addisvalerio
Ominide
6 min. di lettura
Vota

Callimaco

Fu accusato di ολιγοστιχία, ποικιλία, πολυείδεια. Un esempio di questa poikilia lo vediamo nella gran varietà delle opere scritte. Nonostante la dichiarazione di novità, i generi dell’antichità non scompaiono ma vengono riproposti in nuove forme. Apollonio Rodio, nonostante sia considerato un rivale di Callimaco, introdurrà delle novità dovute e legate alla poetica callimachea. Epos in breve: epillio. E soprattutto, si tratta o di miti eziologici, oppure di argomento amoroso, perlopiù amore infelice.

Argomenti quindi più “leggeri”.

Ecale: quando Medea arriva ad Atene e sposa Egeo, non va d’accordo con Teseo e quest'ultimo si allontana. Teseo dovrà liberare la pianura di Maratona da un toro e trova ospitalità dalla vecchietta Ecale. Dopo avere ucciso il toro, Teseo torna dalla vecchietta per ringraziarla ma lei è morta e quindi egli istituisce il culto di Zeus Ecaleo.

Callimaco è anche autore di Inni, che insieme agli Epigrammi ci sono giunti per intero, unici nella produzione callimachea Gli inni sono componimenti originari delle epoche più arcaiche. Sei sono gli inni di Callimaco: in parte riprende il modello e in parte lo rinnova (ad esempio usa il distico elegiaco e non solo l’esametro). Inoltre, nel caso degli inni di Callimaco essi non erano effettivamente cantati, ma erano destinati alla lettura. Altra differenza sta nella rappresentazione della divinità, che ha tratti molto più umani degli dèi omerici, sebbene anche quelli lo fossero. Le divinità erano colte nel loro aspetto più intimo, quotidiano. Ad esempio, nell’inno ad Artemide essa è rappresentata come una bambina capricciosa nelle braccia del padre Zeus. Negl Inni c’è una parte di preghiera e una parte di racconto di vicende legate alla divinità. Avviene lo stesso anche per Eracle. Altra caratteristica è la funzione encomiastica, nei confronti dei sovrani che hanno il ruolo di evergeti. Quasi in ogni opera c’è una sezione dedicata all’encomio, anche nel caso degli Inni, in cui anche gli attributi divini sono riferiti al sovrano.

Altro genere che viene recuperato da Callimaco è il giambo, ne scrive 13, che ci fa subito pensare al metro giambico, su cui Callimaco si mantiene fedele alla tradizione. Inoltre, sull’aspetto dell’invettiva Callimaco è molto tenue e si limita quasi solo alla polemica letteraria, in quei giambi metaletterari come il IV. Altra cifra caratteristica è la varietà tematica, perché tutti i giambi sono molto diversi tra loro. Nel XIII si difende da questa accusa. Altra tematica molto frequente è l'ekphrasis, ovvero la “descrizione”, come ad esempio della statua di Zeus. Proprio qui si nota la maggiore vena estetica ed erudita. In genere si descrivono comunque oggetti di pregio, e viene messa in mostra tutta l’abilità da parte del poeta, la sua cultura, la sua erudizione, con l’inserimento di riferimenti mitici ricercati. Un elemento però collega il giambo callimacheo a quello arcaico: la presenza della figura di Ipponatte, che però qui incarna per lo più il vecchio saggio. Viene narrata nel I giambo la storia della coppa dei sette sapienti: ognuno di essi la passa all’altro (a partire da Talete, a cui la coppa tornerà in ultimo): il vero sapere è sapere di non sapere.

Negli Aitia è raccontata la favola di Aconzio e Cidippe: l’uso delle favole permette a Callimaco il collegamento alla tradizione precedente ed in particolare alla tradizione popolare. L’equilibrio che Callimaco cerca tra tutte le forme presenti e passate.

Il tono alterna serio e scherzoso è detto σπουδογελοίον.

L’epigramma non nasce come genere letterario: all’inizio, è solo un’iscrizione, una epigrafe d’uso, funebre, votiva, su un regalo. Con il tempo, divenne un genere letterario; l’iniziatore del genere è considerato Simonide, che compone epigrammi funebri per i caduti delle Guerre Persiane, ma è nell’età ellenistica che il genere raggiunge la sua massima fioritura, per via della brevità e varietà tematica dei componimenti: sono votivi, scoptici, sepolcrali, simposiastici. Queste caratteristiche piacevano nell’età ellenistica. Gli epigrammi di Callimaco ci sono arrivati nell’Antologia Palatina, poiché spesso gli epigrammi erano sentiti come componimenti autonomi rispetto al corpus del singolo autore. La prima raccolta di epigrammi, quella di Meleagro, La Corona, dell’80 a.C., raccoglie ben 47 autori, ciascuno un petalo simbolico della corolla (= corona). La consuetudine di pubblicare gli epigrammi in raccolte si è poi perpetuata nel tempo: è l’Antologia Palatina, del X secolo d.C., raccoglie oltre 3.700 epigrammi. Abbiamo anche l’Antologia Planudea, redatta da Massimo di Planude, aggiungendo alcuni epigrammi che non erano contenuti nell’Antologia Palatina. La caratteristica dell’epigramma è di avere una struttura bipartita: nella prima parte il poeta introduce il tema o la persona di cui si parla, descrivendola, e poi una velocissima chiusa ad effetto, detta aprosdoketon. Non in tutti gli epigrammi ci deve essere una vera e propria stoccata finale; nell’epigramma ellenistico ci sono molti componimenti encomiastici. L’epigramma ecfrastico è quello che descrive un oggetto.
dell'appunto

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community