Concetti Chiave
- Quintiliano, originario della Spagna, fu un importante avvocato e insegnante di retorica a Roma, noto per il suo trattato "Institutio oratoria".
- "Institutio oratoria" è un'opera di 12 libri che stabilisce le linee guida per la formazione dell'oratore sin dall'infanzia, integrando filosofia e retorica.
- L'opera è un compendio di teorie retoriche antiche, raccogliendo contributi da fonti greche e latine, e si presenta come un manuale scolastico didascalico.
- Quintiliano critica la decadenza dell'oratoria causata dalla corruzione e sostiene un ritorno ai valori oratori di Cicerone per risolvere il problema.
- Pur apprezzando l'atticismo, Quintiliano critica le nuove tendenze stilistiche dell'epoca imperiale, favorendo uno stile retorico più misurato e persuasivo.
Quintiliano nato a Calagurris in Spagna, studiò a Roma, divenuto avvocato insegnò retorica per circa vent’anni. Ottenne poi l’incarico di istruire i due pronipoti di Domiziano che sarebbero divenuti suoi eredi, ed ottiene le insegne consolari. Oltre ad aver scritto l’Institutio oratoria, scrisse anche Le cause della decadenza dell’oratoria che non ci è pervenuto.
L’Institutio oratoria è il trattato più completo di retorica latina. L’opera era conosciuta solo parzialmente nel Medioevo, poi successivamente fu riscoperta da Poggio Bracciolini divenendo un testo fondamentale nei campi della pedagogia, stilistica e critica letteraria.
Il titolo significa “La formazione dell’oratore”, è un trattato di 12 libri dedicato a Vitorio Marcello in cui fa confluire la sua dottrina e la sua esperienza da insegnante. Si propone di delineare la formazione dell’oratore sin dalla sua infanzia, scrivendo un vero e proprio trattato didascalico a differenza del De oratore di Cicerone a cui si rifà. E’ molto simile a un’Ars, ossia a un manuale scolastico. Da Cicerone riprende:
• la concezione della retorica come scienza che oltre a formare il perfetto oratore, forma anche il cittadino,
• e il rapporto tra retorica e filosofia, ritenuto importante in quanto contribuiscono alla cultura enciclopedica dell’oratore. Critica dunque i filosofi contemporanei perché essi ritengono che solo la filosofia contribuisce alla formazione dell’uomo.
Contenuti dei libri:
o I . Dopo il proemio, tratta di precetti pedagogici, divenendo un educatore esperto, saggio e illuminato, inoltre afferma che si devono assecondare le inclinazioni dei fanciulli, e critica le punizioni corporali.
o II. Il ragazzo passa dalla scuola di grammatica a quella di retorica e delinea la figura del retore ideale, soffermandosi sugli esercizi per i principianti.
o III. Troviamo le partizioni dell’oratoria: (Le 5 parti della teoria) inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio. (I 3 generi di discorsi) deliberativo, epidittico, giudiziario. (I 3 compiti dell’oratore) movere, docere e delectare.
o IV-VI. Dedicati all’inventio, ossia gli argomenti da trattare.
o VII. Dedicato alla dispositio, ossia all’ordine in cui disporre gli argomenti.
o VIII-IX. Dedicati all’elocutio, cioè allo stile oratorio.
o X. Dedicato alla facilitas, alla fluidità espressiva, segue poi una rassegna di scrittori greci e latini, e tratta anche dell’arte dell’imitazione.
o XI. Dedicato all’aptum (necessità di adattare il discorso alle circostanze) alla memoria (tecniche per memorizzare ciò che si dice) e all’actio o pronuntiatio (voce, gesti).
o XII. Delinea la figura del perfetto oratore, riprendendo la definizione di Catone il Censore di vir bonus dicendi peritus (buon cittadino impegnato nella difesa degli interessi del popolo) e stabilendo quali debbano essere i suoi mores.
Dai contenuti si vede quanto nell’opera confluiscono tutte le precedenti teorie sulla retorica antica, ci sono infatti citazioni di fonti greche e latine. Dunque è un opera che può venire letta come una raccolta di materiale che conserva le acquisizioni della scienza e della tecnica della comunicazione-persuasione. Oltre questo tema, nell’opera Quintiliano si sofferma su due problemi:
• La decadenza dell’oratoria; a causa della corruzione. Indica come culmine dell’oratoria Cicerone, a cui si deve tornare per porre rimedio. Nell’opera è come se nulla fosse cambiato dai tempi di Cicerone, afferma infatti che il grande oratore, come vir bonus dicendi, prenderà le decisioni giuste per il popolo, però con i giusti mezzi, poiché deve comunque collaborare con il principe.
• Nuove tendenze stilistiche affermatesi nella prima età imperiale: egli critica, come Cicerone, l’atticismo per la sua troppa semplicità, ma combatte lo stile moderno fiorito e concettoso, colmo di sententiae, senza senso della misura per quanto riguarda l’ornatus, la ricerca del consenso popolare, quindi i nuovi oratori si allontanano dal fine principale del persuadere mentre mirano alla voluptas del popolo.
Per quanto riguarda il suo stile utilizza molte figure retoriche, e ci sono differenze con Cicerone in quanto la sintassi è meno ampia e distesa, più variata.
Domande da interrogazione
- Chi era Quintiliano e quale fu il suo contributo principale alla retorica?
- Qual è l'obiettivo principale dell'"Institutio oratoria"?
- Quali sono i contenuti principali dei libri dell'"Institutio oratoria"?
- Come Quintiliano affronta la decadenza dell'oratoria nella sua opera?
- Qual è la posizione di Quintiliano sulle nuove tendenze stilistiche della sua epoca?
Quintiliano era un avvocato e insegnante di retorica nato a Calagurris in Spagna. Il suo contributo principale è l'opera "Institutio oratoria", un trattato completo di retorica latina che divenne fondamentale nei campi della pedagogia, stilistica e critica letteraria.
L'obiettivo principale dell'"Institutio oratoria" è delineare la formazione dell'oratore sin dalla sua infanzia, proponendo un trattato didascalico che integra la dottrina e l'esperienza di Quintiliano come insegnante.
I contenuti principali includono precetti pedagogici, la figura del retore ideale, le partizioni dell'oratoria, l'inventio, la dispositio, l'elocutio, la facilitas, l'aptum, la memoria, l'actio, e la figura del perfetto oratore.
Quintiliano attribuisce la decadenza dell'oratoria alla corruzione e suggerisce un ritorno ai principi di Cicerone per porre rimedio, sottolineando l'importanza di un oratore come "vir bonus dicendi peritus" che collabora con il principe.
Quintiliano critica le nuove tendenze stilistiche della prima età imperiale, come l'atticismo per la sua semplicità e lo stile moderno fiorito e concettoso, che si allontanano dal fine principale del persuadere e mirano alla voluptas del popolo.