Concetti Chiave
- L'identificazione di Petronio con l'autore del Satyricon è controversa, ma le similitudini tra il suo ritratto psicologico e il profilo morale dell'autore supportano tale ipotesi.
- Il Satyricon è un'opera comico-satirica in prosa e versi, caratterizzata da contenuti licenziosi e giunta a noi in forma incompleta.
- I protagonisti, come Encolpio e Gitone, vivono avventure che riflettono un mondo caotico e privo di certezze, con un'attenzione particolare alla rappresentazione realistica della società.
- L'opera mescola tragedia e commedia con parodie di generi letterari classici, adottando un tono ironico e un realismo che non critica ma rappresenta la realtà del tempo.
- Petronio utilizza una varietà di registri linguistici, adattando lo stile in base al livello socio-culturale dei personaggi, con un uso predominante del sermo familiaris e del sermo plebeius.
L’identificazione di Petronio con l’autore del Satyricon non è condivisa da tutti gli studiosi, alcuni dei quali hanno proposto una datazione più tarda tra il II e il III secolo d.C. A favore dell’identificazione vi è però una certa analogia tra il ritratto psicologico di Petronio e la fisionomia morale dell’autore del romanzo, che appare come un uomo spregiudicato e colto. Inoltre, nel Satyricon sono presenti riferimenti a personaggi minori vissuti sotto Nerone.
Infine, nel libro XVI degli Annales, Tacito indica Petronio come elegantiae arbiter, che amava il lusso e la bellezza, era elegante nel parlare e nell’affrontare le situazioni ed era molto apprezzato. Non si tratta, nel complesso, di prove certe, ma sono sufficienti per collocare l’autore e l’opera nel I secolo d.C.Il titolo Satyricon è propriamente un genitivo plurale di forma greca, con sottinteso libri, e può essere inteso sia nel senso di “libri di satire” sia come “libri di avventure satiresche”. Il testo infatti è una narrazione comico-satirica di contenuto licenzioso, mista di prosa e versi giunta a noi incompleta. Ciò che è a noi pervenuto corrisponde a parte dei libri XIV – XVI.
Protagonista della vicenda e Io-narrante è il giovane Encolpio, uno studente sempre a corto di denaro, che vive insieme al giovane servo e amante Gitone, affiancato dall’infido amico Ascilto. Dalle allusioni al passato si deduce l’antefatto: Encolpio ha compiuto una grave violazione verso Priapo, dio della fecondità e della sessualità maschile, dalla cui ira è perseguitato.
La narrazione a noi pervenuta si può suddividere in 5 sezioni:
Prima sezione (avventure nella Graeca urbs): in una città campana, forse Napoli, una sacerdotessa di Priapo, di nome Quartilla, di cui i giovani hanno in passato profanato una cerimonia, costringe i protagonisti a ogni sorta di sevizie erotiche, fino alla loro fuga.
Seconda sezione (la cena di Trimalchionis): è la parte più nota del romanzo e narra il banchetto offerto dal ricchissimo e rozzo liberto Trimalchione, che si risolve in una girandola di trovate grottesche e culmina nella declamazione del bizzarro testamento dell’ospite.
Terza sezione (altre avventure nella Graeca Urbs): Encolpio, disperato perché l’amato Gitone lo ha abbandonato per seguire Ascilto, stringe amicizia con il poetastro Eumolpo. Poco dopo Encolpio ritrova il suo amante, che lo prega di riprenderlo con sé. Così, per sfuggire ad Ascilto, Encolpio, Gitone ed Eumolpo si imbarcano su una nave in partenza.
Quarta sezione (il viaggio per mare): i tre scoprono che la nave appartiene al mercante Lica, la cui moglie in passato è stata sedotta da Encolpio stesso. A bordo si trova anche Trifena, che ha a sua volta motivi di risentimento verso il protagonista. A salvare i tre dalla vendetta di Lica e Trifena interviene una tempesta che provoca un naufragio e la morte del mercante.
Quinta sezione (avventure a Crotone): i tre giungono a Crotone dove, per ingannare i numerosi cacciatori di eredità, Eumolpo si finge un vecchio facoltoso e senza figli. Encolpio intreccia una relazione con una donna di nome Circe, che viene però ostacolata dall’ira di Priapo, che rende impotente l’uomo. Eumolpo, ammalatosi, stende un testamento in cui stabilisce che solo chi si ciberà del suo cadavere diverrà suo erede. Ma gli avidi abitanti di Crotone sembrano pronti persino a trasformarsi in cannibali…
Il romanzo si interrompe bruscamente.
La narrazione è inframmezzata da numerosi iserti poetici. I più ampi sono la Troiae Halosis (la presa di Troia) in senari giambici, e il Bellum Civile in esametri. Il testo del Satyricon contiene anche 5 novelle, incentrate sui temi della beffa e del sesso e sul motivo della magia e del folclore popolare, inserite secondo la tecnica della cornice e narrate da personaggi del romanzo.
La forma prosimetrica, cioè mista di prosa e poesia, rende problematico attribuire il Satyricon al genere romanzesco. Fin dal titolo l’opera di Petronio si ricollega al filone realistico della satira, sia nella sua forma esametrica sia nella variante della satira menippea che aveva un linguaggio pungente e serviva per denunciare. Petronio denuncia la cattiva educazione, cioè la formazione dei giovani dando la colpa non alla scuola ma ai genitori che fanno intraprendere ai figli studi futili solo per inserirli nella società. Denuncia fatta con distacco ed eleganza.
Sono inoltre evidenti gli influssi di altri generi bassi come la Fabula Milesia e il mimo. Secondo alcuni critici l’intero Satyricon potrebbe essere inteso come una parodia dei romanzi erotici greci. Altri studiosi hanno invece sottolineato la parodia condotta da Petronio nei confronti dell’epica e in particolare dell’Odissea. Elementi comuni sono il tema del viaggio, l’ira di un dio e il motivo del naufragio. Nel complesso il Satyricon è un’opera originalissima, in cui la pratica dell’intertestualità testimonia la grande cultura letterale di Petronio, capace di mescolare senza stonature tragedia e commedia.
Il carattere più tipico del Satyricon è l’intento realistico. In tutto il romanzo lo sforzo di rappresentazione realistica si vede nella descrizione degli ambienti sociali, nella presentazione dei diversi personaggi, nella capacità di raffigurare i loro valori. Alla fine della parte a noi pervenuta Petronio stesso, consapevole della portata innovativa dell’opera, si rivolge direttamente ai suoi lettori che immagina scandalizzati per quanto hanno letto. Esprime una vera e propria dichiarazione di poetica, affermando l’intento realistico della sua arte, ossia la volontà di riprodurre in tutti i suoi aspetti la realtà quotidiana dei ceti medio bassi.
Il realismo di Petronio non va tuttavia inteso come un’analisi critica della società del suo tempo. La vita degli umili e le situazioni basse potevano infatti essere rappresentate in modi caricaturali nelle forme del realismo comico. Ciò spiega il carattere grottesco del romanzo petroniano che anche quando affronta temi seri, mantiene comunque un tono ironico. Al tempo stesso nel descrivere un mondo in cui ogni valore morale appare perduto l’autore rifiuta la via dell’invettiva e sceglie invece di assumere un atteggiamento di sorridente disincanto. Traspare però a tratti un senso amaro della realtà. Il tono del Satyricon resta così sospeso tra leggerezza e serietà di intenti.
Su questo sfondo si muovono i protagonisti del romanzo spinti con ritmo incalzante verso nuove avventure. Il tema del viaggio viene reinterpretato e adattato alla visione di una realtà caotica in cui il personaggio si aggira smarrito. La gestione dello spazio è fondata sull’alternanza di luoghi aperti e spazi chiusi, visti spesso dai personaggi come rifugi protetti, ma si rivelano in genere pericolose trappole da cui essi devono evadere per riprendere il viaggio. In questo modo il tema stesso del viaggio degenera in un vagabondare che rappresenta una realtà degradata che non dà nessuna certezza e nessuna reale occasione di maturazione interiore.
Nel Satyricon Petronio adotta una varietà di registri linguistici, differenziandoli in relazione a livello socio-culturale dei diversi personaggi. Il tono dominante, la lingua usata da Encolpio, appartiene a un livello medio-basso, quello del cosiddetto sermo familiaris. Da questo livello medio tuttavia, lo stile narrativo si distacca spesso, per innalzarsi, o più spesso, per abbassarsi. Il linguaggio si fa complicato quando a parlare sono personaggi colti, ritratti con un intento parodico. La solennità dello stile, in contrasto con i contenuti, viene ottenuta attraverso la parodia dello stile formulare epico o del linguaggio filosofico.
Nella Cena Trimalchionis in cui parlano i liberti, lo stile viene involutamente degradato fino al livello del sermo plebeius. In queste parti Petronio fa un frequente ricorso a grecismi, neologismi, scambi di genere e diminutivi e anche a vivacissime espressioni popolari e proverbiali. Anche la sintassi tende all’accostamento di brevi frasi nominali collegate per asindeto. Viene fuori un viso amaro dovuto all’ostentazione della ricchezza in maniera sgarbata.
Domande da interrogazione
- Qual è l'identificazione proposta per l'autore del Satyricon e quali sono le prove a sostegno?
- Qual è la struttura narrativa del Satyricon e chi è il protagonista principale?
- Come viene rappresentato il tema del viaggio nel Satyricon?
- Quali sono le caratteristiche stilistiche e linguistiche del Satyricon?
- Qual è l'intento realistico di Petronio nel Satyricon e come viene espresso?
L'autore del Satyricon è spesso identificato con Petronio, basandosi su analogie psicologiche e riferimenti a personaggi dell'epoca di Nerone. Tuttavia, non tutti gli studiosi concordano, e alcuni propongono una datazione più tarda.
Il Satyricon è una narrazione comico-satirica divisa in cinque sezioni, con il giovane Encolpio come protagonista e Io-narrante, accompagnato da Gitone e Ascilto.
Il tema del viaggio nel Satyricon è reinterpretato come un vagabondare caotico, con alternanza di spazi aperti e chiusi, che riflette una realtà degradata senza certezze o crescita interiore.
Il Satyricon utilizza una varietà di registri linguistici, con un tono dominante medio-basso. Lo stile si innalza o abbassa a seconda dei personaggi, con parodie dello stile epico e uso di grecismi e neologismi.
L'intento realistico di Petronio è rappresentare la realtà quotidiana dei ceti medio-bassi con un tono ironico e grottesco, evitando l'invettiva e scegliendo un atteggiamento di disincanto sorridente.