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Concetti Chiave

  • Il termine "maiestas" indica grandezza e dignità, spesso collegato al popolo romano e alle sue istituzioni durante l'età repubblicana.
  • Nell'età imperiale, i reati d'opinione erano considerati una violazione della maiestas di Roma, sanzionati dalla lex Iulia de maiestate, promossa da Augusto.
  • Augusto ampliò il crimen maiestatis per includere reati d'opinione, perseguitando intellettuali come Cassio Severo per scritti diffamatori.
  • Il crimen maiestatis divenne un reato d'opinione nel principato, sanzionando le offese alla dignità, incluso il princeps.
  • Sotto Augusto, il Senato giudicava il crimen maiestatis, ma la lex Iulia colpiva principalmente l'aristocrazia senatoria, limitando la libertà d'opinione.

Indice

  1. Significato del termine Maiestas
  2. Reati d'opinione nell'età imperiale
  3. Leggi antiche e Crimen Maiestatis
  4. Ampliamento del Crimen Maiestatis da parte di Augusto
  5. Il Crimen Maiestatis come reato d'opinione
  6. Ruolo di Tiberio
  7. Giudizio degli accusati di lesa maestà

Significato del termine Maiestas

Il termine maiestas (connesso con l'aggettivo magnus; cfr. il comparativo maior) significa "grandezza" e compare spesso nella letteratura d'età repubblicana con specifico riferimento al popolo romano (maiestas populi Romani), alle sue magistrature o alla patria in generale. Nel De oratore Cicerone la definisce amplitudo ac dignitas civitatis ("grandezza e dignità dello Stato", II, 164).

Reati d'opinione nell'età imperiale

I reati d'opinione, nell'età imperiale, rientravano tra i comportamenti lesivi della maiestas di Roma (crimen maiestatis: è sottinteso il participio minutae o laesae), sanzionati dalla lex lulia de maiestate, fatta varare da Augusto probabilmente nel 27 a.C. (secondo altri nell'8 a.C.). Essa prevedeva la pena di morte, cui i cives potevano sfuggire scegliendo l'esilio e la confisca dei beni.

Leggi antiche e Crimen Maiestatis

Dal brano si ricavano alcuni dati storici importanti. Innanzitutto, già «presso gli antichi» esistevano leggi atte a colpire i crimini di lesa maestà (la lex Apuleia del 103 a.C., la lex Varia del 90 e la lex Cornelia, risalente all'età sillana), ma esse, secondo Tacito, non contemplavano i reati d'opinione (dicta): solo i fatti (facta) potevano essere perseguiti per via giudiziaria. Nelle leggi antiche, inoltre, la maiestas lesa era quella del popolo romano e non quella del singolo cittadino.

Ampliamento del Crimen Maiestatis da parte di Augusto

Augusto ampliò il campo di applicazione del crimine (con la lex Iulia) per punire gli autori di scritti diffamatori: Cassio Severo fu esiliato per aver attaccato individui di «alta condizione», e non fu certo l'unico caso di intellettuale perseguitato sotto il principato "illuminato" di Augusto.

Il Crimen Maiestatis come reato d'opinione

Con la nascita del principato, dunque, il crimen maiestatis diventò anche un reato d'opinione e sanzionò dicta che ledevano la dignità dei singoli e tra questi, anche se Tacito non lo sottolinea, doveva avere una particolare rilevanza il primo cittadino, il princeps.

Ruolo di Tiberio

Quanto al ruolo di Tiberio, la testimonianza di Tacito risulta ambigua e tendenziosa. Lo storico inizia la sua digressione dicendo che Tiberio «aveva rimesso in vigore» la lex maiestatis, ma il resoconto non indica alcuna precedente iniziativa volta a limitarne l'applicazione da parte di Augusto. Tiberio non modificò dunque la lex Iulia ma si limitò a esigerne l'applicazione e, forse, a introdurre esplicitamente la fattispecie dell'offesa arrecata alla maestà del principe o dei suoi genitori.

Giudizio degli accusati di lesa maestà

Per completare il quadro, occorre soffermarsi su un aspetto che il passo di Tacito non tocca: l'organo cui spettava giudicare gli accusati di lesa maestà. A partire da Augusto, la competenza sul crimen maiestatis fu assegnata al Senato, che vide apparentemente rafforzate le proprie prerogative. In realtà la lex Iulia, reprimendo il dissenso politico, colpiva per lo più gli esponenti dell'aristocrazia senatoria: con un fine espediente propagandistico, il princeps incrementò i poteri di un'istituzione repubblicana nello stesso momento in cui privava i suoi singoli membri della fondamentale libertà d'opinione.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato del termine "maiestas"?
  2. Il termine "maiestas" significa "grandezza" e si riferisce alla grandezza e dignità dello Stato romano, come definito da Cicerone.

  3. Come venivano trattati i reati d'opinione nell'età imperiale?
  4. I reati d'opinione erano considerati lesivi della maiestas di Roma e sanzionati dalla lex Iulia de maiestate, che prevedeva la pena di morte o l'esilio con confisca dei beni.

  5. Quali leggi antiche esistevano per colpire i crimini di lesa maestà?
  6. Esistevano leggi come la lex Apuleia, la lex Varia e la lex Cornelia, che colpivano i crimini di lesa maestà, ma non contemplavano i reati d'opinione.

  7. In che modo Augusto ampliò il Crimen Maiestatis?
  8. Augusto ampliò il Crimen Maiestatis per includere i reati d'opinione, punendo autori di scritti diffamatori e intellettuali, come nel caso di Cassio Severo.

  9. Qual era il ruolo del Senato nel giudizio degli accusati di lesa maestà?
  10. A partire da Augusto, il Senato era l'organo competente per giudicare gli accusati di lesa maestà, ma la lex Iulia colpiva principalmente l'aristocrazia senatoria, limitando la libertà d'opinione.

Domande e risposte