Concetti Chiave
- Plinio il Vecchio nacque a Novum Comum nel 23 o 24 d.C. e servì come funzionario imperiale e comandante navale, morendo durante l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
- Tra le sue opere perdute ci sono venti libri sulle Guerre germaniche e una storia contemporanea, legata all'opera di Aufidio Basso.
- La "Naturalis Historia", unica opera completa giunta fino a noi, è un'enciclopedia di 37 libri che copre vari aspetti delle scienze naturali e tecniche del tempo.
- Plinio adotta un approccio critico, discutendo e confutando conoscenze e fenomeni naturali, con particolare interesse per i mirabilia, o eventi straordinari.
- L'opera riflette un moralismo che critica la corruzione e i progressi tecnici e scientifici, sostenendo lo studio della natura entro limiti naturali e morali.
La vita
Gaio Plinio Secondo nacque a Novum Comum nel 23 o nel 24 d.C. da una famiglia di censo equestre. Egli iniziò la sua carriera come funzionario imperiale sotto Claudio, fece parte dell’esercito di Tito e fu uno tra i più stretti collaboratori di Vespasiano. Gli venne affidato il comando della base navale di Miseno, luogo in cui il 25 agosto del 79 lo sorprese l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei, Stabia ed Ercolano. Egli si imbarcò per osservare il fenomeno e per portare soccorso alle popolazioni e morì a Stabia per asfissia (come riporta Plinio il Giovane) o più probabilmente per apoplessia o collasso cardiaco.
Tra gli scritti perduti ricordiamo i venti libri sulle Guerre germaniche e una trattazione di storia contemporanea ricollegabile all’opera perduta di Aufidio Basso.
Naturalis Historia
L’unica opera pervenuta per intero è la Naturalis Historia in 37 libri. Essa è un’opera enciclopedica che tratta di cosmologia, geografia, antropologia, zoologia, sostanze medicinali, metallurgia e mineralogia. La novità della sua impresa viene sottolineata dall’autore in una lettera a Tito del 77 d.C. e mette in evidenza il carattere tecnico-scientifico dell’opera e i suoi scopi pratici. L’enciclopedia pliniana è frutto di un lavoro di proporzioni eccezionali: gran parte dell’opera è costituita da interminabile enumerazioni di informazioni, infatti la sua principale preoccupazione è quella di redigere con la maggior completezza possibile quello che modernamente viene definito “l’inventario del mondo”. L’atteggiamento di Plinio non è acritico, egli discute spesso le informazioni e le interpretazioni dei fenomeni naturali, esprime dubbi, confuta e respinge ciò che non gli pare accettabile.
L’interesse agli aspetti della natura si rivela nell’ampio spazio dato ai mirabilia, ovvero ai dati e ai fatti straordinari, eccezionali e paradossali, veri o presunti, su cui la cultura greca aveva prodotto una ricca letteratura detta “paradossografica”. In età medievale vennero anche estratte alcune parti dell’opera che ebbero una grandissima fortuna.
Nell’opera sono presenti prefazioni e digressioni nelle quali affiora un accentuato moralismo con la disapprovazione della corruzione dei costumi che si accompagna ai progressi della scienza e della tecnica. Secondo Plinio la vita dell’uomo deve essere migliorata per mezzo dello studio della natura, senza superare determinati limiti che la natura stessa ha fissato. Le sue scelte sono motivate in parte dai timori superstiziosi e in parte dal suo moralismo anti-tecnologico.
Domande da interrogazione
- Chi era Plinio il Vecchio e quale fu il suo ruolo durante l'eruzione del Vesuvio?
- Qual è l'importanza della "Naturalis Historia" di Plinio il Vecchio?
- Quali erano le opinioni di Plinio il Vecchio riguardo ai progressi scientifici e tecnici?
Plinio il Vecchio, nato a Novum Comum nel 23 o 24 d.C., era un funzionario imperiale e stretto collaboratore di Vespasiano. Durante l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., comandava la base navale di Miseno e si imbarcò per osservare il fenomeno e soccorrere le popolazioni, morendo a Stabia.
La "Naturalis Historia" è un'opera enciclopedica in 37 libri che tratta vari argomenti come cosmologia, geografia e zoologia. È considerata un inventario del mondo, con un approccio critico e un interesse per i fenomeni straordinari, influenzando la cultura medievale.
Plinio il Vecchio esprimeva un moralismo accentuato, disapprovando la corruzione dei costumi associata ai progressi scientifici e tecnici. Credeva che lo studio della natura dovesse migliorare la vita umana senza superare i limiti naturali, motivato da timori superstiziosi e un moralismo anti-tecnologico.