Idilli di Teocrito
Comunque è considerato il fondatore della poesia bucolica, una poesia di carattere mimetico (dialogica), incentrata su scene di vita campestri “eidulia” i cui protagonisti sono appartenenti al mondo pastorale, personaggio semplici rozzi ed ingenui, di cui il poeta si compiace di ritratte sentimenti e stati d'animo, utilizzando un linguaggio raffinato e ricca di allusioni dotte nello spirito della poetica ellenistica.
Prende spunto da Stesicoro, che scrisse un poemetto ritenuto bucolico, il “Dafni”, che racconta il mito fondante della poesia pastorale. Dafni è sedotto da una ninfa, Dafni si unisce in amore con lui e pretende fedeltà, ma il pastore si innamora di una donna mortale e tradisce la sua amante immortale che per vendetta lo priva della vista. Allora Dafni troverà consolazione nel canto creando la poesia pastorale. Questo motivo ritornerà nella poesia pastorale.
Il secondo esempio da cui prende spunto è quello di Filossero di Citera, un ditirambografo vissuto nella prima metà del IV secolo aC, soggiornò a lungo alla corte di Dionigi II di Siracusa. Qui compose un ditirambo in cui il poeta cantava l'amore e la passione grossolana e ingenua di un pastore, il più terribile della letteratura greca, Polifemo, che secondo un mito locale si era invaghito di una Nereide, Galatea, e avrebbe cantato il suo amore per questa ninfa marina accompagnandosi con la propria zampogna. Dal truce antropofago dell'Odissea e del Ciclope di Euripide, mostra un volto molto più umano e più tenero. Anche questo mito sarà ripreso da Teocrito nell'undicesimo componimento del corpus.
Questi furono gli esempi di poesia bucolica precedente a Teocrito.