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La commedia

La commedia costituisce un’espressione fondamentale della società ateniese dove raggiunse il suo periodo di fioritura nella seconda metà del V secolo a.c.
Le prime testimonianze di commedia partono dalla Sicilia alla fine del VI secolo a.c, e Aristotele attribuisce a due autori siciliani, Formide e Epicarmo, il merito di avere per primi contribuito allo sviluppo della commedia.
Di Epicarmo ci parla anche Platone definendolo il principe della risata: vive alla fine del VI secolo, nasce vicino a Siracusa all’epoca del tiranno Ierone alla cui corte entrò in contatto con poeti quali Pindaro, Eschilo. Ci sono stati tramandati 36 titoli di commedie in cui sembra non ci fosse l’uso del coro e che si distinguessero per una tendenza alla parodia mitologica. I suoi protagonisti preferiti erano Eracle e Odisseo. Eracle veniva rappresentato come un uomo enorme, ingordo di cibo e vino, infatti in alcune commedie, come ‘Le nozze di Ebe’ vediamo Eracle assolutamente inebriato dal gusto del cibo, dall’atto di mangiare. Mentre Odisseo era rappresentato come il solito vigliacco: nell’ ‘Odisseo disertore’ Odisseo è rappresentato come l’eroe omerico che usa tutta la sua furbizia per camuffare la sua codardia. La ricchezza di creatività teatrale di Epicarmo è documentata dalla presneza di temi di attualità nei ‘Persiani’, una versione comica della tragedia di Eschilo, e nelle ‘Isole’ in cui si parlava di una disputa tra i tiranni di Reggio e di Siracusa. La commedia siciliana era piena di buffonate, sconcezze, e anche arguzie raffinate, ma dura poco, in quanto con la morte del tiranno Ierone scompare anche la commedia siciliana.
E’ difficile ricostruire il contesto sociale e culturale di questo tipo di teatro, perché non abbiamo una produzione molto scarsa; dal fatto che mancava il coro possiamo dedurre che quello siciliano fosse il teatro più primitivo e povero, non un fenomeno di massa come quello ateniese. Esistevano però una scuola locale di attori e una tradizione di spettacoli drammatici documentata dal fatto che Eschilo riprese alcuni suoi drammi per le scene di Siracusa.
Un altro autore, citato anch’esso da Platone, sempre siciliano della prima metà del V secolo, fu Sofrone: autore di mimi, diversi dalla commedia. Il mimo era una forma drammatica molto più breve, un dialogo rappresentato in cui c’erano personaggi e situazioni di vita quotidiana, quindi a metà tra la commedia e tragedia. I mimi di Sofrone sono scritti in prosa ritmicae in dialetto dorico. (ex. Pescatori di tonni, Donne della festa dell’Itsmo) → a questi si ispirarono poi poeti ellenistici, come Teocrito e Eroda. I titoli delle sue commedie fanno pensare che prediligesse scene di vita quotidiana e bozzetti di personaggi popolari.

In Magna Grecia si sviluppa invece una forma di rappresentazione legata alla tradizione popolare, il FLIACO, di cui il rappresentante più noto fu Rintone di Taranto. Questo tipo di teatro, detto ilarotragedia per la particolarità di deridere le vicende mitiche della tragedia, proponeva scene di vita quotidiana in tono burlesco. Il nome “fliaco” poteva indicare sia il poeta, sia l’attore sia la rappresentazione, che aveva una messa in scena semplice.

All’inizio del V secolo si sviluppa la commedia attica, di cui ce ne parla Aristofane: per quanto riguarda l’origine della commedia non c’è nessun dibattito, perché è abbastanza chiaro ciò che dice. Dice che la commedia ha avuto i suoi inizi da coloro che guidavano i cortei fallici → le falloforie erano cortei che si svolgevano in occasione di feste rurali, in particolar modo della mietitura e della vendemmia, erano feste connesse al ciclo annuale della vegetazione. Venivano eseguit in processioni per ingraziarsi gli dei della fertilità, sopratutto Demetra.
Aristotele fa derivare la parola commedia da “comos” , il corteo estivo, il coro festoso. Il rito della processione è rappresentato da Aristofane stesso in una sua commedia, gli “Acarnesi”: l’eroe è Diceopoli che organizza la processione in cui c’è la figlia, lo schuavo e lui intona l’inno per il dio Fales, e la moglie lo assiste. I partecipanti durante la processione sbeffeggiano e mandano insulti e questo corteo verrà poi ripreso nella commedia della parabasi del coro (quando entra il coro e dialoga con il publico) → per questo la commedia è collegata anche al giambo. Anche per il tono di attacco personale riservato ai personaggi scherniti sulla scena.
Sono feste per destare il riso e l’ilarità: il cosiddetto “riso rituale” ha una funzione apotropaica e magica, perché viene collegato alla sessualità e quindi alla forza rigeneratrice della natura. Non a caso, queste feste avevano luogo a inizio primavera, in cui comincia a rifiorire il ciclo della vegetazione.
La commedia nel corso del secolo si sviluppa andando via via a perdere il contatto con il sostrato antropologico e quindi i filologi la dividono in 3: commedia antica (fino alla fine del V secolo), commedia di mezzo e commedia nuova.
La commedia vecchia, di cui Aristofane è il massimo rappresentante, è essenzialmente politica, perché sviluppa temi di attualità e aspetti di fondo della convivenza civile, come il rapporto tra le generazioni, la cultura, la vita sociale.
La commedia sviluppa argomenti bassi, legati all’attualità cittadina che viene rimodellata fantasticamente, L’eroe comico può sovvertire la realtà (scende nell’Ade o va in cielo) modifica cose a suo piacimento senza alcun contatto con la realtà e senza macchiarsi di “ubris” → è connaturata alla natura del personaggio perché deve infrangere i vincoli che condiziona l’umanità. Quindi la commedia tende alla rottura di un limite presente nella tragedia e porta a compimento alcune situazioni paradossali e completamente irreali.
La commedia inizia sempre con una situazione di malessere personale e collettivo di atene, che è la degenerazione rispetto a una condizione anteriore di felicità che per quanto riguarda atene è l’epoca delle guerre persiane. A questo punto prende le mosse la commedia attraverso l‘azione del protagonista che vuole superare questa situazione iniziale di malessere. Agisce con degli espedienti paradossali, con situazioni buffe, grottesche in cui si isola il suo antagonista in una situazione non convenzionale della realtà ( l’antagonista è una figura che incarna l’estremo grado di corruzione o un vizio cittadino). Poi viene ricostruita la situazione felice originaria, un equilibrio tra mente e corpo, una simbiosi con la natura. La situazione finale è una sorta di palingenesi, che avviene a livello di un utopia scenica.
La commedia va al lieto fine, nel senso che l’eroe vince nella commedia. La fine di una commedia non sempre coincide con un reale cambiamento della collettività e della società, si rimane sul piano della fantasia.

Altri caratteri della commedia:
- Il tratto principale dell’eroe è l’ambiguità morale: attraverso astuzia e spregiudicatezza i personaggi di Aristofane riescono a plasmare una realtà nuova rinnovando le forme della convivenza sociale → si riconnettono a un modello tipico della mitologia, il “trickster” → il suo agire determina l’importazione nella società di un’istituzione prima inesistente. Cosi avviene in Aristofane, l’eroe è un fondatore perché con la sua opera si realizza ironicamente un rinnovamento della società.

- Costante passaggio tra realtà e finzione scenica → il personaggio realizza la rottura della quarta parete che separa il pubblico dalla finzione drammaturgica: può dialogare con il pubblico, schernirlo. Ciò trova la sua massima espressione nella parabasi → è una perorazione che il poeta rivolge in prima persona al pubblico attraverso il corifeo quando gli attori sono usciti di scena. La parabasi però si andò indebolendo progressivamente tanto che le ultime commedie di Aristofane ne sono prive, segno dell’evoluzione della commedia attica da spettacolo politico a teatro di costume.

-Un altro aspetto è la deformazione e rovesciamento: si utilizzano maschere grottesche, costumi eccessivi e grande libertà del linguaggio → si propongono modelli vicini alla lingua parlata, caratterizzata da invenzioni verbali, tono costantemente mosso. Ciò avviene per la grande quantità di insulti, scherzi e per l’uso di nuove parole, utilizzo di metafore per esaltare la potenzialità della lingua greca, il riutilizzo parodistico di espressioni della tragedia.

In Atene gli agoni comici furono introdotti nel 486 a.c., più tardi venne istituita una seconda festa comica, le Lenee → ogni anno si svolgevano due spettacoli comici, a cui partecipavano da 2 a 5 autori con una sola commedia. Tra questi il più importante poeta comico è Aristofane, ma oltre a lui ce ne sono molti altri, di cui abbiamo diversi frammenti.
Uno di questi autori è Cratino, nato attorno al 500 a.c. e morì nel 423, appartiene a una generazione precedente rispetto ad Aristofane, ma fece in tempo a concorrere con lui. La sua commedia è una commedia di attacco, di satira politica: una sua commedia sono i ‘Pluti’ → Pluto è dio degli inferi e inizia una battaglia per contrastare il dominio tirannico di Zeus. Nella figura di Zeus si cela il personaggio di Pericle. Così un’altra commedia, la “Nemesi” rivolta contro Pericle e la sua eteria.
In un altra commedia, “Dionisalessandro”, l’argomento è il giudizio di Paride, la storia con Elena, ma in questo fatto mitologico, viene rappresentato invece Dioniso con un coro di satiri, imbroglione e che cerca di camuffarsi da montone. Questa visione negativa di Dioniso rappresenterebbe ancora Pericle: infatti lo accusa di aver scatenato la guerra del Pelopponneso: aveva scatenato la guerra ma non aveva il coraggio di combatterla in campo aperto.
E’ una commedia strana, e il tessuto mitologico è singolare, per la presenza ad esempio di un coro di satiri, elemento sconosciuto alle commedie precedenti. Ma ci sono anche elementi tipici del dramma attico come la cacciata del “farmakos” la figura moralmente ambigua dell’eroe.
Un’altra commedia sono gli “Odissei”, n cui riproduce la vicenda di Odisseo nella caverna del ciclope che sta mangiando i suoi compagni, mentre lui si da un sacco di arie.
Cratino è citato anche da Ariatofane, che lo difende perché nella Parabasi grida al pubblico che ha dimenticato Cratino, autore prima in auge con applausi e or dimenticato. Da un lato è la testimonianza della lode dell’autore, dall’altro ne mette in luce il declino artistico.
L’anno dopo la commedia di Aristofane, Cratino presenta una nuova commedia , la “Fiasca” in cui è accusato di trascurare la moglie legittima (commedia) per andare dietro a una bella giovane che è la fiasca. Si difende, difendendo anche la sua passione per il vino dicendo che il bevitore d’acqua non crea nulla di bello, e di fatto convince il pubblico che gli assegna la vittoria per questa vittoria, mentre Aristofane con la commedia “Le Nuvole” ha il secondo posto. Nelle “Rane”, Aristofane riconosce in Cratino un grande poeta.

Altri poeti sono Cratete di Atene, attivo intorno alla metà del V secolo, che ha una commedia priva di attacchi personali e molto più vicina a quella di Epicarmio di Sofrone, in cui la scena è costituita dagli ambienti della vita quotidiana, con personaggi fissi come l’ubriacone, il parassita. Nella sua commedia “Le Bestie” pone sulla scena il tema del recupero dell’età dell’oro: gli attrezzi da cucina che lavorano da soli, i pesci che si cuociono da soli, è un mondo in cui non esiste ne lavoro ne schiavitù e gli animali vivono indisturbati poiché gli uomini sono diventati vegetariani.

Platone, autore comico, aggredisce i democratici radicali, i sofisti. E’ noto per la sua commedia più famosa, “Faone”: è il giovane barcaiolo di cui Saffo si è innamorata. E’ una parodia mitologica in cui si sviluppava , deformandolo, il tema dell’amore tra Saffo e Faone.

Frinico, si rifà invece a situazioni della vita cittadina, ad esempio quella della mutilazione delle erme prima della spedizione in Sicilia. Di lui abbiamo un titolo, “Misantropo”.

Eupoli è un grande autore comico che ha avuto 4 vittorie nelle dionise, con lui si torna all’aggressività politica, in particolar modo nei confronti dei rappresentanti della democrazia radicale. In queste commedie è critico nei confronti di Pericle (nella commedia “Prospaltesi”), accusandolo di aver favorito l’inizio della guerra e consigliato una strategia di logoramento contro il nemico. Un’altra commedia è “L’età dell’oro”, titolo ironico, contro Cleone predicando anche la sua politica vessatoria nei confronti dei suoi alleati.
Eupoli tende a scrivere quasi sempre satire politiche, soffermandosi su temi riguardanti la lotta politica contemporanea: ciò è confermato dai frammenti della sua ultima commedia, “I demi”→ circoscrizioni territoriali personificate, che si recano nell’oltretomba per incontrare grandi personaggi del passato affinché tornino sulla terra a liberare Atene dalla follia di chi deteneva il potere.

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