simone.scacchetti
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Concetti Chiave

  • Voltaire utilizza "nostro giardino" per indicare che migliorare se stessi avvantaggia l'intera società, non solo l'individuo.
  • La vita è vista come un mare in tempesta, con il lavoro che funge da distrazione dai problemi esistenziali, in contrasto con la filosofia di Pascal.
  • Pascal critica il "divertissement", che distrae l'uomo dalla riflessione sui problemi esistenziali, considerati essenziali per la crescita personale.
  • Martino propone il lavoro come mezzo per rendere la vita sopportabile, evitando di affrontare questioni filosofiche e la debolezza umana.
  • La noia è vista come un'opportunità per esplorare se stessi e affrontare le questioni filosofiche, elemento essenziale per "coltivare il proprio giardino".

La lezione morale dell’estratto potrebbe in effetti apparire in chiave egoistica, poiché ogni persona dovrebbe coltivare se stessa e dunque restare quasi testardamente chiusa in se stessa, a nutrirsi del suo ego, perché per ognuno dovrebbe contare soltanto il proprio giardino. In realtà, Voltaire non voleva davvero arrivare a una condizione del genere, poiché sin dalla formula, resa impersonale, utilizza l’aggettivo possessivo plurale “nostro” giardino.

E non a caso. Il miglioramento di se stessi, il rinverdire del proprio giardino non è fine a se stessi, poiché se tutti si impegnano per migliorare la propria persona, la propria “isola sociale”, non gioverebbe soltanto ai singoli individui, ma al mondo tutto. Perché Candide, e dunque Voltaire, non desidera un giardino più rigoglioso, produttivo, migliore e bello, ma un mondo, con le medesime qualità.

La vita è, a definirla alla maniera di Orazio, un mare in tempesta, eterogenea, difficile e imprevedibile. E se per questo i “remi” per restare a galla erano i precetti filosofici secondo il suo eclettismo, per Martino l’unico “remo” è il lavoro. Il lavoro che porta a distrarsi dai reali problemi dell’uomo, che sono quelli quotidiani, quelli esistenziali. Non sarebbe stato sicuramente d’accordo Pascal, il quale condannava chiunque non si desse pensiero sui problemi esistenziali, i più nobili, i più importanti ed essenziali per l’uomo, che fugge da questi con attività quali il lavoro o, a essere più generali, il divertissement, inteso non in senso edonistico, ma come oblio e stordimento di se stessi.
Il divertissement, che illude l’uomo, che lo rende disincantato e non gli fa accorgere del tempo che passa, della morte che arriva, che lo distrae dalla noia, poiché solo nella noia l’uomo è se stesso ed è nelle condizioni adatte di ragionare sul senso della vita o della morte e trarne giovamento.
Pascal è in contrasto con l’intera opera, poiché ha una concezione pessimistica della realtà e dell’uomo, inteso come un individuo tra tutto e il nulla, compreso tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo.
Abbiamo, dunque, il contrasto tra Martino, che con la sua frase “travaillons sans raisonner, c’est le seul moyen de rendre la vie supportable” definisce il bisogno dell’uomo di salvarsi dalla sua condizione mediana, difficile, instabile e dolorosa, distraendosi con il divertissement (lavoro) ed escludendo il ragionamento sui problemi umani e filosofici che fanno apparire tutta la debolezza dell’uomo, e Pascal che, al contrario, abbandona in maniera totale il divertissement fino a condannarlo, poiché l’uomo non deve aver paura della noia, di confrontarsi con se stesso, di misurarsi con se stesso, di apparire debole, piccolo o difettoso.
La noia sola conferisce la giusta situazione per interrogarsi sui problemi filosofici e di coltivare il proprio giardino. Se si lavorasse senza ragionare, l’affermazione di Voltaire che dà il nome al brano “il faut cultiver notre jardin” sarebbe vera solo in parte, e cioè soltanto in maniera letterale, poiché si deve effettivamente e letteralmente coltivare il proprio giardino per distrarsi dai problemi che rendono la vita insopportabile. Ma se la frase viene intesa in un senso filosofico e come insegnamento morale, allora, in maniera assoluta, l’uomo non deve mai, in nessun caso, abbandonare la ragione, e mai, in nessun caso, deve coltivare se stesso se prima non ha imparato a conoscersi a fondo, a conoscere la propria vocazione, la propria essenza, il proprio talento, la propria voce.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la lezione morale principale dell'estratto?
  2. La lezione morale principale è che il miglioramento di se stessi non è fine a se stesso, ma contribuisce al miglioramento del mondo intero, come suggerito dall'uso del possessivo plurale "nostro" giardino da parte di Voltaire.

  3. Come viene vista la vita secondo l'estratto?
  4. La vita è descritta come un mare in tempesta, eterogenea, difficile e imprevedibile, richiedendo "remi" come il lavoro per restare a galla e affrontare i problemi quotidiani ed esistenziali.

  5. Qual è la posizione di Pascal riguardo al lavoro e al divertissement?
  6. Pascal condanna il divertissement e il lavoro come forme di oblio che distolgono l'uomo dai problemi esistenziali, ritenendo che l'uomo debba confrontarsi con se stesso e la noia per riflettere sul senso della vita.

  7. In che modo Martino e Pascal differiscono nella loro visione della vita?
  8. Martino vede il lavoro come un mezzo per rendere la vita sopportabile senza ragionare sui problemi umani, mentre Pascal abbandona il divertissement e sostiene che l'uomo debba affrontare la noia e riflettere su se stesso.

  9. Qual è il significato filosofico della frase "il faut cultiver notre jardin"?
  10. La frase implica che l'uomo debba coltivare se stesso non solo letteralmente, ma anche filosoficamente, conoscendo a fondo la propria essenza e vocazione, senza mai abbandonare la ragione.

Domande e risposte