese, né la loro presenza all’osteria, perché il pellegrino notato dai paesani confonde a tutti, e poiché nessuno sospetta che si tratti del Griso travestito. Quest’ultimo riesce a riorganizzare tutte le informazioni raccolte tramite, e giungere al palazzo di Don Rodrigo per presentargli una relazione molto precisa dell’accaduto: riferisce infatti lo stratagemma tentato dai due promessi, che automaticamente spiega la loro assenza durante l’incursione dei bravi, smentendo l’ipotesi di una spia e affermando che i tre si sono rifugiati a Pescarenico, con l’assistenza di Padre Cristoforo. Il signorotto è furibondo per la fuga dei due giovani e anche per le azioni del frate, a cui manda il Griso con lo scopo di raccogliere altre più dettagliate informazioni.
La fuga dei promessi sposi
L’autore interviene in questo punto del testo, facendo delle osservazioni riguardo l’amicizia, trattandola come una grande consolazione, poiché consente di rilevare ad altri dei segreti, cosa ovvia perché gli amici non formano coppie come sposi. Così come il calesse che aveva il compito di portare i tre fuggitivi a Monza confida la cosa ad un amico fidato, a sua volta questi fa la stessa cosa ad altri, finché il segreto non giunge all’orecchio del Griso, che può rivelare al signorotto che una dei due promessi è rifugiata in un convento a Monza e Renzo ha proseguito invece per Milano. Don Rodrigo è in parte rallegrato dalla separazione e il giorno seguente manderà il Griso a raccogliere ulteriori notizie rilevanti sulle due donne, in cambio ovviamente di denaro. Il bravo si dimostra esitante chiedendo al padrone di affidare l’incarico a qualcun altro, poiché egli in quella città ha una taglia di cento scudi sopra la sua testa e teme di finire nei guai con la giustizia. Don Rodrigo quindi lo rimprovera della sua vigliaccheria, indicandogli che a Monza ci andrà accompagnato dallo Sfregiato e dal Tiradritto (due bravi) e dicendogli che il suo nome è abbastanza noto anche là per assicurargli una certa protezione. Il Griso parte dunque per la sua missione, mostrando una certa vergogna, come un lupo affamato in cerca di preda. In seguito il signorotto pensa a come sbarazzarsi di Renzo tramite la giustizia, magari inducendo il podestà a farlo arrestare per il tentativo di entrare in casa del curato, promettendosi di parlarne al dottor Azzecca-Garbugli. Tuttavia però non può immaginare che nel frattempo Renzo si sta comportando in modo da mettersi nei guai con la legge da solo.
In quest’altro punto del testo, Manzoni fa una disgressione sulla narrazione affermando, con una certa ironia, di aver visto ripetutamente un “caro fanciullo”, tentare di radunare i suoi porcellini d’India che ha lasciato correre liberi per il giardino, poiché essi sfuggivano ad ogni presa; e alla fine il ragazzo finiva per spingere dentro quelli più vicini all’uscio, andando poi a recuperare gli altri. L’autore dovrà fare qualcosa di simile allora con i personaggi, sicché ha lasciato Agnese e Lucia, per parlare di Don Rodrigo, e dovrà quindi tornare a Renzo, in cammino verso Milano.
Renzo in cammino verso Milano
Renzo percorre quindi la strada che da Monza conduce a Milano, sopraffatto dai pensieri e della rabbia verso il signorotto che lo ha costretto a compiere tutto ciò, anche se il ricordo alla preghiera incitato da Padre Cristoforo lo spinge ad inginocchiarsi in preghiera, ogni volta che si trova dinanzi ad un immagine votiva. Il giovane percorre una strada infossata tra due rive nel terreno, per salire poi in posizione elevata grazie a un sentiero di scalini più ripido, dove da lì si intravede uno scorcio del Duomo, che lo fa rimanere meravigliato di fronte a quel monumento che fin da bambino ha sentito parlare. In seguito si volta e vede le sue montagne, tra cui il Resegone che ha dovuto abbandonare, procedendo in prossimità della città, di cui ormai intravede solo case ed edifici. Si avvicina ad un viandante chiedendogli quale sia la strada che conduca al convento di Padre Bonaventura: l’uomo, che si allontana in fretta a causa del tumulto in atto, gli risponde con altrettanta cortesia che per indirizzarlo dovrebbe sapere di quale convento si tratti, al che il giovane gli consegna la lettera rinvenuta da Padre Cristoforo. Si tratta della “Porta Orientale” e indica a Renzo la via per arrivarci, specificandogli anche di costeggiare il fossato che circonda il lazzaretto per arrivare alla porta, superata la quale si troverà dinanzi il convento desiderato. L’uomo si congeda con gentilezza, mentre Renzo rimane colpito dai modi garbati dei Milanesi, ignaro del fatto che in quella giornata tutti i signori si mostrano gentili nei confronti altrui a causa della rivolta in corso.
L'arrivo a Milano
Renzo segue di conseguenza le indicazioni fornite giungendo presto a Porta Orientale, che all’epoca è costituita da due pilastri sormontati da una tettoia. La strada che conduce dentro le mura è tortuosa, con al centro un piccolo fossato che la divide in due parti e che si conclude in una fogna. Il giovane passa tramite una porta senza farsi interessare dai gabellieri, cosa di cui è sorpreso, e percorre la strada deserta e la città disabitata, salvo il fatto che in lontananza si udisca un confuso vocio. Avanza pertanto ed, a un tratto, nota sul terreno delle lunghe strisce bianche simili a neve, cosa del tutto impossibile per la stagione in corso, per cui osserva minuziosamente e scopre trattatosi di farina. La sua prima impressione è che a Milano debba regnare l’abbondanza, visto che la farina viene sciupata in quel modo. Poco dopo però, giunge vicino alla colonna di S. Dionigi, dove capisce che si tratta proprio di un pane tondo e soffice, il che riempie il giovane di meraviglia inducendolo a riflettere che questo sia il “paese di cuccagna”, considerando anche i tempi di carestia in corso (riferimento esplicito al tempo di carestia in corso). Renzo valuta sul da farsi, mentre si attinge già a raccogliere alcuni pani, dal momento che sono stato buttati per terra, ripromettendosi anche di pagarli successivamente al proprietario se mai lo incontrasse. Ne raccoglie perciò un paio e morsicandoli prosegue nel cammino desideroso di capire cosa stia succedendo.
Il tumulto popolare
Il giovane continua il suo cammino quando vede arrivare della gente, prima una donna, poi un uomo e un ragazzo; tutti e tre portano in spalla un carico pesante, mentre sono tutti infarinati e doloranti. L’uomo porta con sé un grande sacco che perde farina, e la donna regge entrambi i lembi della gonna contenenti anch’essi della farina, in una quantità che diminuisce sempre di più avanzando. Il ragazzo invece ha sulla testa un cesto di pani, e, nel tentativo di tenere il passo ai suoi genitori, ogni tanto se ne lascia scappare qualcuna a terra, tanto che la madre lo rimprovera. Il marito induce tutti gli altri ad andare via, intanto che alcuni arrivati in città domandano ai tre fuggitivi dove si va a prendere il pane: la donna li incita ad andare più avanti e poi osserva che i contadini finiranno per depredare tutti i forni di Milano, anche se il marito pensa che ci sia finalmente abbondanza per tutti. Renzo ha quindi capito che è in corso un tumulto popolare in cui i rivoltosi s’addentrano a rubare il pane dai forni, cosa che gli fa piacere, sia per le ingiustizie sofferte, sia per la convinzione che la carestia sia causata dagli incettatori di pane. È giusto per questo impadronirsi di ciò che al popolo viene negato, in questo caso il pane. Decidendo nonostante di sottrarsi alla sommossa e raggiungere il convento come da obiettivo prefissato.
L'incontro con i cappuccini
Giungendo al convento dei cappuccini, situato in una piazzetta di quattro grandi olmi, procede a mettere via il pane con cui si stava sfamando e prepara la lettera consegnatasi da Padre Cristoforo, suonando solo ora il campanello. Si apre uno sportello e appare un frate che domanda al giovane cosa voglia: Renzo afferma di dover consegnare una lettera al Padre Bonaventura da parte di Padre Cristoforo. Alla richiesta del frate di consegnare la lettera a lui, Renzo rifiuta, giustificandosi di doverla dare lui stesso in mano a Padre Bonaventura, ma siccome è assente, viene invitato dal frate ad aspettare il suo ritorno. Lo sportello perciò si richiude e il giovane viene riattratto dall’idea di partecipare da vicino al tumulto, raggiungendo pertanto il luogo del vociare del popolo, nel frattempo che divora quella mezza pagnotta rimasta. L’autore interrompe nuovamente il racconto per trattare le origini e le cause di quella sommossa popolare.
Domande da interrogazione
- Qual è stato l'esito del tentativo di rapimento di Lucia?
- Come reagisce Don Rodrigo al fallimento del rapimento?
- Qual è la situazione nel villaggio dopo il fallimento del rapimento?
- Dove si rifugiano Renzo e Lucia dopo la fuga?
- Cosa scopre Renzo al suo arrivo a Milano?
Il tentativo di rapimento di Lucia da parte dei bravi è fallito, causando preoccupazione e confusione nel villaggio.
Don Rodrigo è furioso per il fallimento e sospetta che ci sia stata una spia. Ordina al Griso di raccogliere ulteriori informazioni e di minacciare il console del paese.
Nel villaggio regna la confusione, con vari personaggi che discutono e diffondono dettagli sull'accaduto, mentre nessuno riesce a spiegare l'incursione dei bravi.
Lucia si rifugia in un convento a Monza, mentre Renzo prosegue verso Milano.
Renzo scopre che a Milano è in corso un tumulto popolare, con la gente che saccheggia i forni per il pane, e si dirige verso il convento di Padre Bonaventura.