Concetti Chiave
- Lucrezio è un importante poeta dell'epoca di Cesare, noto per il suo poema "De rerum Natura" che espone la filosofia epicurea.
- L'epicureismo a Roma era visto come pericoloso dalla classe dirigente, poiché incoraggiava il piacere e il superamento delle paure, minacciando l'ordine politico e religioso.
- "De rerum Natura" è un poema epico-didascalico in sei libri che tratta temi come la fisica, l'antropologia e la cosmologia epicurea.
- Lucrezio utilizza il genere poetico per diffondere l'epicureismo, giustificando la scelta con similitudini che rendono la dottrina più accessibile.
- Il linguaggio di Lucrezio è caratterizzato da concretezza espressiva, neologismi e l'uso di similitudini per sopperire alla mancanza di un linguaggio filosofico astratto nel latino.
Lucrezio è insieme Catullo il più grande poeta dell'età di Cesare con la sua opera il de rerum Natura espone la filosofia epicurea, concentrandosi come Catullo solo sulla contemplazione intellettuale e la poesia. Rispetto alla sua biografia abbiamo alcune polemiche riguardo alla morte, incerti se datarla nel 51 o 53 aC. Sappiamo con certezza infatti che Lucrezio si è suicidato a 43 anni (lo afferma Cicerone) e dovrebbe quindi essere morto nel 51 , ma altri danno informazioni differenti. Ad esempio Elio Donato nel suo de vita Vergili afferma che la data di morte dorebbe risalire al 55 mentre San Girolamo nel Cronicon afferma che la data di nascita si colloca nell'anno '90 aC,con conseguente morte nel 51.Lucrezio si suicida,secondo la leggenda, con un filtro d'amore, segno della concezione tutta epicurea che il poeta aveva del sentimento amoroso.
EPICUREISMO A ROMA
La Classe dirigente a Roma è sempre stata molto attenta ad eliminare gli elementi del pensiero greco potenzialmente pericolosi per la res publica, e così tentava di fare con la dottrina epicurea. Questa dottrina era considerata pericolosa perchè,avendo come unico scopo il piacere e il superamento delle paure, distoglieva i cittadini dall'impegno politico e negava l'intervento degli dei nelle questioni umane, corrodendo quella religione da sempre usata come strumento di potere .L'epicureismo celebra un piacere che non è nè la virtus nè il partecipare dello stato, non avere paura per la società romana appariva in quest'ottica controproducente: bisognava avere paura degli dei e del potere. Nonostante i primi filosofi epicurei a Roma (Alceo e Filisco ) fossero stati espulsi addirittura dalle mura cittadine, la dottrina venne a poco a poco accettata tanto che si arrivò a veri e propri protettori dei filosofi epicurei come Cesonino e Sirone, che protesse personalità come Virgilio e Orazio. I filosofi epicurei a Roma scrivono delle opere divulgative ma non alla portata di tutti , Lucrezio invece è il primo che scrive poesia, anche con un certo rischio in quanto sicuramente la divulgazione di tale dottrina non era benvista. Anche il cristianesimo condannò pesantemente questa dottrina, ne è ancora una volta esempio il Cronicon di San Girolamo che afferma che la scrittura del de Rerum Natura era avvenuta "per intervalla insaniae" .
IL DE RERUM NATURA
L'opera è un poema epico-didascalico in esametri , diviso in sei libri e strutturato in 3 diadi. Esso costituisce il maggiore veicolo della filosofia epicurea a Roma, il titolo traduce fedelmente l'omonima opera perduta Epicurea (perì physeos) e nonostante il dedicatario sia Memmio,patrono di Catullo e Cinna, sembra in molti passaggi che l'opera sia maggiormente dedicata ad Epicuro. Il poema si articola in tre gruppi di due libri ( le diadi).
I DIADE : Gli atomi (Proemio, Principi della fisica epicurea, Clinamen)
II DIADE : Antropologia (La morte, teoria della conoscenza, digressione sull'amore)
III DIADE :Cosmologia(il mondo, l'origine ferina dell'umanità, i fenomeni natuali, digressione sulla peste di Atene)
Come si nota, le tre diadi vanno per argomento dall'unità minima a quella massima. Si pensa che il De rerum Natura non abbia ricevuto la revisione finale, pensiero nato dalla apparente mancanza di finale del poema. Alcuni teorizzano appunto la mancanza del finale partendo dalla promessa che Lucrezio stesso fa nel corso dell'opera di descrivere le sedi beate degli dei; questa promessa non viene mantenuta e si ritiene sia questa descrizione il finale mancante. Altri pensano che l'Ouverture dell'opera ( l'inno a Venere) e la chiusura (la peste di atene ) siano intenzionali, contrapposte come una sorta di Trionfo della vita e Trionfo della morte, per mostrare come non esista alcuna conciliazione del contrasto eterno di queste due potenze.
GENERE LETTERARIO
E' sempre apparsa singolare la scelta poetica di Lucrezio per diffondere l'epicureismo, dal momento che lo stesso Epicuro aveva condannato al poesia per la sua connessione col mito e per il modo con cui irretiva i lettori. In due sezioni distinte del poema (I e IV libro) lo stesso Lucrezio giustifica questa sua scelta con una celebre similitudine: la dottrina epicurea è amara e va servita ai discepoli con una coppa cosparsa di miele. Diversamente da Epicuro non solo Lucrezio ostenta ammirazione per Omero ma guarda anche con simpatia il perì physeos di Empedocle , poeta-filosofo del V secolo. A differenza dello stile didascalico tipico latino però Lucrezio mostra la volontà non solo di descrivere ma anche di indagare le cause e a spiegare ogni aspetto importante della vita del mondo e dell'uomo, proponendo al discepolo una verità (ratio) che è obbligato ad accettare o a rifiutare. Lo stile retorico Lucreziano, inoltre, non punta a stupire il lettore nè a meravigliarlo ma contrappone alla retorica del mirabile quella del necessario, della quale non c'è da meravigliarsi se accadono determinate cose.
IL LETTORE DISCEPOLO
La consapevolezza dell'importanza della materia trattata determina il tipo di rapporto che Lucrezio instaura con il lettore discepolo, continuamente esortato a seguire il percorso educativo della dottrina epicurea. Il discepolo deve diventare consapevole della propria grandezza intellettuale e questa è la radice del cosiddetto "sublime " Lucreziano, qull'insieme di spettacoli grandiosi che ricorrono nel poema coinvoglendo e spronando il lettore-spettatore.Proprio per questo sono essenziali nel poema i procedimenti argomentativi, caratterizzati dall'uso del sillogismo epicureo, composto di 5 passaggi. Esempio più lampante della perizia argomentativa di Lucrezio è il libro III, dedicato alla confutazione del timore della morte: inizia con una introduzione (inno ad Epicuro), una trattazione vera e propria suddivisa in due sezioni (1: L'anima è mortale, 2:è soggetta al ciclo di nascita e morte di tutti i corpi). Vengono poi presentate 29 prove dell'esistenza dell'anima. Appare evidente in queste parti argomentative il grande contatto con la letteratura diatribica sviluppatasi in Grecia in età ellenistica (rappresentata da Bione di Boristene) ceh presentava in modo semidrammatico il contenuto con frequenti spunti satirici assai vivaci e più personaggi fittizzi. In sintesi quindi lo scopo di Lucrezio non è solo descrivere ma anche spiegare, convincendo il lettore ad una adesione o a un rifiuto; nel fare questo utilizza un'argomentazione stringente e rigorosa con sillogismi e analogie, oltre che numerosi appelli al lettore e marcatori logici come principio quoniam o crede.
TEMI
La religione - Lucrezio si rivolge al lettore in una spietata accusa alla religio tradizionale, nel tentativo riuscito di non far apparire la propria dottrina blasfema o empia.La religio tradizionale è crudele e a sostegno di tale tesi viene portato il sacrificio di Ifigenia, descrivendo l'episodio in tono volutamente patetico. La religio è in graso di opprimere gli uomini con il suo peso di paura, è quindi necessaria una conoscenza sicura delle leggi dell'universo che rivelano la natura mortale e materiale del mondo, dell'uomo e dell'anima.La novità del messaggio lucreziano sta nell'individuazione del nesso tra superstizione religiosa, timore della morte e necessità di speculazione scientifica.Tale messaggio però porta a mettere in discussione i fondamenti culturali sociali e politici dello stato romano che della religio aveva fatto un essenziale elemento di coesione.
Il corso della storia - Oltre a temi fisici ed etico morali , l'autore dedica ampia parte dell'opera alla storia del mondo. Tutta la seconda metà del libro tratta l'origine del mondo e dell'uomo, negando una qualsiasi teoria creazionista (l'uomo è stato creato da particolari circostanze naturali), una ipotetica età dell'oro e l'esistenza di esseri mitologici come i centauri per la loro natura per metà umana e per metà non.Tratta le tappe del progresso umano ,individuando nel caso e nel bisogno materiale i fattori di avanzamento della civiltà.E' evidente in tutta la trattazione il desiderio del poeta di contrapporsi alle visioni teologiche del progresso umano assai diffuse nella cultura del tempo: la natura wsegue le sue leggi e nessun dio la piega ai bisogni dell'oro ( contrapposizione con Esiodo). Il progresso, secondo Lucrezio, ha portato con se degli aspetti di decadenza, il sorgere dei bisogni innaturali, della guerra e delle ambizioni personali. PEr questo il saggio epicureo deve allontanarsi dalle inutili ricchezze e dalle tensioni della vita secondo il lathe biosas (vivi in disparte).
INTERPRETAZIONI DELL'OPERA
L'opera in questione è stata spesso interpretata in maniera ostile poichè,complice la testimonianza di San Girolamo sulla pazzia di Lucrezio, molti hanno provato a vedervi all'interno tracce di uno squilibrio mentale o di crisi maniaco depressive. Addirittura Patin afferma che per tutto il poema Lucrezio si affanna a persuadere un Antilucrezio scettico e in lotta con se stesso in una sorta di sdoppiamento della personalità.Al contrario tutti il testo è pervaso da una tensione illuministica che necessita di temi forti e talvolta per descrizioni a tinte fosche per motivi di contesto (ad esempio per confutare la tesi stoica della natura amica dell'uomo ne offre uno spettacolo drammatico che ne sottolinea l'indifferenza).Alla base di questi quadri fortemente espressivi del poema è radicata l'inclinazione a ricercare un registro stilistico elevato ed efficace. Per Lucrezio Il pessimismo non è quindi prorpio di un seguace di epicuro che deve stare in aequo animo, anche se ciò va oggettivamente in contrasto con l'immagine di un uomo in conflitto che Lucrezio stesso ci offre a causa non di una sua diversa interpretazione dell'insegnamento epicureo ma della propria personalità tormentata.
LINGUA E STILE
In Lucrezio lo stesso Cicerone ci fa ammirare l'acutezza del pensatore mista alle grandi capacità di elaborazione artistica. Lucrezio tende infatti ad utilizzare una concretezza di espressione, che deriva da una mancanza assoluta in lingua latina di un linguaggio astratto e che lo porta ad utilizzare una gamma vastissima di similitudini ed esempi. Appare evidente ma efficace il contrasto tra una lingua colloquiale e uno stile sublime che sfocia nella dizione epico-tragica, fuso nell'entusiasmòs poetico . Frequentissimi sono gli appelli al lettore e le ripetizioni; Lucrezio è stato per questo accusato molto spesso di immaturità stilistica ma lo stesso Epicuro raccomandava di riassumere i concetti di tanto in tanto in formule brevi e semplici. Frequente è anche l'uso di neologismo, poetismi e arcaismi(sopratutto di Ennio) per la mancanza nella lingua latina di possibilità di esprimere concetti filosofici.
MODELLI GRECI
Lucrezio mostra subito una grande conoscenza della letteratura greca, come testimoniano le riprese di Omero,Platone,Eschilo e Euripide. Cita anche , affermando di essere il primo che ha raggiunto gli impervi terreni delle muse Pieridi, Callimaco e i suoi Aitia.
Domande da interrogazione
- Qual è il contributo principale di Lucrezio alla diffusione dell'epicureismo a Roma?
- Quali sono le controversie riguardanti la morte di Lucrezio?
- Come viene percepita la dottrina epicurea a Roma?
- Qual è la struttura del poema "De rerum natura"?
- Quali sono le principali critiche e interpretazioni dell'opera di Lucrezio?
Lucrezio ha contribuito alla diffusione dell'epicureismo a Roma attraverso il suo poema "De rerum natura", che espone la filosofia epicurea in forma poetica, rendendola accessibile e attraente per un pubblico più ampio.
Ci sono polemiche sulla data della morte di Lucrezio, con fonti che la collocano nel 51, 53 o 55 a.C. Secondo Cicerone, Lucrezio si suicidò a 43 anni, mentre altre fonti come Elio Donato e San Girolamo forniscono date diverse.
La dottrina epicurea era vista con sospetto dalla classe dirigente romana perché considerata pericolosa per la res publica, in quanto distoglieva i cittadini dall'impegno politico e negava l'intervento degli dei nelle questioni umane.
"De rerum natura" è un poema epico-didascalico diviso in sei libri, organizzato in tre diadi che trattano rispettivamente di atomi, antropologia e cosmologia, passando dall'unità minima a quella massima.
L'opera di Lucrezio è stata interpretata in modi diversi, con alcune critiche che vedono tracce di squilibrio mentale, mentre altri riconoscono una tensione illuministica e un forte desiderio di spiegare e convincere il lettore attraverso argomentazioni rigorose.