Concetti Chiave
- Seneca scrisse tragedie in prosa e versi, con un focus sulla lettura piuttosto che sulla rappresentazione scenica, distinguendosi così dalla tragedia greca.
- Le tragedie di Seneca, caratterizzate da lirismo, presentano scene violente e macabre, adatte alla recitazione con il leggio aperto.
- I protagonisti delle tragedie sono portatori di sentimenti estremi, dove il furor prevale sulla ragione, come illustrato nella "Fedra".
- Seneca usa un tono magniloquente, ricco di ridondanza e ripetizione, con esclamazioni, apostrofi e domande retoriche.
- La tragedia senecana è definita "barocca" per il suo eccesso di elementi stilistici che vanno oltre la sobrietà classica.
Seneca: le tragedie
Seneca si è cimentato in prosa ma anche in versi. Per la stesura delle tragedie si è posto un problema riguardo la cronologia. Probabilmente sono state scritte negli anni in cui era più vicino a Nerone, quando voleva guidarlo nel portare avanti un buon governo. Si allontana dalla tragedia greca perché obiettivo della tragedia latina, differentemente da quella greca, non era la rappresentazione, ma la lettura. Infatti viene utilizzato un tono esclusivamente lirico.
Seneca è incline alla rappresentazione di scene violente, verso tutto ciò che è orrido, macabro. Da qui possiamo dedurre un'altra caratteristica stilistica: era adatta alla recitazione con il leggio aperto. I protagonisti erano quasi degli attori che recitavano, erano portatori di sentimenti sfrenati in cui il furor prevaleva sulla ragione. La “Fedra” di Seneca, ad esempio, vuole insegnare qualcosa: a non essere come lei, per questo motivo il personaggio si distrugge. Seneca sceglie delle tematiche su cui poter discutere, le figure diventano paradigmatiche di un qualcosa. Il tono è magniloquente, si avvale spesso della ridondanza e della ripetizione attraverso esclamazioni, apostrofi, domande retoriche.Nel suo complesso, la tragedia di Seneca si può definire "barocca" perché ha qualcosa in più rispetto a ciò che la renderebbe sobria.