Aleksej
Genius
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Concetti Chiave

  • José Saramago, nato nel 1922 in Portogallo, ha avuto una carriera letteraria influenzata da un forte impegno politico, aderendo al Partito Comunista Portoghese.
  • Il romanzo "Le Intermittenze della Morte" esplora il tema della morte, immaginando un mondo in cui la morte si ferma, causando caos sociale ed economico.
  • La narrazione segue la Morte che, per consegnare una lettera a un violoncellista, assume forma umana e sviluppa un sentimento per lui, evidenziando l'umanità intrinseca nella vita e nella morte.
  • Saramago usa il romanzo per criticare la società moderna, evidenziando il terrore della vecchiaia e la marginalizzazione degli anziani, usando sarcasmo e humor nero.
  • Il finale del romanzo è una poetica riflessione sull'importanza dell'amore e sulla necessità della morte per dare significato alla vita.

Vita:

Indice

  1. Infanzia e carriera di José Saramago
  2. Il successo letterario e il Nobel
  3. Il romanzo sulla morte
  4. La riflessione sulla vita e morte
  5. Critica sociale e finale del romanzo

Infanzia e carriera di José Saramago

José Saramago è nato ad Azinhaga, in Portogallo il 16 novembre 1922. Trasferitosi a Lisbona con la famiglia in giovane età, ha abbandonato gli studi universitari per difficoltà economiche, mantenendosi con i lavori più diversi fino a impiegarsi stabilmente in campo editoriale, lavorando per dodici anni come direttore letterario e di produzione. Il suo primo romanzo “Terra del peccato” del 1947, non riceve un grande successo nel Portogallo oscurantista di Salazar. Nel 1959 si iscrive al Partito Comunista Portoghese che opera nella clandestinità sfuggendo sempre alle insidie ed alle trappole della polizia politica del regime salarazista. In effetti, bisogna sottolineare che per capire la vita e l'opera di questo scrittore non si può prescindere dal costante impegno politico che ha sempre profuso in ogni sua attività.

Il successo letterario e il Nobel

Durante gli anni settanta Saramago vive un periodo di formazione e pubblica poesie, cronache, testi teatrali, novelle e romanzi. Ma è con “Memoriale del convento” (1982) che ottiene finalmente il successo tanto atteso: in sei anni pubblica tre opere di grande impatto ( oltre al “Memoriale”, “L’anno della morte di Riccardo Reis” e “La zattera di pietra”) ottenendo numerosi riconoscimenti. Gli anni Novanta lo consacrano sulla scena internazionale con “L’assedio di Lisbona”, “Il Vangelo secondo Gesù” e “Cecità”; inoltre ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1998. Meno riuscito è il Saramago saggista, editorialista e viaggiatore, probabilmente frutto di necessità contingenti, non ultima quella di tenere vivo il suo nome sulla scena letteraria contemporanea. Attualmente vive a Lanzarote, nelle Isole Canarie.

Il romanzo sulla morte

Con questo libro, lo scrittore portoghese ci regala un appassionante romanzo che fonde insieme fantasia e realtà, poesia e prosa, umanità e passione: tutto ruota sul grande tema della Morte. Infatti il 31 dicembre allo scoccare della mezzanotte, in un paese sconosciuto, s’instaura l’eternità, perché la Morte entra definitivamente in sciopero, rifiutandosi quindi di compiere il suo quotidiano dovere. L'avvenimento suscita a tutta prima sentimenti di giubilo e felicità, ma crea anche scompiglio in ogni strato sociale; il più grande sogno dell'umanità diventa il più terrificante degli incubi: è il trionfo della sovrappopolazione, l’affollamento delle strutture ospedaliere, il collasso economico, persino il tracollo del senso religioso. Poi d’improvviso la morte torna a farsi viva, recupera il tempo perduto e ricomincia a far valere la scadenza di quel contratto a tempo determinato che è la vita, cambiando le regole: invia otto giorni prima della rescissione del contratto le sue funebri notifiche agli inconsapevoli destinatari. Queste buste di color viola, firmate di suo pugno, segnano la ripresa della catena di montaggio che si era interrotta per sette mesi. Tutte le lettere arrivano a destinazione tranne una, rinviata sempre al mittente. È indirizzata a un violoncellista che vive in solitudine con il suo cane, riservando ogni momento della sua vita alla musica. Per conoscere quest’uomo, l’unico in grado di evitarla, la morte decide di trasformarsi in una donna e di consegnargli personalmente la lettera. Si instaura quindi tra la Morte e la sua vittima un rapporto particolare, inusuale, una sorta di attrazione che si trasforma in sentimento. La morte, fatta donna, lascia sopravvivere la vita e le dona il suo valore immenso. Anche una vita apparentemente banale ha il grande potere di ammaliare la morte e nella quotidianità di gesti semplici, ma puri, ha la forza di sorprendere e affascinare, di sconvolgere e avvolgere a se colei che ne è l'antitesi suprema.

La riflessione sulla vita e morte

Questa storia surreale, persino nella sua forma sintattica, propone temi e interrogativi di grande umanità e attualità, che ci spingono a riflettere. Ciò che emerge è anzitutto l’inscindibilità fra la vita e la morte, nel senso che l’una non ha senso senza l’altra e perché ogni vita terrena è destinata a una fine, ne ha bisogno per la sua stessa esistenza. Come dice lo stesso autore “La morte è logica, è naturale: ci appartiene. Viviamo per morire e non vivremmo se non morissimo. L’eternità paradossalmente sarebbe infinitamente peggiore”. Con filosofia ironica, Saramago sottolinea anche i problemi legati al terrore della vecchiaia che tormentano la nostra società occidentale manifestandosi in vari modi: dalla spasmodica ricerca di un’apparente giovinezza, all’allontanamento degli anziani dalla nostra vita. Si può utilizzare la chirurgia estetica, la cosmesi per illuderci, ma dobbiamo arrenderci all’idea che non è possibile rinviare d’un solo secondo la nostra fine. Altro segno del nostro tempo: eliminare i vecchi, ormai improduttivi, dalla nostra vita chiudendoli in quei luoghi dove entrano in una sorta di invisibilità che è il vero inizio della morte.

Critica sociale e finale del romanzo

Tra picchi di humor nero e intrecci drammatici, Saramago, con la forza del suo tagliente sarcasmo, compie un’acuta analisi di una società governata da criminali privi di scrupoli e media onnipresenti, e punta il dito contro “l’ottusità” dei politici e “l’invadenza”della Chiesa; lo stesso autore in un’intervista spiega che non vuole cedere alla religione il monopolio della morte, che è proprietà anche di un ateo perché appartiene alla vita e al senso che gli uomini le danno. Il finale è dolcissimo e struggente: l’ultimo capitolo del romanzo, il più bello, straordinario per intensità e poesia, è una sorta di danza fra la vita e la morte, in cui quest’ultima spiega che, se l’esistenza fosse infinita, perderebbe il suo significato. E in cui si allude alla forza dell'amore: l'unico capace di dare scacco alla morte.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema centrale del romanzo "Le Intermettenze della Morte" di José Saramago?
  2. Il tema centrale del romanzo è la Morte e il suo impatto sulla società quando decide di entrare in sciopero, creando un mondo in cui l'eternità diventa un incubo.

  3. Come reagisce la società all'assenza della morte nel romanzo?
  4. L'assenza della morte inizialmente suscita gioia, ma presto porta al caos sociale, con sovrappopolazione, collasso economico e crisi religiosa.

  5. Qual è il significato della relazione tra la Morte e il violoncellista nel romanzo?
  6. La relazione tra la Morte e il violoncellista rappresenta un'attrazione che si trasforma in sentimento, dimostrando che anche una vita semplice può affascinare e dare significato alla morte.

  7. Quali critiche sociali emergono nel romanzo di Saramago?
  8. Saramago critica la società occidentale per il terrore della vecchiaia, l'ossessione per la giovinezza e l'emarginazione degli anziani, oltre a puntare il dito contro politici e media.

  9. Come viene rappresentato il concetto di eternità nel romanzo?
  10. L'eternità è vista come un paradosso negativo, poiché una vita infinita perderebbe significato, e la morte è necessaria per dare valore all'esistenza.

Domande e risposte

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