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Menandro

Menandro nacque ad Atene nel 342 e morì nel 292 a.C; era figlio di un ricco possidente, fu scolaro di Teofrasto e di Epicuro; vinse solo otto volte anche se fu molto prolifico, infatti il suo corpus constava di ben 102 componimenti, di cui noi possiamo leggere solo Epitrepontes, Dyscolos, Samìa, Perikeiromene e Aspis.
Le fonti principali su cui noi ci basiamo per ricostruire la sua attività sono gli Gnomai monosichoi, Plauto, Terenzio, Papiri.

Caratteristiche

Gli intrecci sono complessi ma convenzionali; ad esempio, si trova spesso il tema della violenza su qualche fanciulla.
C’è la presenza frequente dell’anagnorisis, ossia il ritrovamento della vera identità.
C’è il tema dell’esposizione di neonati.
C’è una grande presenza di scene di intrighi.
Troviamo la prevalenza del tema dell’amore in tutte le sue diverse accezioni e sfaccettature.
È forte il realismo.
Non c’è alcuna componente politica.
Vengono messi in rilievo gli aspetti negativi della guerra.
I personaggi sono gli umili, per esempio i contadini.
Menandro affronta il problema della schiavitù facendo riferimenti all’aspetto giuridico poiché esisteva ancora la schiavitù per debiti.
Ci sono riferimenti alla vita religiosa, anche se non troviamo più il pantheon greco tradizionale.
Molto spazio occupa la tuche, che viene rappresentata come una forza non benevola verso gli uomini.
C’è la centralizzazione dell’uomo.
Troviamo l’ideale di humanitas, ovvero di magnanimità, rispetto e generosità.
Menandro mette in evidenza i limiti degli uomini (pessimismo).

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