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Il linguaggio narrativo

Tutto questo determina conseguenze profonde sul linguaggio usato. Esso ha un carattere narrativo, cioè ricorre a soggetti e ad azioni concreti anche quando vuole esprimere un principio generale. È tipico, infatti, di una cultura orale trasmettere le conoscenze identificando realtà astratte con soggetti umani o divini: la giustizia, ad esempio, viene identificata con la dea Dike.
I concetti generali sono sostituiti dall’enumerazione di diversi aspetti concreti: ad esempio, per indicare il concetto generale di “vista” (il vedere) si descrivono aspetti, modi e condizioni particolari del vedere (“vedere con uno sguardo lampeggiante”, “vedere con circospezione”, ecc.).

Inoltre, come si può leggere in numerose pagine delle Storie di Erodoto, anche il linguaggio degli oracoli ignora l’astratto ed è ricchissimo di immagini risultanti dall’osservazione e descrizione della realtà. Tale linguaggio fa leva, soprattutto, sulla sfera percettiva degli ascoltatori, utilizzando realtà e situazioni per loro significative, spesso legate ad un orizzonte culturale arcaico, di tipo agricolo - pastorale.
Un altro aspetto del linguaggio arcaico è poi il laconismo, cioè la brevità e la sinteticità di espressione linguistica, che nell’età classica è considerato come una peculiarità culturale spartana (Sparta era posta nella regione della Laconia) ma che pure, nei secoli precedenti, si era affermato in altri contesti culturali.

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