Concetti Chiave
- Il "Discorso sulla servitù volontaria" di Etienne de La Boètie analizza come i tiranni mantengano il potere grazie alla concessione volontaria dei sudditi.
- La Boètie critica la tirannia e ogni forma di governo che nega la libertà radicale, sostenendo che la soluzione è la disobbedienza pacifica.
- L'autore propone che i sudditi diventano oppressori l'uno dell'altro, facilitando il controllo del tiranno.
- Il commento sottolinea l'entusiasmo idealista di La Boètie e il suo invito a smuovere le coscienze per riconoscere il potere individuale.
- L'opera enfatizza l'importanza del desiderio di libertà come forza interiore per resistere alla sottomissione e affermare la propria autonomia.
TITOLO : Discorso sulla servitù volontaria
TITOLO ORIGINALE: Discours sur la servitude volontarie
AUTORE : Etienne de La Boètie
TRADUZIONE : Fabio Ciaramelli
PREFAZIONE : Paolo Flores d’Arcais
COLLANA : Instant Book
EDITORE : Chiarelettere
STAMPA : Maggio,2011
SINTESI DELL’OPERA
Sintesi dell'opera
Nel “Discorso sulla servitù volontaria” l’autore sostiene che i tiranni detengono il potere perché sono i sudditi a concederglielo volontariamente (servitù volontaria), preferendo la sicurezza di vivere miseramente alla dubbia speranza di vivere agiati; indotti da circenses, scrupolo religioso, corruzione ed abitudine, quella capace di forzare qualsiasi inclinazione naturale alla libertà e di far diventare naturale ciò che non è connaturato all’uomo, gli asserviti mettono la propria vita nelle mani di un'unica persona.
Critica alla tirannia
Boètie deplora quindi la tirannia e, con essa, ogni forma di governo (nonché credo religioso) che neghi agli individui la libertà radicale, il potere di tutti e di ognuno. Per enfatizzare questo concetto, l’autore giunge perfino a definire la tirannide “democratica” nel consentire a ciascuno di farsi oppressore dell’altro;afferma, infatti, che il tiranno sottomette i sudditi gli uni per mezzo degli altri. L’unica soluzione è che il popolo stesso combatta il despota, non con la forza,bensì nel modo più pacifico che ci sia:smettendo di obbedire.
COMMENTO
Commento personale
Personalmente, trovo a dir poco contagiante l’entusiasmo che trapela da ogni singola riga del testo; la tensione saggistica che attraversa l’opera e la logica acuminata con cui Boètie affronta il tema della libertà sono, a mio parere, elementi rivelatori del forte impulso idealista che porta l’autore a scrivere. Avverto, infatti, l’enorme fiducia che egli ripone nel testo e nel messaggio da veicolare; il suo obiettivo è quello di smuovere le coscienze e far capire al popolo la “verità”mai detta prima perché troppo scomoda e pericolosa:ognuno di noi è artefice della propria libertà. Ciò che più mi ha colpito è che l’autore non rivolge la sua critica a sovrani, intellettuali o filosofi, bensì prescinde dal suo status di uomo politico per mettersi nella prospettiva del popolo e cercare di rendere questo ultimo consapevole della propria importanza e del proprio potere.
Ottimismo e libertà
Ed è proprio tale incondizionato ottimismo nei confronti delle capacità “autoliberatrici” dell’uomo su cui implicitamente il libro trova la sua ragion d’essere, che mi ha appassionato e profondamente coinvolto. Infatti, quando Boètie, usando la metafora del tronco che si secca se le radici non gli portano il nutrimento, afferma che, per essere liberi, bisogna solo volerlo, basta desiderarlo:“Siate risoluti a non servire più ed eccovi liberi”. Soffermandomi su quell’ ”eccovi”che minimizza al quanto il difficile passaggio da uno stato di servitù ad uno di libertà, mi è venuto spontaneo pensare all’apartheid, al genocidio degli Ebrei,a quello degli Armeni, alle suffragette e a molti altri esempi che denotano l’immenso sforzo e sacrificio che c’è fra desiderare la libertà e ottenerla per davvero. Ecco perché, secondo me, il“desiderio di libertà”che l’autore nomina spesso, nasconde l’invito di Boètie a non piegarsi passivamente agli eventi per come vengono, bensì a mantenere sempre accesa dentro di noi quella predisposizione d’animo, quella forza interiore(o come dice lui “desierio”) che ci rende liberi di essere noi stessi.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del "Discorso sulla servitù volontaria"?
- Come descrive Boètie la tirannia nel suo discorso?
- Qual è la soluzione proposta da Boètie per combattere la tirannia?
- Qual è l'obiettivo di Boètie nel suo discorso secondo il commento?
- Quale metafora usa Boètie per spiegare il concetto di libertà?
Il tema principale è che i tiranni mantengono il potere perché i sudditi glielo concedono volontariamente, preferendo la sicurezza alla libertà.
Boètie descrive la tirannia come "democratica" perché permette a ciascuno di farsi oppressore dell'altro, sottomettendo i sudditi gli uni per mezzo degli altri.
La soluzione proposta è che il popolo smetta di obbedire al despota in modo pacifico, senza usare la forza.
L'obiettivo è smuovere le coscienze e far capire al popolo che ognuno è artefice della propria libertà, rendendolo consapevole del proprio potere.
Boètie usa la metafora del tronco che si secca se le radici non gli portano nutrimento, affermando che per essere liberi basta volerlo e desiderarlo.