Concetti Chiave
- La Satira VI di Giovenale è un'aspra critica ai vizi delle donne romane, esprimendo una forte misoginia e scoraggiando il matrimonio.
- Giovenale suggerisce che il matrimonio è peggiore del suicidio o dell'omosessualità, illustrando ciò con esempi come quelli di Eppia e Messalina.
- Roma è descritta come una città decadente e pericolosa, segnata da degrado e criminalità, particolarmente durante la notte.
- L'afflusso di stranieri è visto come una delle cause principali della corruzione morale di Roma, con Greci e Orientali considerati negativamente.
- Le satire di Giovenale dipingono Roma come una città corrotta, priva di spazio per onestà e giustizia.
Giovenale: vari riassunti
Satira VI: La satira VI è un catalogo dei vizi delle donne romane e uno dei documenti più rappresentativi della misoginia antica. La dea Pudicizia ha da tempo lasciato Roma , il poeta esorta perciò l'amico Postumo a non prendere moglie, dimostrando l'inaffidabilità dell'intero genere femminile. Secondo Giovenale infatti, in alternativa al matrimonio è meglio suicidarsi o praticare l'omosessualità. Tra gli esempi mostrati emerge la figura di Eppia, che abbandona il marito senatore per sfuggire in Egitto con un gladiatore, e quella di Messalina, la moglie dell'imperatore Claudio che preferisce il buio di un postribolo al sontuoso letto dell'imperatore, abbandonandolo durante la notte per dedicarsi a pratiche perverse.
L'immagine di Roma dalle satire di Giovenale: La città di Roma è uno dei principali bersagli delle satire di Giovenale. Questa viene descritta come una città finita, ricca di disagi : di notte, tra le strade di Roma, era facile trovarsi tra l'immondizia e il lerciume o addirittura essere uccisi. Egli individua tra le cause della decadenza di Roma l'afflusso di stranieri: "diversi" che hanno contaminato la cultura romana. Greci e Orientali sono considerati privi di scrupoli, hanno invaso la città popolando le case dei ricchi e guadagnandosi da vivere con le loro arti servili. Agli occhi del poeta Roma è una città moralmente corrotta, dove ben poco spazio rimane per comportamenti improntati ad onestà e giustizia.