Concetti Chiave
- Decimo Giunio Giovenale è noto per le sue satire che esprimono indignazione verso la società romana, contrapposta alla letteratura contemporanea che giudica vuota e ridicola.
- Giovenale utilizza la satira per smascherare l'ipocrisia e la decadenza culturale della società, distaccandosi dal moralismo romano e dalla diatriba cinico-stoica.
- Le sue satire mettono in evidenza il degrado sociale e culturale, rappresentando una vasta galleria di personaggi viziosi e grotteschi.
- Giovenale critica la condizione dei poeti del suo tempo, costretti a cercare patroni per sopravvivere, evidenziando la miseria che li affligge rispetto al passato privilegiato di Virgilio e Orazio.
- Le satire affrontano vari temi, tra cui la corruzione morale, il clientelismo, il declino della nobilitas, e il comportamento deplorevole delle donne e della società in generale.
Decimo Giunio Giovenale
Dalle scarse notizie autobiografiche contenute nelle sue satire e dai riferimenti presenti in tre epigrammi che gli dedicò Marziale, si sa che Decimo Giunio Giovenale nacque ad Aquino, una città nel Lazio, tra il 50 e il 60 d.C. da una famiglia di agiate condizioni economiche; dopo aver ricevuto l'educazione retorica, si trasferì a Roma e si dedicò alla professione di avvocato senza ricavare i guadagni sperati. Pare che all'attività poetica sia giunto tardi, come egli stesso fa capire in alcuni passi delle sue Satire, forse dopo la morte di Domiziano nel 96 d.C. Marziale, suo amico, lo descrive come un poeta cliens, sempre affannato al seguito di potenti protettori per porre rimedio alla mancanza di denaro. Tramite altre biografie sappiamo che il poeta sarebbe vissuto a casa di un ricco liberto e che, dopo aver composto le Satire, avrebbe poi deciso di pubblicarle in età avanzata. Infine, non conosciamo l'anno esatto della morte, avvenuta probabilmente dopo il 127 d.C.La produzione poetica di Giovenale è costituita da 5 libri in cui trovano posto 16 satire, di cui la prima contiene i motivi che hanno spinto Giovenale a praticare questo genere poetico: egli sceglie di scrivere satire e di dedicarsi a questo genere poetico perché vuole opporsi alla letteratura contemporanea, vuota e ridicola ai suoi occhi - per Giovenale, infatti, è meglio rivolgere lo sguardo alla realtà della vita quotidiana, e nona caso scrive dei versi che sappiano rappresentarla efficacemente. Quando si parla delle sue Satire, si parla di indignatio e lo stesso Giovenale lo ricorda quando afferma che la sua musa ispiratrice sarà proprio l'indignazione - dice infatti "Sì natura regat, facit indignatio versum"(«Anche se non lo concede la natura, è l’indignazione che mi fa poeta»).
Per Giovenale, scelta della satira è la forma poetica più adatta a rappresentare il suo disgusto: è normale che il discorso all'indignazione pone la sua opera lontana dai suoi predecessori, soprattutto da Orazio, i cui versi erano caratterizzati da una bonaria ironia; più vicini a Giovenale sono Marziale e Persio, perché con il primo egli condivide il gusto descrittivo di un'umanità che ormai sta andando alla deriva e di una infinita galleria di personaggi squallidi e grotteschi colti nell'esercizio dei loro vizi (in Giovenale, come in Marziale, troviamo ubriaconi, ipocriti, aristocratici decaduti, cacciatori di eredità, depravati, taccagni); a Persio, invece, lo avvicinano la tensione narrativa ed il gusto per l'invettiva. Insomma, collocandosi su questa linea, Giovenale rompe tutti i legami con la tradizione satirica precedente e con il pensiero moralistico romano che traeva origine dalla diatriba cinico-stoica: se la morale diatribica aveva insegnato il distacco dalla realtà materiale perché bisognava concentrarsi sui valori interiori, Giovenale rifiuta questa posizione perché vuole smascherare l'ipocrisia che si annida dietro di essa - egli preferisce rivestire i panni di chi è sdegnato di fronte ad una società dove i liberti sono più ricchi e potenti, dove tutte le famiglie nobili che un tempo proteggeva o gli artisti cono scomparsi o ridotti in miseria e dove i nuovi ricchi hanno causato la decadenza della cultura; da ciò parte l'indignatio di Giovenale. Il poeta, dunque, è indubbiamente un convinto tradizionalista: egli rappresenta l'idealizzazione del passato e rimpiange il perduto mos maiorum.
I temi delle satire
Innanzitutto, oggetto del suo rancore sono i motivi che impediscono ai poeti come lui di vivere come nel passato - la settima satira, infatti, rappresenta un affresco della condizione dei poeti del suo tempo, ridotti al rango di cliens, costretti ad andare alla ricerca continua di patroni che li strappino dall'indigenza; perciò dice che non resta che piangere dei tempi andati, quando Virgilio e Orazio godevano di certi privilegi e venivano apprezzati dal principe e dai potenti. Un'altra critica è quella agli ambienti frequentati dai poeti del tempo: egli ci offre un quadro desolante delle sale di recitazione gestite dai ricchi avari che non fanno nulla per alleviare le condizioni economiche degli artisti. I contenuti delle Satire sono:-nella prima satira, richiamando Lucilio, giustifica le sue scelte poetiche e l'osservazione della realtà corrotta in cui tutti i valori morali sono sovvertiti e che pertanto ispira ira ed indignazione;
-nella seconda, un personaggio di nome Larronia biasima i vizi degli uomini e soprattutto l'omosessualità perché indegna, secondo lui, dei Romani che hanno conquistato il mondo;
-nella terza si vede l'addio del poeta all'amico Umbricio che fugge da Roma e dunque da una metropoli caotica perché, secondo lui, gli Orientali hanno imposto i loro costumi depravati di comportamento e la condizione di cliens si è dunque maggiormente diffusa a causa loro;
-nella quarta, è presente la pratica della delazione e dei soprusi, quindi l'asservimento e l'abbassamento del ruolo del Senato ai tempi di Domiziano;
-nella quinta, l’oggetto è la condizione di clientelismo - infatti racconta un cliens invitato a cena dal suo patronus e da lui sottoposto a varie umiliazioni;
-nella sesta c’è la celeberrima satira contro le donne, la cui pudicitia ha ormai abbandonato la terra -con questo cerca di convincere l'amico Postumo a non prendere moglie perché le donne hanno perso la moralità e sono pronte ad ogni vizio; troviamo un campionario di donne che assumono atteggiamenti vari tutti deplorevoli, non a caso Giovenale dice che sono pronte ad uccidere addirittura i propri figli per rimanere uniche eredi dei mariti, proprio perché sono avide e malvagie;
-nella settima, I protagonisti sono i poeti vittime della miseria;
-nella ottava, si parla della nobilitas ormai decaduta a causa de suo comportamento biasimevole;
-nella nona, il protagonista è un certo Nevolo che si lamenta di essere stato mal ripagato dal suo patronus nonostante avesse sempre soddisfatto le voglie sessuali sue e della moglie;
-nella decima, Giovenale dice che poiché gli uomini non sanno quale sia il vero bene, è meglio lasciar decidere agli dei e limitarsi a chiedere loro solo la salute;
-nella undicesima, il poeta parla della moderazione da usare quando si sta a tavola;
-nella dodicesima, Giovenale offre un sacrificio per il ritorno di un amico scampato ad un naufragio;
-nella tredicesima, egli affronta il tema della vendetta e afferma che non bisogna mai cercarla perché i delinquenti saranno poi sempre tormentati dal rimorso;
-nella quattordicesima, Giovenale affronta il discorso sui genitori dicendo che devono educare i figli secondo sani principi per migliorare la società inculcando loro non l'avarizia ma la parsimonia;
-nella quindicesima, il poeta parla di un episodio di cannibalismo verificatosi in Egitto;
-infine, nella sedicesima, l’oggetto della satira sono i vantaggi della vita militare perché offre impunità e ricchezza.
Domande da interrogazione
- Chi era Decimo Giunio Giovenale e quale fu il suo percorso di vita?
- Quali sono i temi principali delle satire di Giovenale?
- Come si differenzia Giovenale dai suoi predecessori nella satira?
- Qual è l'importanza della "indignatio" nelle opere di Giovenale?
- Quali sono alcuni esempi di personaggi e situazioni descritti nelle satire di Giovenale?
Decimo Giunio Giovenale nacque ad Aquino tra il 50 e il 60 d.C. e proveniva da una famiglia agiata. Dopo aver studiato retorica, si trasferì a Roma per diventare avvocato, ma non ebbe successo economico. Iniziò a scrivere satire tardi nella vita, probabilmente dopo la morte di Domiziano nel 96 d.C., e pubblicò le sue opere in età avanzata.
Le satire di Giovenale trattano temi come l'indignazione verso la corruzione morale, la critica alla società romana, il clientelismo, la decadenza della nobiltà, e la condizione dei poeti del suo tempo. Egli esprime disgusto per la perdita dei valori tradizionali e la decadenza culturale.
Giovenale si distingue dai suoi predecessori come Orazio per il suo tono di indignazione piuttosto che di bonaria ironia. Si avvicina di più a Marziale e Persio per il gusto descrittivo e l'invettiva, rompendo con la tradizione satirica precedente e il pensiero moralistico romano.
L'indignatio è centrale nelle opere di Giovenale, poiché rappresenta la sua musa ispiratrice. Egli utilizza la satira per esprimere il suo disgusto verso la società corrotta e per smascherare l'ipocrisia, preferendo affrontare la realtà piuttosto che distaccarsi da essa.
Nelle satire di Giovenale troviamo personaggi come ubriaconi, ipocriti, aristocratici decaduti, e cacciatori di eredità. Le situazioni includono la critica alla condizione dei poeti, la decadenza della nobilitas, e la satira contro le donne per la perdita della moralità.