Vita:
Nasce a Cirene, prima del 300 a.C. da una famiglia nobile discendente di Batto, fondatore della città. Disastrate condizioni economiche lo invogliano a fare il maestro (notizia sicuramente falsa). Viene introdotto a corte come paggio e lavora ad Alessandria presso la biblioteca, anche se non fu mai bibliotecario. L'unica sua opera databile è la Chioma di Berenice, del 246 a.C.
Opere:
Scrive Inni, 63 epigrammi, gli Aitia, i Giambi, l'Ecale e i Carmi lirici.
Poetica:
Inscena una vera e propria polemica contro Aristotele, circa la lunghezza e il metro. Per Aristotele la grandezza di un'opera è segnata dalla lunghezza (l'opera dev'essere quanto più lunga possibile) e dal metro (che dev'essere preciso e adattato allo stile che si segue). Egli risponde a Aristotele con la Brevitas (sceglie di comporre opere brevi) e la poikilia (fa uso di più versi insieme. Dà vita così a nuovi generi letterari, come l'Idillio, l'Epillio e il Mimo.
Egli rifiuta categoricamente l'imitazione, senza però per questo ridursi a inventare nelle sue opere. Egli, aspirando alla verità, ricerca le versioni meno conosciute dei miti, quelle più inusuali e desuete: aspira infatti all'originalità.
Curiosità:
Molto dibattuta è la relazione con Apollonio Rodio, suo discepolo. Si dice che tra i due non corresse buon sangue, a causa del fatto che Apollonio diventò Bibliotecario, mentre Callimaco non riuscì mai ad esserlo. Nonostante ciò, Apollonio segue i canoni della poesia Callimachea e non compare tra i Telchini, demoni mitologici che rappresentano i poeti contro cui Callimaco si scontra e da cui si difende nelle sue opere.