Il Bellum civile di Lucano è il più antico poema epico - storico unitario. Ha un carattere innovativo rispetto a quello di Virgilio ed esercitò molti influssi sulla cultura medievale.
1.Dati biografici e le opere perdute
Nato a Cordoba (nipote di Seneca), fu educato a Roma dove si distinse per la sua precocità intellettuale e completò la sua istruzione ad Atene. Nerone lo fece entrare nella propria schiera amicorum e lo nominò questore (si poteva a 25, lui lo diventò a 20 anni).
2. Il Bellum civile: le fonti e il contenuto
Tratta della guerra civile tra Cesare e Pompeo (martire del destino). I 10 libri narrano le vicende dallo scoppio delle ostilità fino ai fatti dopo la morte di Pompeo in Egitto; esso è rimasto incompiuto (morte prematura poeta) e si interrompe all’inizio della rivolta ad Alessandria contro Cesare. Si pensa avrebbe dovuto scrivere altri 2 libri fino al suicidio di Catone ad Utica o fino alla definitiva sconfitta dei pompeiani a Munda o alla morte di Cesare o la battaglia di Filippi. Probabilmente usò come fonti Tito Livio, Asinio Pollione e Seneca il Retore (impostazione filo - repubblicana) ma non possiamo sapere quanto ne ha tenuto fede (opere perdute).
L’ARGOMENTO DEL POEMA E L’APOSTROFE AI CITTADINI ROMANI: il proemio è molto ampio e articolato. I primi versi contengono l’esposizione dell’argomento, poi biasima i Romani, elogia Nerone e analizza le cause della guerra. Sin da subito emerge il carattere antiepico dell’opera in quanto tratta di una guerra civile (tra fratelli) mentre, di solito, veniva trattata una vicenda che si concludeva bene. Manca anche l’invocazione alla musa che è un topos letterario. L’elogio a Nerone sembra ironico in quanto mostra anche la pessima situazione in cui versava Roma a causa sua.
3. Le caratteristiche dell’epos di Lucano
Lucano ha eliminato l’apparato divino tradizionale. Egli, coerentemente con le sue posizioni filosofiche, abolisce la mitologia e introduce l’elemento “meraviglioso” con sogni, visioni e profezie. Sceglie un tema originale rispetto alla tradizione (prima si trattavano avvenimenti storici con intento celebrativo per esaltare Roma e i personaggi): tratta la caduta della libertas repubblicana e la fine della grandezza e della gloria romane. Il tema centrale è una sconfitta ed il poeta biasima e deplora gli eventi. All’inizio troviamo un elogio a Nerone di carattere convenzionale (resta isolato e non rispecchia il pensiero dell’autore, molti lo hanno interpretato in chiave ironica). L’idea di sublimità è data dalla grandiosità e dall’eccesso che investe personaggi e vicende. Il tema della morte ricorre frequentemente e mostra il gusto per il truculento e il macabro. La tecnica narrativa è selettiva (riassume brevemente alcune parti della vicenda per concentrarsi su altre più drammatiche) e asimmetrica, essa è costruita con rapidi scorci, episodi con diverse lunghezze ed estese digressioni dove fa sfoggio della sua erudizione. È più interessato alla descrizione ed al commento che alla narrazione (argomento drammatico ampiamente sviluppato, discorsi dilatati) per aumentare la tensione ed il pathos. Lucano interviene spesso in prima persona a commentare il testo con tono magniloquente che rivela l’influsso del gusto per le declamazioni.
4. Ideologia e rapporti con l’epos virgiliano
Il pessimismo di Lucano contrasta con il tradizionale trionfalismo del filone epico - storico e con lo stoicismo (esaltazione del suicidio). Lucano afferma il dominio del Fato ma non accetta il destino provvidenziale ed ha un atteggiamento di ribellione e protesta poiché ha voluto la fine della libertas (trionfo ingiustizia). Per l’autore una delle cause della guerra è l’invidia del Fato per la grandezza di Roma (arrivata al culmine doveva iniziare il declino) che è legato all’invidia degli dei e in contrasto con l’idea stoica di provvidenza. Denuncia l’ingiustizia e la crudeltà divina (aiutano i colpevoli) e nel momento cruciale della battaglia di Farsalo si rammarica che Roma abbia conosciuto la libertà e proclama felici i popoli sottomessi ai tiranni. La posizione di Lucano è diversa da quella di Virgilio
Lucano
-guerre civili e crollo di Roma.
- VI libro - la morte di un soldato fa svelare alla maga Eritto i segreti dell’oltretomba: predizione delle sventure di Roma.
- poema senza eroe
-Cesare varca il Rubicone fregandosene
Virgilio
-vicende gloriose e fondazione di Roma.
-Libro VI - profezia di Anchise ad Enea negli Inferi: solenne rassegna degli eroi e delle glorie future di Roma.
-Enea
-pius Enea
5. I personaggi del Bellum civile:
I personaggi sono influenzati dal concetto di sublimità di Lucano con atteggiamenti eccessivi ed espressioni enfatiche e magniloquenti. Lucano dà giudizi negativi su Cesare: genio del male animato da una furia distruttiva che sconvolge le leggi umane e divine per inseguire i propri scopi (= Catilina in Sallustio), è paragonato ad un tiranno che incute terrore, irrispettoso degli dei e della patria. Hanno valori positivi:
- Pompeo: difensore legalità repubblicana, guerriero in declino ed abbandonato dalla Fortuna. È incerto, timoroso, privo di autostima e destinato alla sconfitta. All’inizio non è un personaggio positivo: se la Fortuna fosse stata dalla sua parte avrebbe preso il potere. La causa di Pompeo si identifica con quella della repubblica (destinata alla disfatta) ed acquista tratti sempre più patetici. Esso diventa la principale vittima del Fato. La sua statura morale cresce fino alla sua morte.
- Catone: (tutta positiva) rappresenta il campione della legalità repubblicana e l’incarnazione del sapiente stoico (rigorosa osservazione dei principi del giusto mezzo e dare la vita per la patria) (non assume la figura di protagonista). Lucano non è riuscito a scrivere il suo suicidio eroico (momento di maggior gloria). Nel dialogo con Bruto dice di dover affermare i valori della virtus anche in circostanze sfavorevoli. Accusa gli dei di volere la vittoria del male.
6. Il linguaggio poetico di Lucano.
Lucano predilige le frasi ad effetto, incisive, che mirano a colpire e sorprendere il lettore (conformemente al gusto del suo tempo). Molte sententiae sono costruite sull’antitesi, sulla figura etimologica, sulla trovata ingegnosa, sorprendente e paradossale, sull’intensificazione del pathos (accentuata fino all’esasperazione). Esse rivelano un gusto per la forma carica, energica ed appassionata che propongono effetti forti ottenuti con immagini insolite e iperboli audaci. Il tono è costantemente alto e teso, pieno di magniloquenza ed enfasi (stile patetico) e con ricorso ai modelli tipici della tragedia (simile a quello di Seneca tragico: sensibilità per atmosfere cupe e lugubri, gusto dell’orrido, macabro e raccapricciante).