Concetti Chiave
- De Catilinae coniuratione narra la cospirazione di Catilina, ritenuta da Sallustio uno degli eventi più memorabili della storia romana per la sua audacia.
- L'opera si concentra sulla figura di Catilina, descritto come ambizioso e moralmente corrotto, circondato da giovani senza scrupoli e nobili decaduti.
- Catilina viene presentato come un nemico della patria, con un piano per assassinare Cicerone ed altre azioni sovversive che portarono a una caccia ai congiurati.
- Bellum Iugurthinum mette in luce la corruzione della classe dirigente romana durante la guerra contro Giugurta, re della Numidia, sottolineando il decadimento morale di Roma.
- Sallustio evidenzia l'abilità di Giugurta come corruttore, che prolunga inutilmente il conflitto fino all'intervento decisivo di Mario nel 107 a.C.
De Catilinae coniuratione
L'opera fu scritto tra il 43 e il 42 a.C. In essa Sallustio giustifica la scelta del tema dicendo che si tratta di uno dei fatti più memorabili della storia romana per l’audacia dell’impresa e per il pericolo che corse la Repubblica. È un’opera formata da 61 capitoli, troviamo un elemento che sarà costante del Sallustio storico cioè il proemio introduttivo, che si dispiega in 13 capitoli dove Sallustio espone la sua concezione storica ed espone le sue idee politiche e morali.
Bellum Iugurthinum
In quest'opera Sallustio racconta un fatto emblematico che ha la funzione di mettere in luce la profonda corruzione della classe dirigente romana e il decadimento dei valori. Sallustio fa riferimento a fatti avvenuti tra il 111 e il 105 a.C. Siamo ai tempi in cui Roma intraprende una campagna militare contro Giugurta, re della Numidia. Fu una lunga e faticosa guerra, ma Sallustio conosce molto bene quel contesto anche geografico perché fu proconsole della provincia d’Africa. Lo schema è lo stesso del De Catilina coniuratione, c’è una parte iniziale sulla natura umana e sulle componenti spirituali e poi l'autore entra nel vivo dei fatti descrivendo il regno della Numidia: morto il sovrano, i figli Iemsale e Aderbale si contendono il trono, Giugurta che è nipote del re si inserisce nel contesto delle lotte per la successione, riesce ad uccidere Iemsale e costringe alla resa Aderbale, che invoca l’intervento romano. Non c’era nessun motivo per cui questo conflitto dovesse durare tutto questo periodo, militarmente Roma aveva una superiorità schiacciante nei confronti dell’ambizioso Giugurta. Ci volle così tanto tempo perché Giugurta era un abile corruttore, capì quanto piaceva il denaro ai Romani e quindi giocò tutto su questa debolezza. I tempi lunghissimi della guerra furono vergognosi e quella vicenda era significativa per il livello di corruzione e di decadenza morale della classe dirigente della Res Publica. Giugurta attacca Aderbale che viene sconfitto e viene anche ucciso e rimane re del proprio regno di Numidia. Per lunghi anni i Romani non sconfiggono Giugurta semplicemente perché corrotti. Nel 107 a.C. arriva la svolta: Mario prende il comando delle truppe, sbarca in Africa e sconfigge Giugurta pesantemente. Mario che Sallustio sente la necessità di esaltare.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale dell'opera "De Catilinae coniuratione" di Sallustio?
- Come descrive Sallustio la figura di Catilina?
- Qual è il contesto storico del "Bellum Iugurthinum"?
- Perché la guerra contro Giugurta durò così a lungo secondo Sallustio?
- Quale svolta avviene nel 107 a.C. durante la guerra contro Giugurta?
L'opera si concentra sulla congiura di Catilina, considerata uno dei fatti più memorabili della storia romana per l'audacia e il pericolo che rappresentava per la Repubblica.
Sallustio dipinge Catilina come una figura demoniaca, moralmente corrotta e ambiziosa, con un animo depravato e malvagio, votato al male per una sfrenata ambizione di potere.
L'opera narra la guerra tra Roma e Giugurta, re della Numidia, avvenuta tra il 111 e il 105 a.C., evidenziando la corruzione della classe dirigente romana e il decadimento dei valori.
La guerra durò a lungo perché Giugurta era un abile corruttore che sfruttò la debolezza dei Romani per il denaro, ritardando la vittoria nonostante la superiorità militare di Roma.
Nel 107 a.C., Mario prende il comando delle truppe romane, sbarca in Africa e sconfigge pesantemente Giugurta, segnando una svolta decisiva nel conflitto.