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Concetti Chiave

  • Seneca adotta un tono intimo e colloquiale nel suo epistolario, come si evince dall'attacco della prima epistola, che simula una conversazione amichevole già in corso.
  • L'epistolario di Seneca è caratterizzato da esortazioni e consigli, con un uso frequente di imperativi che enfatizzano l'ammonimento e il consiglio al destinatario.
  • Seneca utilizza una metafora economico-finanziaria per descrivere la gestione del tempo, assimilando il tempo al denaro e sottolineando la sua importanza come bene prezioso.
  • La perdita di tempo è esplorata attraverso verbi che indicano sottrazione e furto, evidenziando le diverse modalità in cui il tempo può sfuggire al controllo dell'individuo.
  • Seneca invita a vivere intensamente il presente, valorizzando ogni istante come un'opportunità per il perfezionamento personale e la conquista della sapienza.

Indice

  1. Il tono personale e intimo del pensiero letterario di Seneca
  2. Esortazioni e consigli
  3. La metafora tempo-denaro
  4. Le diverse forme di perdita del tempo
  5. Il tempo come possesso
  6. La metafora finanziaria nel rapporto di Seneca con il tempo
  7. L'invito ad afferrare l'oggi

Il tono personale e intimo del pensiero letterario di Seneca

La prima epistola non ha, almeno apparentemente, carattere proemiale, e tanto meno assume il tono formale e solenne dei proemi di altre opere, anche senecane.
Le prime parole, Ita fac, prolettiche delle esortazioni che seguono, hanno un tono spiccatamente colloquiale: corrispondono a un'espressione del linguaggio quotidiano e suggeriscono l'idea della prosecuzione di un discorso tra amici già iniziato in precedenza, come se la lettera facesse parte di un dialogo che il filosofo intrattiene abitualmente con Lucilio. L'attacco corrisponde dunque all'intenzione, espressa più volte da Seneca, di rivolgersi all'amico quasi conloquar tecum ("come se io stessi chiacchierando con te"); anche la presenza dell'aggettivo possessivo (mi) segna il coinvolgimento affettivo e il tono personale propri del genere epistolografico.

Esortazioni e consigli

Non meno significativo è il fatto che l'epistolario si apra con una serie di imperativi: fac, vindica, collige, serva, persuade: il rapporto con il destinatario è impostato subito all'insegna dell'esortazione, del consiglio, dell'ammonimento. L'ultima parte dell'epistola ha accenti ancora più confidenziali: Seneca immagina un dialogo con l'amico (Interrogabis fortasse quid ego faciam...) e alla domanda di Lucilio risponde schiettamente (ingenue), confessando i suoi limiti e le sue difficoltà. La massima proverbiale della chiusa (sera parsimonia in fundo est) inaugura l'uso, costante nei primi tre libri, di concludere ogni epistola con una o più sententiae, per imprimere nella memoria del discepolo e dei lettori l'idea centrale dell'argomento filosofico proposto.

La metafora tempo-denaro

Per descrivere in quali modi si perde tempo Seneca si serve di una metafora economico-finanziaria, in cui il tempo stesso è assimilato al denaro. Se è vero che prestava denaro ad altissimo interesse, come dicono alcune fonti, egli sa, ora che si è ritirato dalla scena politica, che il bene più prezioso posseduto dall'uomo è il tempo. Per questo dunque desidera insegnare all'amico Lucilio come evitare di sprecarlo.

Le diverse forme di perdita del tempo

Le diverse forme di perdita del tempo sono indicate dai verbi auferebatur, subripiebatur, excidebat (par. 1), che indicano rispettivamente la sottrazione aperta, il furto subdolo e la perdita casuale per incuria e disattenzione. I tre verbi sono ripresi poco dopo da eripiuntur, subducuntur ed effluunt in modo speculare sia da un punto di vista semantico, in quanto è nuovamente suggerita l'idea di una sottrazione violenta, furtiva e inconsapevole, sia da un punto di vista formale, dal momento che a due diatesi passive ne segue una attiva.

Il tempo come possesso

Nel paragrafo 3 le frasi tempus ... nostrum est e in huius rei ... possessionem natura nos misit presentano l'idea del tempo come possesso, il cui valore inestimabile è sottolineato dal contrasto con gli altri beni minima, vilissima e reparabilia; al concetto di "prestito" o "beneficio" rinviano, invece, i termini imputari ("essere messo in conto", "essere addebitato"), accepit ("ha ricevuto in prestito o in dono"), gratus ("riconoscente"), reddere ("restituire").

La metafora finanziaria nel rapporto di Seneca con il tempo

Anche la descrizione del rapporto di Seneca con il proprio tempo è affidata alla metafora finanziaria: l'espressione ratio mihi constat impensae (par. 4) allude all'abitudine di tenere il bilancio delle spese e dà l'avvio ad un'analisi della situazione personale. Si trovano nella medesima condizione di povertà chi è privato del tempo della sua vita e chi sperimenta la concreta mancanza di beni: per entrambi vale la massima "non è povero colui al quale basta quanto ha", ovvero occorre essere paghi di quanto si possiede.

L'invito ad afferrare l'oggi

L'antidoto alla iactura temporis consiste, secondo Seneca, nella valorizzazione di ogni istante dell'esistenza e nel consapevole possesso del proprio tempo, che rende l'uomo padrone del presente e lo libera dalla dipendenza dal futuro. L'esortazione a vivere intensamente ogni attimo serve a ricordare che il presente è l'unico momento a disposizione dell'uomo per realizzare il perfezionamento di sé e la conquista della sapienza.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tono del pensiero letterario di Seneca nelle sue epistole?
  2. Il tono è personale e intimo, con un linguaggio colloquiale che suggerisce un dialogo tra amici, come se Seneca stesse chiacchierando con Lucilio.

  3. Quali sono le esortazioni e i consigli che Seneca offre nelle sue lettere?
  4. Seneca utilizza imperativi come fac, vindica, collige, serva, persuade, impostando il rapporto con il destinatario all'insegna dell'esortazione e del consiglio, con un tono confidenziale.

  5. Come viene utilizzata la metafora tempo-denaro da Seneca?
  6. Seneca usa la metafora economico-finanziaria per descrivere la perdita di tempo, assimilando il tempo al denaro e sottolineando il suo valore come il bene più prezioso.

  7. Quali sono le diverse forme di perdita del tempo secondo Seneca?
  8. Le forme di perdita del tempo sono descritte dai verbi auferebatur, subripiebatur, excidebat, che indicano sottrazione aperta, furto subdolo e perdita casuale.

  9. Qual è l'invito di Seneca riguardo al tempo presente?
  10. Seneca invita a valorizzare ogni istante dell'esistenza, affermando che il presente è l'unico momento per realizzare il perfezionamento di sé e la conquista della sapienza.

Domande e risposte