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Concetti Chiave

  • Giovenale, un autore satirico dell'età imperiale, critica la società romana attraverso satire che riflettono la sua indignazione per la degenerazione dei costumi e la falsa morale.
  • Scrisse 16 satire, divise in 5 libri, caratterizzate da un approccio aggressivo e una critica senza compromessi verso tutte le classi sociali e la morale filosofica.
  • Nella seconda parte del corpus, le satire di Giovenale mostrano un tono più pacato e si avvicinano ai temi di Orazio, con una critica più riflessiva e meno indignata.
  • I temi principali includono la falsa nobiltà, l'insensatezza dei desideri umani, l'educazione dei figli e la critica della società attraverso episodi e personaggi emblematici.
  • Lo stile di Giovenale è innovativo e tragico, caratterizzato da un linguaggio variegato e immagini iperboliche, con l'obiettivo di esprimere l'indignazione e criticare la società corrotta.

Indice

  1. Giovenale
  2. Cosa si intende per secondo Giovenale?
  3. Rassegna temi trattati nella seconda parte del corpus delle satire di Giovenale
  4. Lo stile delle satire

Giovenale

Giovenale fu un autore satirico di età imperiale; sappiamo poco dal punto di vista biografico. Era di origine laziale, nato ad Aquino, tra il 50 e il 60. Discende da una famiglia benestante, studia retorica ma non filosofia, intraprende la carriera di avvocato che però abbandonò dedicandosi alle declamazioni, molto alla moda e più remunerative. Tutta la sua esistenza è costellata da carenze economiche, svolge il ruolo di “Cliens” che però vive con grande frustrazione.
Scrisse 16 satire articolate in 5 libri.
La sua poetica ha origine dall’indigniatio, l’indignazione nei confronti della realtà che vive. La letteratura del suo tempo rappresentava leggende mitologiche trite e ritrite; lui vuole registrare la degenerazione dei costumi della realtà e per questo la rappresentazione non può che essere satirica. Questo elemento lo avvicina a Persio ( aggressività e furore critico ), però in Persio la parte critica e di denuncia era più importante rispetto alla parte propositiva che faceva riferimento al sistema filosofico stoico. Questa parte in Giovenale non esiste, la parte di denuncia è l’unica parte nelle satire. Lui critica dalle sue fondamenta la morale romana perché la trova falsa e ironica, critica i precetti filosofici che dovrebbero educare le persone a raggiungere autonomia morale e distaccarsi dal vizio. Giovenale assume il compito di smascherare questa morale che non ha nessuna presa sulla realtà. L’indignazione nasce dall’odio sociale, un sentimento che nasce dal fatto di non sentirsi parte della società. La situazione che vive è di forte emarginazione, costretto ad andare a Roma per lavorare. Questo gli consente di guardare dall’esterno una società corrotta in modo irrimediabile. Le sue satire sono quindi una critica contro ogni aspetto della società e ogni classe sociale: dai nobili che non svolgono più il loro ruolo di guida (nostalgia del mecenatismo), ai liberti (l’arricchimento facile e la volgarità, es: Trimalchione), fino alle donne (forte il tema della misoginia). Alcuni interpreti hanno voluto vedere nella sua opera un atteggiamento democratico, aiuto nei confronti dei deboli; oggi questo atteggiamento è escluso, perché lui è molto aggressivo nei confronti del volgo, degli stranieri e degli altri emarginati. Nel suo caso non esiste nessun polo positivo a cui affidarsi, forse l’unico aspetto che si salva dalla critica e dal rancore è il passato che in alcuni momenti tende ad idealizzare (Età di augusto e mecenatismo)

I temi che ricorrono nelle satire sono:
• Tema della ricchezza (strumento di corruzione della società; nei nobili rendono perverse ogni loro azione)
• Tema della clientela (l’istituto della clientela cambia nel corso del tempo. Prima strumento di integrazione, ora strumento di soggezione degli ultimi; guerra tra clienti, c’è concorrenza sleale)
• Tema dell’omosessualità (Gravissimo vizio, rovesciamento dell’ideale dell’uomo romano)

Cosa si intende per secondo Giovenale?

La produzione di Giovenale è composta da 16 satire ,articolate in 5 libri forse proprio dal poeta, però i critici hanno trovato delle differenze tra le prime 7 e le ultime 9, per questo si parla di secondo Giovenale. Non vale la pena sottolineare questa differenza, come se si parlasse di due autori diversi, vale però la pena sottolineare le caratteristiche delle ultime satire per capire la differenza tra le prime. Innanzitutto l’indigniatio che abbiamo visto essere la sua musa ispiratrice e la sua cifra più rappresentativa delle prime satire, nelle ultime 9 è molto più attenuata, ora il poeta è molto più vicino alla tradizione della diatriba o dei dibattiti moraleggianti della letteratura stoica, proprio quella morale stoica che era motivo di critica nelle prime satire, in quanto elemento di mistificazione della realtà quindi non educativa ed inoltre dannosa. Ora si avvicina a quello stile, risulta molto più pacato il ragionare di Giovenale e meno acceso dell’indignazione che sembrava caratterizzare le prime satire. I temi scelti sono una chiara ripresa di quelli di Orazio, che diventa il modello prevalente; l’atteggiamento è più distaccato, meno vicino al ritratto del personaggio per concentrarsi di più sulle situazioni e sui i comportamenti degli uomini. Perde centralità il tema della clientela e cambia il tema delle divitiae. Nelle prime satire le divitiae sono considerate come l’origine di ogni male e della sofferenza di ogni ceto sociale ed economico, nelle seconde continuano ad essere criticate ma vengono viste come dei beni illusori. Possiamo dire che la critica più forte in questa seconda parte è rivolta contro la stupidita degli uomini che non ragionano, si lasciano illudere e prendere in giro.

Rassegna temi trattati nella seconda parte del corpus delle satire di Giovenale

8°: Satira molto amata da Parini, nella quale si affronta il tema della vera nobiltà. Giovenale ritiene che la vera nobiltà nasca dalla virtù ( tema tipico della diatriba storica, tema molto senecano)
9°: Forma dialogica. Cliente dialoga con Nevolo, personaggio omosessuale che si lamenta con aggressività di essere mal ricompensato
10°: Tema delle preghiere. Queste sono un pretesto per discutere di quanto siano insensati i desideri umani, di quanto sia illusoria la loro speranza di ottenere la felicità mediante i beni materiali
11°: Riprende un tema tipicamente oraziano, quello della cena. Il poeta dice di poter offrire solo un banchetto modesto ad un amico che nulla ha a che fare con i banchetti ricchi dei nobili. Di qui il tema del giusto mezzo che era stato al centro anche di molti passi di Orazio
12°: Tema dei cacciatori di eredità che viene trattato sia da Orazio che da Petronio
13°: critica agli imbroglioni che approfittano dell’ingenuità degli altri
14°: tema dell’educazione dei figli. Satira probabilmente che ha ispirato Ariosto. Si discute di quanto sia più importante l’esempio rispetto all’educazione verbale, e tra tutti i vizi che vanno evitati c’è quello dell’avarizia
15°: Episodio di cannibalismo avvenuto in Egitto che il poeta dice di conoscere ( satira che ha fatto pensare che Giovenale fosse in Egitto)
16°: incompleta, tratta dei privilegi concessi ai militari

Lo stile delle satire

Tradizionalmente lo stile della satira era vicino al sermo, quindi un tono familiare e senza pretese, perché si andava a rappresentare la realtà. Giovenale parte dallo stesso presupposto, osservare la realtà, che appare da lui invasa da monstra, ossia eventi eccessivi che hanno caratteristiche grandiose ma totalmente negative, per questo lo stile non può essere dimesso, come quello delle satire precedenti ma deve puntare su un tono che possa dare voce alla sua indigniatio. Il risultato è grande innovazione, perché taglia i legami al ridiculum della commedia, avvicinandosi con quello della tragedia, perché popolata di monstra, la satira deve puntare al sublime, e più sono bassi gli eventi che deve rappresentare più elevato deve essere lo stile. La lingua è mista fondato su un marcato plurilinguismo, ci sono tanti grecismi, termini volgari, colloquialismi, termini aulici e non vicini alla realtà comune. Evidente è l’idea di far emergere il contrasto tra toni alti e toni molto bassi. Queste caratteristiche hanno portato a definire lo stile di Giovenale come stile tragico. Quanto al realismo, questo tende ad una fortissima spinta deformante, il male, e i vizzi che caratterizzano la società sono ingigantiti fino ad un livello abnorme, infatti la poesia è ricca di immagini iperboliche ed è invasa da una sorta di enfasi tipica delle declamazioni, quindi tanti interrogativi, esclamativi o apostrofi che tengono il tono sempre molto teso e molto elevato; in questo c’è forse l’influenza degli studi e l’aspirazione a diventare un avvocato. L’ultima caratteristica è l’utilizzo delle sententiae che sono molto efficaci e numerosissime.

La satira più famosa e anche più articolata di Giovenale è la sesta, che da sola occupa tutto il secondo libro, quasi 700 versi. È concepita come un’invettiva contro le donne, in particolare contro la matrona, ed è stata ideata per dissuadere l’amico Postumo dall’intenzione di sposarsi, errore madornale. La trattazione parte dal confronto del presente con l’età dell’oro (età di saturno dove regnava la Pudicitia, intesa come divinità), già nell’età di Giove questa Pudicitia ha abbondonato la realtà insieme ad Atrea, la dea della giustizia. Riprende temi virgiliani ( 4° Bucolica ) però limitati all’ambito della fedeltà femminile. Giovenale invita a seguire due strade per sfuggire dal matrimonio: il suicidio oppure l’amore con un ragazzino. Nella seconda parte c’è una lunga galleria di esempi che dovevano dimostrare come le donne ormai avessero abbandonato la Pudicitia; si illustrano tutti i difetti femminili, non solo l’infedeltà ma anche il lusso, la presunzione, le velleità intellettuali. Illustra a Postumo le conseguenze di una vita matrimoniale, la più importante è la perdita della libertà, in quanto diventerebbe succube della moglie e dei suoi capricci. Nella terza parte Giovenale porta un analisi per capire come le donne abbiano perso la Pudicitia: il primo è la mancanza di guerre, perché le guerre rappresentano un momento in cui la nazione ritorna ai suoi principi fondamentali, il secondo è la povertà, che ha diffuso uno stile di vita troppo lussurioso; insiste molto su esempi di adulterio, e su confronti diretti, come quello delle matrone con le donne di modesta condizione sociale (aggiungendo che la corruzione è in tutte le classi sociali, anche nelle donne di modesta condizione). C’è pero una differenza, le donne di modesta condizione non rifiutano il loro ruolo di madre ( perché non possono permettersi di abortire). L’ultimo confronto è con le donne del mito, la condizione delle donne oramai è tale da portarle anche ad uccidere i figli o i mariti, come hanno fatto donne come Clitennestra e Medea. Conclude in modo ancora più amaro, nel caso delle donne mitologiche, il motivo era spinto dalla loro follia, mentre nel caso delle donne romane il motivo che le spingeva a compiere tali azioni, era l’arricchimento o la lussuria.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine e la carriera di Giovenale?
  2. Giovenale era un autore satirico di origine laziale, nato ad Aquino tra il 50 e il 60. Proveniva da una famiglia benestante, studiò retorica e intraprese la carriera di avvocato, che abbandonò per dedicarsi alle declamazioni.

  3. Quali sono i temi principali delle satire di Giovenale?
  4. Le satire di Giovenale trattano temi come la ricchezza, la clientela, l'omosessualità, la corruzione della società, e la critica alla morale romana e ai precetti filosofici.

  5. Come si differenziano le prime satire dalle ultime nel corpus di Giovenale?
  6. Le prime satire di Giovenale sono caratterizzate da una forte indignazione, mentre nelle ultime satire l'indignazione è attenuata e si avvicina alla tradizione della diatriba moraleggiante, con un atteggiamento più distaccato.

  7. Quali sono le caratteristiche stilistiche delle satire di Giovenale?
  8. Lo stile delle satire di Giovenale è innovativo, caratterizzato da un tono sublime e tragico, con un linguaggio misto e iperbolico, ricco di interrogativi ed esclamazioni, e l'uso frequente di sententiae.

  9. Qual è il tema centrale della sesta satira di Giovenale?
  10. La sesta satira di Giovenale è un'invettiva contro le donne, in particolare contro la matrona, e mira a dissuadere l'amico Postumo dal matrimonio, illustrando i difetti femminili e le conseguenze negative della vita matrimoniale.

Domande e risposte