Concetti Chiave
- Quintiliano, originario della Spagna, è stato un influente maestro di retorica a Roma, dove ha ottenuto la prima cattedra statale.
- Ha contribuito significativamente al ritorno di uno stile classico a Roma, scrivendo l'Institutio oratoria, considerato il primo trattato di pedagogia.
- Nonostante l'epoca argentea, Quintiliano ha cercato di emulare lo stile di Cicerone, puntando alla chiarezza e all'equilibrio.
- Il suo stile ampio si distingue per una ricerca di concinnitas, ovvero armonia, usando sentenze per rafforzare le argomentazioni.
- Quintiliano ha criticato l'uso eccessivo delle sentenze da parte di Seneca, preferendo un uso equilibrato per sostenere le sue idee.
Indice
Quintiliano
Vita e opere
Nasce in Spagna ma si trasferisce ben presto a Roma per proseguire gli studi; qui ritornò anche dopo in breve soggiorno in patria con il ruolo di maestro di retorica ottenendo grazie alla sua bravura la prima cattedra statale e l'incarico di educare i nipoti di Domiziano. La grande importanza di Quintiliano non risiede però solo nel suo essere stato il più grande maestro do retorica e grammatica della sua epoca (aveva infatti scritto numerosi trattati) ma nel fatto che contribuì a riportare a Roma un gusto più classicheggiante e che il suo trattato più importante, l'Institutio oratoria, costituì il primo trattato di pedagogia in quanto tratta il tema dell'educazione fin dalla prima età. Le opere principali di Quintiliano furono l'Institutio oratoria e alcune dispense pubblicate senza alcuna autorizzazione dai suoi alunni.
Stile
Pur vivendo nell'epoca argentea (ossia uno stile sintetico, conciso e ad effetto) Quintiliano abbandona lo stile eccessivo del proprio tempo prendendo invece a modello Cicerone, seppur non riuscendovi completamente: quello di Quintiliano è infatti uno stile ampio che ricerca la chiarezza e l'equilibrio fra asianesimo e atticismo ma che non riesce raggiungere la medesima armonia di quello Ciceroniano. Tuttavia all'interno di questa ricerca della concinnitas trova posto anche l'uso delle sententie, criticate a Seneca per l'uso eccessivo ed esagerato che ne fa e non per la figura in sé, rafforzando la propria argomentazione con una massima di carattere generale.