Concetti Chiave
- Il primo capitolo de "I Promessi Sposi" inizia con una dettagliata descrizione del Lago di Como e del paesaggio circostante, evidenziando i monti San Martino e Resegone.
- Don Abbondio, personaggio principale del capitolo, incontra due "bravi" che minacciano di impedirgli di celebrare il matrimonio tra Renzo e Lucia.
- La presenza dei "bravi" è collegata a don Rodrigo, un nobile potente che esercita il suo controllo attraverso la violenza e il sopruso.
- Il capitolo include riflessioni sulle leggi inefficaci del tempo, sottolineando la corruzione e l'impotenza delle istituzioni nel proteggere i deboli.
- Don Abbondio è ritratto come un uomo codardo, che preferisce evitare i conflitti e si affida ai privilegi della sua posizione clericale per proteggersi.
Indice
Descrizione del Lago di Como
Il primo capitolo de “I Promessi Sposi” inizia con la descrizione del Lago di Como, costituito da due rami: quello che si rivolge a meridione attraversa due grandi catene montuose, si restringe e allarga a seconda dell’andamento di esse; addirittura a tratti sembra acquisire la parvenza di un fiume.
Le sponde dello specchio d’acqua sono infatti collegate in un punto da un ponte. La costa scende affiancando due monti, quello di “San Martino” e il “Resegone” avente questo nome a causa delle sue cime, che gli danno la parvenza di una sega. Intorno ad essi sono presenti colline, valli e campi coltivati; la cittadella più importante nel territorio è Lecco: questa nel 1600 ospita una roccaforte abitata da un gruppo di soldati spagnoli che compivano razzie, omicidi e molestie nei confronti delle donne. Nelle zone attorno alla riva del lago numerosi sentieri che scendono o salgono e permettono a colui che passeggia di ammirare il paesaggio attorno a lui. In queste piccole strade cammina, nel pomeriggio del 7 novembre 1628, il curato di un paesino il cui nome non è mai citato. Il prete procede a passo tranquillo e con fare svogliato, recitando o leggendo alcune preghiere tratte dal breviario che tiene in mano; alza lo sguardo solamente in alcuni momenti, in particolare quando si trova costretto a scegliere quale via imboccare ad un bivio (a forma di Y), alla cui confluenza si trova un tabernacolo (raffigurante attraverso figure allungate le anime del Purgatorio).Incontro con i bravi
A questo punto trova con grande sorpresa due uomini che sembrano attendere l’arrivo di qualcuno: uno dei due è seduto a cavalcioni sul muretto basso che delimita il sentiero, con una gamba a penzoloni, l’altro appoggiato al muro con le braccia conserte. Il loro portamento e i loro abiti subito fanno intuire al curato che si tratta di individui appartenenti alla specie dei bravi: a raccogliere i loro capelli è presente una reticella verde, che termina cadendo sull’omero e un lungo ciuffo gli copre il viso; hanno baffi arricciati in punta e una cintura a cui sono attaccate due pistole, una collana con un corno contenente polvere da sparo; dai pantaloni gonfi fuoriesce inoltre il manico di un coltello e possiedono anche una spada lavorata in ottone. L’autore, per meglio definire i personaggi dei bravi, cita una grida emanata l’8 aprile 1583 dal governatore dello Stato di Milano, che minaccia pene severissime contro tutti coloro che si sarebbero messi al servizio di signorotti potenti e avrebbero compiuto soprusi nei confronti delle persone più deboli, invitandoli a lasciare la città entro 6 giorni. Il 12 aprile 1584 lo stesso governatore elabora una nuova norma in cui vengono messi in guardia anche gli uomini che possiedono solo la fama di essere bravi e il 5 giugno 1593, come nel 23 maggio 1598, altri amministratori ribadiscono le pene previste per coloro che commettono omicidi, furti o quant’altro. Nel 5 dicembre 1600 un nuovo governatore che, come osserva Manzoni, è probabilmente più abile a spingere il Duca di Savoia a dichiarare guerra alla Francia, crea nuove condanne destinate ai bravi, a cui si susseguono altre nel 1612, 1618 e 1627 (questa emanata da don Gonzalo Fernandez de Cordova). Il lettore può così facilmente intuire che al tempo di Don Abbondio i delinquenti sono ancora presenti.
Minacce a Don Abbondio
A questo punto il racconto si focalizza di nuovo su don Abbondio, che capisce subito che i due stanno aspettando proprio lui: essi, appena lo vedono, gli si avvicinano con fare malizioso, dopo essersi scambiati uno sguardo d’intesa. Il curato si guarda subito alle spalle, nell’illusione che ci possa essere qualcuno dietro di lui; non c’è nessuno nel sentiero, così il prete inizia subito a farsi un esame di coscienza per capire se mai avesse mancato di rispetto a un uomo potente. Esclude subito la possibilità e, non potendo fuggire dato che il gesto potrebbe essere interpretato come un invito a inseguirlo, si dirige verso i due accennando un sorriso. Uno dei prepotenti gli chiede se il giorno seguente avesse avuto intenzione di celebrare il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella (protagonisti del romanzo); il prete subito risponde che i futuri sposi si sono rivolti a lui solo come funzionario comunale e di certo non ha organizzato lui la cerimonia. Il bravo allora continua sostenendo che il matrimonio non deve essere celebrato né il giorno successivo né mai: don Abbondio ribatte spaventato ripetendo che la cosa non dipende da lui, dato che comunque non avrà un compenso per il suo servizio; gli scagnozzi non vogliono sentire scuse, subito uno lo interrompe e lo minaccia di subire una brutta fine se la coppia verrà “maritata”. Il compagno successivamente prende la parola, affermando di essere sicuro che il curato si comporterà in maniera intelligente, poi fa il nome di don Rodrigo, suo capo e mandante, che “riverisce” caldamente il curato. Prima di andarsene entrambi ribadiscono che l’incontro deve essere mantenuto segreto, altrimenti ci saranno conseguenze. Don Abbondio prova a proporre alcune trattative, ma non viene ascoltato, quindi preoccupato imbocca subito la strada che porta a casa sua.
Carattere di Don Abbondio
A questo punto abbiamo una digressione riguardante il curato; Manzoni subito rende evidente il fatto che non sia un uomo coraggioso, ma il suo comportamento a tratti codardo è giustificato dall’ambiente in cui è da sempre vissuto: nel 1600 infatti il sistema giuridico non conferiva protezione ai più deboli, che spesso erano vittima di soprusi da parte dei potenti. Le leggi sono presenti, anzi sovrabbondanti, ma non vengono applicate data la corruzione radicata all’interno della società: i malfattori si rifugiano nei conventi o vengono protetti dai loro padroni e gli uomini che si dovrebbero occupare di far rispettare le leggi sono spesso a loro volta corrotti o troppo spaventati per andare contro i signorotti; capita spesso infatti che siano i più deboli ad essere giustiziati senza valide motivazioni. Molti si raggruppano in corporazioni che non hanno grande potere, dato che il controllo di molti paesi era esercitato da potenti spagnoli.
Don Abbondio quindi, che non era ricco, né nobile o coraggioso, aveva accettato di buon grado la decisione dei suoi genitori di farlo prete, dato che la classe era dotata di molti privilegi, ottenibili senza grande sforzo. Egli non si immischia mai nei conflitti e, se costretto, si schiera sempre dalla parte del più potente, guardando l’altro come se la cosa non dipendesse da lui e, come per affermare che, se fosse stato lui il potente, sicuramente l’avrebbe supportato. Molto spesso il curato deve ingoiare bocconi amari e sfoga la sua rabbia repressa contro le persone ancora più deboli di lui, incapaci di ribattere. Adesso, nel suo tragitto verso casa, è molto impensierito poiché dovrà spiegare tutto l’accaduto a Renzo, che normalmente è un bravo ragazzo, ma in caso avvenga un’ingiustizia sa essere insistente e si comporta come una vera testa calda; il prete tra l’altro borbotta tra sé quasi maledicendo i due giovani a cui è venuto il desiderio di sposarsi all’improvviso. Egli insulta addirittura don Rodrigo, che di solito è abituato a salutare con un profondissimo inchino; mentre riflette arriva a casa ed entra immediatamente.
Dialogo con Perpetua
A casa ad aspettarlo c'è la sua domestica Perpetua, una donna sulla cinquantina rimasta zitella che spesso subisce le lamentele di don Abbondio: vivendo da molto tempo con lui comprende subito che c’è qualcosa che non va, ma il padrone si rifiuta di parlare, sapendo che Perpetua è una pettegola, e chiede del vino. Dopo qualche insistenza il prete cede e racconta tutto l’accaduto alla donna, che subito gli consiglia di rivolgersi al cardinal Borromeo, uomo religioso che si cimenta nella protezione di coloro che sono in difficoltà e ama far punire chi se lo merita. Il curato si rifiuta di ascoltare, poiché timoroso di ricevere una pallottola nella schiena; Perpetua lo rimprovera per la sua indecisione e per il suo timore, ma egli decide di non starla a sentire e di andare a dormire in camera sua: rifletterà durante la notte sul da farsi. Prima di chiudere la porta invita di nuovo la donna a mantenere il segreto.
Analisi del capitolo
La narrazione inizia con l’approfondita descrizione del paesaggio intorno al lago di Como: la natura viene descritta attraverso l’utilizzo di particolari molto dettagliati; una rappresentazione simile si può trovare alla fine nell’VIII capitolo con l' “Addio ai monti” di Lucia;
Nel capitolo sono presenti ben due analessi o flashback: in una di esse si parla in modo approfondito delle diverse “gride” emanate dai governatori della città di Milano nel corso del XVII secolo; nella seconda viene descritto il personaggio protagonista dell’episodio narrato, don Abbondio;
Viene pronunciata una frase, nel capitolo, che è divenuta estremamente celebre: “Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del primo capitolo dei Promessi Sposi?
- Chi sono i protagonisti dell'episodio narrato nel primo capitolo?
- Quali sono le caratteristiche dei bravi descritte nel primo capitolo?
- Quali sono le leggi e le norme citate nel primo capitolo?
- Come reagisce don Abbondio all'incontro con i bravi nel primo capitolo?
Il tema principale del primo capitolo dei Promessi Sposi è la descrizione del paesaggio intorno al lago di Como.
I protagonisti dell'episodio narrato nel primo capitolo sono don Abbondio, Renzo Tramaglino e Lucia Mondella.
Nel primo capitolo vengono descritte le caratteristiche dei bravi, come i loro abiti, le armi che portano con sé e la loro connessione con il potente don Rodrigo.
Nel primo capitolo vengono citate diverse leggi e norme emanate dai governatori di Milano nel corso del XVII secolo, che puniscono i soprusi e i crimini commessi dai bravi.
Don Abbondio reagisce con paura e tenta di trattare con i bravi, ma alla fine decide di andare a casa sua per riflettere su cosa fare.