Concetti Chiave
- L'innominato, il cui vero nome è Bernardino Visconti, è un personaggio temuto e noto per la sua ribellione alla legge e la sua indole dominante.
- Esiliato dal ducato di Milano, l'innominato continua la sua vita da malvivente e risiede in un castello isolato, circondato da alleati capaci di uccidere per lui.
- Il castello dell'innominato è un luogo arido e pericoloso, simbolico del suo carattere, con corridoi bui e armi pronte all'uso.
- In una crisi d'identità, l'innominato riflette sul suo passato e inizia a interrogarsi sull'esistenza di Dio, influenzato dalle parole di Lucia.
- Le parole di misericordia di Lucia e il successivo incontro con il cardinal Federigo portano l'innominato a cercare redenzione e liberare Lucia.
Indice
L'innominato e la sua reputazione
Il suo vero nome era Bernardino Visconti ma l'innominato in cui teneva più timore e paura tra la gente. Le sue passioni erano opporsi alla legge manifestando il suo spirito di rivolta. Cercava sempre di vincere e molti suoi rivali si ritiravano. Non aveva amici ma alleati o “amici subordinati”; più un’azione era difficile più egli si impuntava sul fatto, per questo Don Rodrigo aveva esagerato la questione di Lucia quando gli aveva chiesto aiuto.
Esilio e ritorno al castello
Alla fine l'innominato viene mandato in esilio dallo stato di Milano ma se ne va tra squilli di tromba con un seguito di cani e cavalieri lanciando insulti alle autorità. Anche in esilio continua a comportarsi da malvivente e addirittura alcuni principi stranieri gli chiesero aiuto. Una volta tornato dall'esilio scelse di vivere in un castello isolato al confine tra Milano e Venezia. Aveva un gruppo di persone che vivevano con lui che dovevano essere disposti ad uccidere. Di fronte a questo personaggio o si era alleati o nemici ma da nemici si moriva; di conseguenza tutti gli erano alleati.
Il paesaggio e il castello
Il paesaggio è arido e pericoloso. Questi due aggettivi rispecchiano il carattere dell'innominato; non ci sono campi verdi e il fiume non disseta e crea danni. Viene descritto come un paesaggio di morte perché ricorda l'assenza di vita. L’aquila è simbolica perché è violenta, solitaria, predatrice, e l'innominato viene paragonato a questo animale dominante. Nessuno osava avvicinarsi al castello se il padrone di casa non vi era amico.interno del castello è tappezzato di corridoi bui e armi appese, tutte ordinate e pronte per essere usate.
Crisi d'identità e redenzione
Nel capitolo venti l'innominato è in una specie di crisi d'identità. È solo, isolato e senza amici e comincia a provare il fastidio verso le azioni del passato. A paura della morte e si pone la domanda dell'esistenza di Dio. Più questa domanda ritorna più lui soffoca questi sentimenti. Lucia vede nell'innominato un barlume di bontà, cosa che nessuno era mai riuscito a fare. Ella dice all'innominato che Dio perdona tante cose, per un'opera di misericordia.
nb: questa è una delle frasi più importanti del romanzo perché muove l'innominato con compassione. Dio perdona tante cose per un'opera di misericordia. L'innominato si sente schiacciato dal peso di tutto il male che ha fatto nella sua vita e la frase di Lucia gli viene detta nella sua testa, da qualcuno di onnipotente.
Da questa frase iniziano i problemi dell'innominato; non trova più il senso della sua vita e perciò decide di liberare Lucia. E’ diviso in due e cerca una risposta dal cardinal Federigo che in quel giorno era in città. Le parole del cardinale riescono a muovere l'innominato facendogli capire che è amato da Dio e che c'è ancora tempo per rimediare alle azioni malefiche che aveva compiuto.
Domande da interrogazione
- Chi era l'innominato e quale era la sua reputazione?
- Cosa accadde all'innominato dopo l'esilio?
- Come viene descritto il paesaggio intorno al castello dell'innominato?
- Qual è il significato della crisi d'identità dell'innominato e come avviene la sua redenzione?
L'innominato, il cui vero nome era Bernardino Visconti, era temuto e rispettato per la sua opposizione alla legge e il suo spirito di rivolta. Non aveva amici, solo alleati o "amici subordinati", e si impegnava particolarmente in azioni difficili.
Dopo l'esilio, l'innominato tornò a vivere in un castello isolato al confine tra Milano e Venezia, circondato da persone disposte a uccidere per lui. Era un personaggio temuto, e chi non era suo alleato rischiava la vita.
Il paesaggio intorno al castello è descritto come arido e pericoloso, riflettendo il carattere dell'innominato. È un paesaggio di morte, privo di vita, con un fiume che non disseta e crea danni.
L'innominato attraversa una crisi d'identità, sentendosi solo e tormentato dalle sue azioni passate. La frase di Lucia, "Dio perdona tante cose, per un'opera di misericordia", lo colpisce profondamente, portandolo a cercare il perdono e la redenzione attraverso l'incontro con il cardinal Federigo.