Concetti Chiave
- Seneca ha creato tragedie destinate alla lettura, rinunciando alla rappresentazione teatrale fastosa, concentrandosi sulla parola scritta.
- Le tragedie di Seneca riflettono il suo pensiero stoico e pessimista, mettendo in evidenza conflitti tra la follia e la ragione.
- Le opere educative di Seneca miravano a formare l'Imperatore, presentando esempi negativi di sovrani e suscitando orrore verso le loro azioni folli.
- Le tragedie di Seneca erano concepite per "recitationes", letture in piccoli gruppi, con un carattere oratorio e una struttura precisa in cinque atti.
- Nonostante le critiche rispetto ai modelli greci, Seneca ha avuto un'influenza duratura, particolarmente nel XVI e XVII secolo in Inghilterra e Francia.
Seneca – Le tragedie
All’interno della tragedia romana, Seneca costituisce un’eccezione letteraria che, a ben vedere, non deve stupire. Infatti, egli, nel vagheggiare la rinascita della grande tragedia, rinunciò a vederla rappresentata in teatri caratterizzati dal fasto della messinscena, da meccanismi vari e da grandi meraviglie visive che sopraffacevano la parola. Per questo motivo, Seneca si limitò a creare opere di poesia, destinate esclusivamente alla lettura.Seneca nacque a Cordoba, in Spagna, nel 4 a.C. e morì nel 65 d.C. Il suo pensiero stoico e laico, dato che i contatti con il Cristianesimo e con San Paolo non sono provati, la sua contemplazione della realtà intrisa di tristezza le ritroviamo in tutte le sue opere filosofiche, scientifiche, nelle epistole e anche nelle nove tragedie che ha scritto. Fra di esse possiamo ricordare Hercules furens (= Ercole furente), Troades (= Le Troadi), Phoenissae (Le Fenicie), Medea, Phaedra, Oeidipus, Agamenno. Con tutta probabilità esse furono scritti quando il filosofo ricopriva l’incarico di precettore di Nerone. Un tempo gli veniva attribuita anche una decima tragedia, Octavia, che tratta l’uccisione della moglie di Nerone. Tuttavia, il fatto che all’interno della tragedia venga predetta con esattezza la data della morte della donna ne rende l’attribuzione a Seneca inammissibile, in quanto Ottavia morì dopo il filosofo.
Le tragedie avevano una finalità didattica e educativa. Esse dovevano “formare” l’Imperatore, presentando degli esempi negativi di sovrani e suscitando orrore verso le loro azioni dettate dalla follia. Pertanto, la visione del mondo che ne scaturisce è estremamente pessimistica. Lo schema compositivo è sempre lo stesso: il punto di partenza è costituito da un conflitto tra "furor" (follia), causato da una passione (odio, gelosia, ira), che porta i protagonisti a compiere dei delitti atroci e la "bona mens" (= mente equilibrata che usa la ragione) rappresentati da personaggi secondari che cercano di fermare il progetto insensato dei protagonisti. L’azione ha uno spazio molto limitato: ciò che prevale sono le disgressioni, i discorsi, le riflessioni. Queste tragedie non erano concepite per essere rappresentate davanti ad un grande pubblico. Esse dovevano essere lette davanti ad una cerchia molto ristretta di ascoltatori (chiamate “recitationes”), in apposite sale, spesso all’interno della corte, costruite su modello di un teatro in miniatura. Da questo deriva il carattere delle tragedie di Seneca: carattere non teatrale, ma oratorio. Esse sono costruite secondo un canone ben preciso: divise in cinque atti, con al massimo tre attori, presenza di un coro alla fine di ogni atto con funzione di commento. Esse comprendono soprattutto dei soliloqui o dei lunghi discorsi fatti sulla scena da un personaggio senza che nessun altro interloquisca, mentre i dialoghi occupano la parte minore.
Spesso i critici hanno operato un confronto fra le tragedie di Seneca e i modelli greci; a confronto di questi ultimi, il filosofo risulta troppo colto e moralizzante. Occorre tuttavia ricordare che, dopo Euripide, Seneca è stato l’autore più studiato nel XVI e nel XVII secolo. Nell’Inghilterra elisabettiana egli fu molto ammirato ed anche nella Francia del XVII secolo.
Domande da interrogazione
- Qual è l'eccezionalità delle tragedie di Seneca rispetto alla tradizione romana?
- Qual era l'obiettivo delle tragedie di Seneca?
- Come sono strutturate le tragedie di Seneca?
- Come sono state percepite le tragedie di Seneca nel tempo?
Seneca rappresenta un'eccezione nella tragedia romana poiché le sue opere erano destinate esclusivamente alla lettura e non alla rappresentazione teatrale, evitando il fasto scenico che sopraffaceva la parola.
Le tragedie di Seneca avevano una finalità didattica ed educativa, miravano a "formare" l'Imperatore presentando esempi negativi di sovrani e suscitando orrore verso le loro azioni folli.
Le tragedie di Seneca sono divise in cinque atti, con al massimo tre attori e un coro alla fine di ogni atto. Sono caratterizzate da soliloqui e lunghi discorsi, con dialoghi minori.
Nonostante le critiche per essere troppo colte e moralizzanti rispetto ai modelli greci, le tragedie di Seneca furono molto studiate e ammirate nel XVI e XVII secolo, specialmente nell'Inghilterra elisabettiana e nella Francia del XVII secolo.