Concetti Chiave
- Seneca's style is described as "dramatic" and "baroque," reflecting the internal conflicts and contradictions of the human soul, departing from the classical symmetry of authors like Cicero.
- Unlike Cicero, who focused on the relationship between man and society, Seneca emphasizes the relationship of man with himself, introducing the concept of introspection to Roman philosophy.
- Seneca translates Greek philosophical expressions into Latin, turning legal language into moral discourse, advocating for self-ownership and self-control.
- The transition in Roman linguistic styles is noted: Cicero and Caesar's period focused on periods, Seneca's on phrases, and Fronto's on words, reflecting changes in political and existential contexts.
- Seneca's prose is influenced by Greek Asianism and Cynic diatribes, characterized by meticulously crafted parts and the elimination of empty words and complex grammatical structures.
La contraddizione è riflesso biografico e metodo filosofico
Alfonso Traina definisce "drammatico" lo stile di Seneca, dal momento che esso rappresenta perfettamente le contraddizioni e le inquietudini dell’uomo. Queste contraddizioni, poi, ci consentono di capire una situazione storica molto diversa da quella in cui visse Cicerone. Quello di Seneca è innanzitutto lo stile dell’interiorità: è drammatico, poiché l’anima è in conflitto con se stessa, al punto che viene definita "barocca" da Concetto Marchesi.
L’animo è continuamente tormentato dalle contraddizioni, da una quasi mai certa stabilità politica (ad eccezione dei cinque anni al governo con Nerone), pieno di sfaccettature. Marchesi definisce questo stile senecano fortemente anticlassico, poiché è privo della simmetria tipica degli altri autori classici, come Cicerone. Traina osserva che quello senecano non è legato solo al suo ‘iniziatore’, ma anche ad altri autori, come Tacito, Petrarca, Agostino, i quali, come Seneca, sono tormentati da un conflitto interiore. Ciò che segna l’allontanamento tematico dagli autori precedenti, è l’oggetto della sua predicazione. Lucrezio riflette circa il rapporto tra l’uomo e il cosmo, la Rerum Natura, Cicerone parla invece del rapporto tra l’uomo e la società, la Res Publica. Seneca riflette sul rapporto dell’uomo con sé stesso: ‘me prius scrutor, deinde hunc mundum’ (prima osservo me stesso, poi questo mondo).Seneca importa a Roma il messaggio dell’interiorità, per scrutare meglio i conflitti che affliggono ogni uomo. Quando l’anima si raccoglie in sé, tramite la meditazione può osservare platonicamente l’iperuranio. Lo stile filosofico dell’interiorità è già stato ampiamente diffuso in Grecia, in particolare da Epicuro, che aveva coniato l’espressione "eautù ghenesthai" (appartenere a se stesso). Seneca deve volgere le espressioni linguistiche greche in latino e ci riesce, attingendo al linguaggio giuridico: l’espressione diventa ‘ita fac, Lucilii, vindica te tibi’, letteralmente ‘rivendica te a te stesso’; la conseguenza del possedere se stessi è l’autocontrollo, lo stabile autopossesso: ciò permette la trasformazione del linguaggio giuridico in linguaggio morale, già utilizzata da Cicerone nel De finibus e da Virgilio, che prima di entrare nel giardino epicureo di Sirone, esclama ‘vindicabimus vitam ab omni cura’.
Secondo Marchesi, Seneca ha contrapposto alla simmetria ciceroniana lo stile asimmetrico dell’animo umano, che attribuisce a ogni idea il giusto risalto, a dispetto dell’armonia promossa invece da Cicerone. A questo punto Traina individua tre differenti situazioni linguistiche nella storia romana: nel periodo di Cicerone e Cesare la ‘cellula’ dei discorsi è il periodo; ai tempi di Seneca è la frase; mentre nell’epoca di Frontone è la parola. Le prose di Cesare e Cicerone hanno un carattere in comune: la sintassi è retta da pochi e grandi nuclei sintattici, collegati da nessi logici. Questa sintassi sembra il riflesso di una realtà organizzata, che fa da mediazione tra l’individuo e il cosmo, mentre le due opposte ideologie puntano in ogni modo al bene comune. Con l’inizio dell’impero, il rapporto tra l’uomo e la realtà politica si rompe, facendo riaffiorare una solitudine esistenziale e l’individualismo. Ciò implica il nascere di uno stile esasperato, con tanti nuclei ideologici, tante pause quante sono le frasi, mentre la trama del discorso si dirama in innumerevoli sententiae. Lo stile nasce da due matrici greche: dall’asianesimo e dalla diatriba cinica. Secondo Misch, la prosa senecana è costituita da parti lavorate con massima cura, "affinché in esse non resti il minimo spazio vuoto" nella maniera più espressiva possibile, mentre le parole vuote, i complessi artifici grammaticali tendono a sparire.
A cura di Gianluigi Iodice
Domande da interrogazione
- Qual è lo stile filosofico di Seneca e come si differenzia da quello di Cicerone?
- Come Seneca ha adattato le espressioni filosofiche greche al contesto romano?
- Quali sono le tre situazioni linguistiche individuate da Traina nella storia romana?
- Quali influenze greche hanno contribuito allo stile di Seneca?
- In che modo il contesto storico ha influenzato lo stile di Seneca?
Lo stile filosofico di Seneca è drammatico e riflette le contraddizioni interiori dell'uomo, a differenza della simmetria classica di Cicerone. Seneca si concentra sull'interiorità e il conflitto dell'anima, mentre Cicerone si focalizza sul rapporto tra l'uomo e la società.
Seneca ha tradotto le espressioni greche in latino utilizzando il linguaggio giuridico, trasformando concetti come "eautù ghenesthai" in "vindica te tibi", che significa rivendicare se stessi, promuovendo l'autocontrollo e l'autopossesso.
Traina individua tre situazioni linguistiche: nel periodo di Cicerone e Cesare, la 'cellula' dei discorsi è il periodo; ai tempi di Seneca, è la frase; nell'epoca di Frontone, è la parola.
Lo stile di Seneca è influenzato dall'asianesimo e dalla diatriba cinica, che contribuiscono alla creazione di una prosa espressiva e priva di spazi vuoti, con un'enfasi su nuclei ideologici e sententiae.
Con l'inizio dell'impero, il rapporto tra l'uomo e la realtà politica si rompe, portando a una solitudine esistenziale e individualismo, che si riflettono nello stile esasperato e frammentato di Seneca, in contrasto con l'armonia dei tempi di Cicerone.