Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • Cicerone pronunciò la prima Catilinaria in senato l'8 novembre 63 A.C., dopo aver sventato un attentato di Catilina e dei suoi complici.
  • L'orazione è un capolavoro della retorica ciceroniana, caratterizzata da un approccio innovativo che rompe con le convenzioni classiche.
  • Cicerone inizia l'orazione con una forte apostrofe a Catilina, seguita da interrogative retoriche per denunciare la sua audacia e la congiura.
  • Viene evidenziata la passività del senato e dei consoli nel contrastare le minacce di Catilina, nonostante i precedenti storici di azioni decise contro traditori.
  • Nella sezione dei paradigmi, sono elencati i verbi latini con le forme principali, utili per lo studio della lingua e della retorica di Cicerone.

Indice

  1. Cicerone - De Coniuratione Catilinae
  2. Prima catilinaria
  3. Paradigmi

Cicerone - De Coniuratione Catilinae

La prima Catilinaria fu declamata da Cicerone in senato l’8 novembre del 63 A. C. Il giorno prima, Catilina e i suoi complici si erano riuniti per organizzare un attentato ai danni del console Leca, ma Cicerone, scoperte le loro intenzioni, riuscì a scongiurare l’attentato. Così, il giorno dopo egli decise di convocare con urgenza il senato per denunciare pubblicamente Catilina e la sua congiura. L’oratione è considerata il capolavoro della retorica ciceroniana in quanto essa presenta un aspetto innovativo. Infatti, per un’orazione di questo genere, la retorica classica prevedeva un inizio dimesso e una captatio benevolentia nei confronti dei presenti, ma Cicerone non si rivolge ai senatori che lo circondano, anzi, esordisce con un’apostrofe rivolta allo stesso Catilina, a cui segue una serie di interrogative retoriche.

Prima catilinaria

1) Quo usque tandem abutere (futuro che sta per abuteris, verbo deponente), Catilina, patientia nostra (ablativo retto dal composto di utor)? Quam diu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese (accusativo rafforzativo) effrenata iactabit audacia?

Fino a che punto abuserai, o Catilina, della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora questa tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la (tua) sfrenata impudenza?

Nihilne (accusativi avverbiali) te nocturnum praesidium Palati, nihil (anafora) urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi (gerundivo genitivo con valore finale, letteralmente dove deve essere tenuto il senato) senatus locus, nihil horum ora voltusque (endiadi) moverunt?

Non ti turbarono per niente il presidio notturno del Palatino, per niente le sentinelle della città, per niente il timore del popolo, per niente l’accorrere di tutti gli onesti, per niente questo protettissimo luogo dove deve essere tenuto il senato, per niente le bocche e i volti di costoro (le espressioni dei volti di costoro)?

Patere (proposizione infinitiva) tua consilia non sentis? Constrictam iam horum omnium scientia teneri (infinito presente passivo) coniurationem tuam non vides?

Non ti rendi conto che i tuoi piani sono evidenti? Non vedi che la tua congiura già repressa è frenata dalla conoscenza di tutti costoro?

Quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris (interrogative indirette, congiuntivo perfetto), quos convocaveris, quid consilii (genitivo partitivo) ceperis (interrogativa diretta, congiuntivo perfetto), quem nostrum ignorare arbitraris (proposizione infinitiva che regge le interrogative indirette)?

Chi di noi ritieni che ignori che cosa tu abbia fatto la notte scorsa, che cosa in quella precedente, dove tu sia stato, chi tu abbia convocato, quali decisioni tu abbia preso?

2) O tempora, o mores! Senatus haec intellegit. Consul videt; hic tamen vivit.

O tempi, o costumi! Il senato comprende queste cose. Il console le vede. Tuttavia costui vive.

Vivit (correttiva)? Immo vero etiam in senatum venit, fit publici consilii particeps, notat et designat oculis ad caedem unum quemque nostrum.

Vive? Anzi, in verità viene anche in senato, diventa partecipe delle decisioni pubbliche, sceglie e condanna con gli occhi alla strage ciascuno di noi.

Nos autem fortes viri satis facere rei publicae videmur, si istius furorem ac tela vitamus. Ad mortem te, Catilina, duci (infinito passivo del verbo duco) iussu consulis iam pridem oportebat (da cui dipende duci), in te conferri (altra infinitiva) pestem, quam tu in nos [omnes iam diu] machinaris.

Noi uomini forti, invece, sembriamo fare abbastanza per lo stato se evitiamo il furore e gli assalti (endiadi) di costui. Sarebbe stato necessario (letteralmente era opportuno) che già da molto tempo tu, Catilina, fossi condotto a morte per ordine del console e che su di te si abbattesse la rovina che tu ordisci da tempo contro di noi.

3) An vero vir amplissimus, P. Scipio, pontifex maximus, Ti. Gracchum mediocriter labefactantem statum rei publicae privatus (valore predicativo) interfecit; Catilinam orbem terrae caede atque incendiis vastare cupientem nos consules perferemus?

Ma in verità un uomo illustrissimo, Publio Scipione, pontefice massimo, da privato cittadino uccise Tiberio Gracco, che aveva danneggiato solo leggermente la condizione dello stato; sopporteremo noi consoli Catilina, che desidera devastare il mondo con strage e incendi?

Nam illa nimis antiqua praetereo, quod (regge occidit: ha valore dichiarativo o echesegerico) C. Servilius Ahala, Sp. Maelium novis rebus studentem manu sua occidit. Fuit, fuit ista quondam in hac re publica virtus (consecutiva), ut (può avere valore consecutivo o dichiarativo) viri fortes acrioribus suppliciis civem perniciosum quam acerbissimum hostem coercerent.

Infatti io ometto quegli eventi tropo antichi, ovvero il fatto che Caio Servilio Ahala uccise di sua mano Spurio Melio, il quale anelava cambiamenti politici. Ci fu, ci fu un tempo all’interno di questo stato una virtù tale che uomini forti punivano un cittadino pericoloso con pene più dure di un nemico durissimo.

Habemus senatus consultum in te, Catilina, vehemens et grave, non deest rei publicae consilium neque auctoritas huius ordinis; nos, nos, dico aperte, consules desumus.

Abbiamo la deliberazione del senato contro di te, Catilina, energica e autorevole, non manca la decisione dello stato né l’autorevolezza di quest’ordine; noi, noi consoli, lo dico apertamente, veniamo meno al nostro dovere.

4) Decrevit quondam senatus, ut L. Opimius consul videret (valore esplicativo), ne quid res publica detrimenti (genitivo partitivo retto da quid) caperet; nox nulla intercessit; interfectus est propter quasdam seditionum suspiciones C. Gracchus, clarissimo patre (complemento di origine retto dal sottinteso nato, inteso anche come ablativo di qualità), avo, maioribus, occisus est cum liberis M. Fulvius consularis.

Una volta, il senato decretò che il console Lucio Opimio provvedesse affinché la repubblica non subisse alcun danno; non trascorse alcuna notte; fu ucciso per alcuni sospetti di sedizione Caio Gracco, nato da illustrissimo padre, antenato e progenitori, fu ucciso (anche) l’ex console Marco Fulvio insieme ai figli.

Simili senatus consulto C. Mario et L. Valerio consulibus est permissa res publica; num (interrogativa diretta che presuppone una risposta negativa) unum diem postea L. Saturninum tribunum pl. et C. Servilium praetorem mors ac rei publicae poena remorata est?

Con una simile deliberazione del senato la repubblica fu affidata ai consoli Caio Mario e Lucio Valerio; ritardò forse di un solo giorno la pena di morte (endiadi, letteralmente la pena e la morte) dello stato (a colpire) il tribuno della plebe Lucio Saturnino e il pretore Caio Servilio?

At [vero] nos vicesimum iam diem patimur hebescere aciem horum auctoritatis. Habemus enim huiusce modi senatus consultum, verum inclusum in tabulis tamquam in vagina reconditum, quo ex senatus consulto confestim te interfectum esse (proposizione infinitiva), Catilina, convenit. Vivis, et vivis non ad deponendam, sed ad confirmandam audaciam (gerundivo con valore finale).

Ma, in verità, noi sopportiamo già da venti giorni che si smussi la lama dell’autorità di costoro. Abbiamo infatti una deliberazione del senato di questo tipo, in verità conservata nei registri, come (una spada) riposta nel fodero, secondo questa deliberazione del senato sarebbe stato necessario, o Catilina, che tu venissi ucciso subito. Vivi, e vivi non per deporre, ma per confermare l’audacia.

Cupio, patres conscripti, me esse clementem, cupio in tantis rei publicae periculis me non dissolutum videri, sed iam me ipse inertiae nequitiaeque condemno.

Desidero, padri coscritti, essere clemente, non desidero essere considerato incurante dei tanti pericoli dello stato, ma già accuso me stesso di inerzia e di debolezza.

Paradigmi

Abutor-eris-abusus sum-i
Eludo-is-elusi-elusum-ere
Iacto-as-avi-atum-are
Moveo-es-movi-motum-ere
Habeo-es-habui-habitum-ere
Sentio-is-sensi-sensum-ire
Pateo-es-patui-ere
Video-es-vidi-visum-ere
Constringo-is-constrinxi-constrictum-ere
Teneor-eris-tentus sum-eri
Ago-is-egi-actum-ere
sum-es-fui-esse
Convoco-as-avi-atum-are
Capio-is-cepi-captum-ere
Ignoro-as-avi-atum-are
Arbitror-aris-arbitratus sum-ari
Intellego-is-intellexi-intellectum-ere
Vivo-is-vixi-victum-ere
Venio-is-veni-ventum-ire
Fio-is-factus sum-eri
Noto-as-avi-atum-are
Designo-as-avi-atum-are
Facio-is-feci-factum-ere
Videor-eris-visus sum-eri
Vito-as-avi-atum-are
Duco-is-duxi-ductum-ere
Oportet-opportuit-ere
Confero-fers-contuli-collatum-ferre
Machinor-aris-machinatus sum-ari
Interficio-is-interfeci-interfectum-ere
Labefacto-as-avi-atum-are
Vasto-as-avi-atum-are
Cupio-is-cupii-cupitum-ere
Perfero-fers-pertuli-perlatum-ferre
Praetereo-is-praeterii-praeteritum-ire
Occido-is-occidi-occisum-ere
Studeo-es-studui-ere
Coerceo-es-coercui-coercitum-ere
Desum-es-defui-esse
Dico-is-dixi-dictum-ere
Decerno-is-decrevi-decretum-ere
Intercedo-is-intercessi-intercessum-ere
Permitto-is-permisi-permissum-ere
Remoror-aris-remoratus sum-ari
Patior-eris-passus sum-i
Hebesco-is-ere
Includo-is-inclusi-inclusum-ere
Recondo-is-recondidi-reconditum-ere
Convenio-is-conveni-conventum-ire
Condemno-as-avi-atum-are

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contesto storico della prima Catilinaria di Cicerone?
  2. La prima Catilinaria fu declamata da Cicerone in senato l'8 novembre del 63 A.C., dopo che Catilina e i suoi complici avevano pianificato un attentato contro il console Leca, sventato da Cicerone.

  3. Come si distingue la retorica di Cicerone nella sua orazione contro Catilina?
  4. L'orazione di Cicerone è considerata un capolavoro della retorica ciceroniana per il suo approccio innovativo, iniziando con un'apostrofe diretta a Catilina e una serie di interrogative retoriche, invece di una captatio benevolentia verso i senatori.

  5. Quali accuse muove Cicerone contro Catilina nella sua orazione?
  6. Cicerone accusa Catilina di abusare della pazienza del senato, di avere piani evidenti di congiura e di voler devastare il mondo con stragi e incendi.

  7. Quali esempi storici cita Cicerone per giustificare un'azione contro Catilina?
  8. Cicerone cita esempi storici come l'uccisione di Tiberio Gracco da parte di Publio Scipione e di Spurio Melio da parte di Caio Servilio Ahala, per sottolineare che in passato i cittadini pericolosi venivano puniti severamente.

  9. Qual è la posizione di Cicerone riguardo alla sua azione contro Catilina?
  10. Cicerone esprime il desiderio di essere clemente, ma si accusa di inerzia e debolezza per non aver ancora agito contro Catilina, nonostante il senato abbia già deliberato in merito.

Domande e risposte