Studente Anonimo
di Studente Anonimo
Genius
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Le aretai

Col tempo le idee morali vengono diffuse non solo con la poesia, ma anche attraverso nuove forme di comunicazione culturale: i primi testi filosofici in prosa, ma anche oracoli, favole, proverbi popolari e massime. Queste ultime, attribuite dalla tradizione ai cosiddetti Sette Sapienti, diffondono sentenze “Iaconiche”, lapidarie, che definiscono regole di comportamento individuale (“conosci te stesso”, “ottima cosa è la misura”, “niente di troppo”, ecc.) ispirate al principio della sophrosyne, cioè ad un ideale di prudenza, misura, equilibrio nel comportamento e autocontrollo dei propri atti. Tali valori costituiscono dei codici di comportamento morale e di regolamentazione sociale nei quali tende a venir meno il carattere militare dell’areté eroica.
Essi però riflettono anche il timore dei vecchi ceti gentilizi e sacerdotali per la nuova conflittualità sociale che nelle città oppone aristocrazia e demos (letteralmente “popolo”), per la mancanza di “misura” dei ceti emergenti, per la loro minaccia di rompere gli equilibri e le antiche gerarchie sociali affermando nuovi valori, interessi e bisogni.
Di tale timore saranno aperta espressione, in epoca successiva, i versi di un altro grande poeta, Teognide. Egli vedrà il conflitto sociale e, soprattutto, l’avvento del démos al potere nella polis come una ingiustizia, come la vittoria della nuova civiltà del denaro e della ricchezza sui valori dell’aristocrazia, della tradizione. Recriminerà sul capovolgimento dei valori in atto nella pòlis e giungerà perfino a criticare Zeus, che permette tutto questo. Egli sarà ancora convinto che la virtù, poiché ha le sue radici nella stirpe, cioè nel sangue, si tramanda fra le diverse generazioni di nobili, esiste solo per natura e non è quindi prodotta dall’educazione, in quanto questa non può rendere buono il “malvagio”, cioè l’uomo del popolo o il ricco mercante. Teognide biasimerà, perciò, i matrimoni fra i nobili e i nuovi ricchi, in quanto con essi si attua una mescolanza del sangue e un impoverimento della stirpe.
Testimonianza di un orizzonte del tutto nuovo saranno invece i versi della grande poetessa Saffo. Per lei è l’amore il fondamento del vivere. Esso viene contrapposto a tutti gli altri valori della vita: “altri dice che un esercito di cavalieri, altri di fanti, altri una flotta di navi sia, sulla terra nera, la cosa migliore; io dico che la cosa migliore è ciò che si ama”. La passione travolge Saffo, che si strugge per Anactoria, suo amore lontano: “di lei vorrei scorgere l’amato incedere, il fulgido splendore del viso, piuttosto che vedere i carri di Lidia e i fanti pesanti di armi”. L’amore travolge quindi i vincoli morali tradizionali e si esprime in versi di suprema eleganza che rivelano una nuova maestria della parola.
Segno anche questo di una modernità culturale che investirà il linguaggio e i contenuti della poesia, così come il pensiero filosofico e scientifico

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