
La cadenza nel parlare, leggermente ritmata, ne tradisce le origini sarde, ma è il racconto della sua vita che rende Laura Onnis - ingegnere civile idraulico, due figli, importanti incarichi manageriali alle spalle ed oggi AD di Elgea – una vera figlia del Mediterraneo, fatta di frontiere, viaggi, contaminazione, orizzonti e tanto mare.
"Il mare è l’anello di congiunzione di tutto il mio percorso – conferma Laura – da Trieste, dove sono nata, figlia di un padre sardo ed una madre siciliana, passando da Cagliari dove sono cresciuta e dalle spiagge di Villasimius che, fin da bambina, hanno accompagnato le mie estati di lunghe vacanze."
- Come si arriva ad occuparsi di sole, partendo dal mare?
"Attraverso lo studio, la curiosità, la voglia di apprendere e l’apertura al cambiamento.
La mia vita è fatta di tanti treni che passano e che ho deciso di prendere in corsa senza sapere di preciso dove portassero, ma seguendo l’istinto e la mentalità indipendente che mi ha sempre accompagnato."- Iniziamo dagli studi allora…
"Mio padre era un militare di formazione classica. Finite le scuole medie ha provato ad instradarmi verso il Liceo Classico, ma io avevo le idee chiare e volevo seguire la mia propensione per le materie scientifiche.
Al di là delle competenze logico matematiche che sono sempre state uno dei miei punti di forza, ho una vera attrazione per la scienza, la risoluzione dei problemi e la realizzazione “pratica” delle cose. Pensa che ancora oggi nel mio bicchiere dei trucchi oltre ai pennelli tengo due cacciaviti!
Mio padre mi diceva sempre che mettendoci impegno e passione avrei potuto realizzare ogni mio desiderio e quindi, forte del suo appoggio, ho scelto lo scientifico e dopo ingegneria."
- Ingegneria civile idraulica, non il più scontato degli indirizzi…
"Confesso di essere un po’ “secchiona”, mi piace studiare, valutare, prepararmi.
C’è sempre una base razionale nelle mie scelte. Il mio sogno era studiare biologia marina ed andare in Spagna ad occuparmi dei cetacei, ma i miei genitori erano preoccupati per gli sbocchi professionali del mio futuro e quindi compresi che un sogno può continuare ad ispirarti anche senza seguirlo…ingegneria civile poteva consentirmi di rimanere a Cagliari, offriva una solida preparazione e buoni sbocchi occupazionali.
L’indirizzo idraulico l’ho scelto per non abbandonare il richiamo al mare… arrivata agli ultimi esami, quando ho potuto specializzare il mio piano di studi, ho tolto gli esami di progettazione e ho inserito quelli in ambito marittimo!"
- E la tua formazione manageriale come inizia?
"Per colpa di un’amica! Dopo la laurea stavo facendo le prime esperienze in ambito accademico.
Invece di affidarmi ad un Prof. di lunga esperienza svolsi la tesi con due giovani ricercatori, un’esperienza bellissima con una borsa di studio europea sulla siccità e la riduzione delle risorse idriche nel bacino del mediterraneo che mi ha portato a vivere per un periodo a Madrid e Valencia.
L’idea di restare in Università mi attraeva per la novità degli argomenti che avevo l’occasione di studiare ma mi resi però presto conto che l’ambiente nel quale vivevo non mi avrebbe fornito molte occasioni. L’essere donna in un mondo ancora molto “maschile” non aiutava.
Un giorno una mia amica mi propose di andare in giro per l’Italia per informarsi sulle opportunità degli MBA. Era la fine degli anni ‘90, gli MBA erano agli albori e non c’era la disponibilità di informazioni di oggi.
Non avevo alcuna idea di cosa aspettarmi e soprattutto non avrei potuto permettermelo. Partii con la sola intenzione di accompagnare la mia amica in un breve viaggio per gli Atenei in giro per l’Italia.
E invece arrivati alla LUISS mi parlarono di alcune borse di studio offerte dalle aziende, mi convinsi a partecipare al bando e vinsi un assegno per l’intera copertura dell’iscrizione.
Quasi per caso ho avuto accesso ad un’esperienza unica che ha cambiato la mia vita: per la qualità della formazione ricevuta, per le persone che ho potuto conoscere (la mia classe era di 70 partecipanti e, con almeno 30 di loro, siamo ancora oggi in contatto stretto, avendo creato un network personale e professionale davvero potente) e per le opportunità professionali che si aprirono al termine dell’MBA."
- Giustamente l’azienda che ti aveva offerto la borsa di studio ti ha offerto un lavoro
"Sì, ma l’ho rifiutato! Avevo l’impegno di fare con loro lo stage finale del Master, ma uno dei nostri professori era Fulvio Conti, allora CFO all’ENEL, e chiese -a chi interessato- il CV per fare un’esperienza in una start-up che operava in ambito idrico.
Ancora l’acqua che tornava a chiamarmi: la tentazione fu troppo grande, mi proposi e dopo poco fui assunta. Ricordo ancora l’imbarazzo con il quale comunicai che non avrei fatto lo stage con l’azienda della borsa di studio…per fortuna ho sempre avuto delle buone doti di mediazione e sono riuscita a convincerli a non chiedermi i soldi indietro!"
- Come è stato l’inizio della tua esperienza lavorativa?
"Entusiasmante e frenetico al tempo stesso. Era appena stata emanata una legge che apriva il mercato dei servizi idrici, nessun privato in Italia aveva esperienza. Enel voleva acquisire attività in ambito idrico.
Dovevamo analizzare il business, preparare le offerte e gestire le gare. Alla mia prima esperienza lavorativa, mi trovai a lavorare 14 ore al giorno in una stanza di una ex fabbrica nelle campagne di Orio al Serio, in un team multidisciplinare con colleghi che venivano da tutta Europa e consulenti con ogni competenza.
Scadenze assurde e ritmi incalzanti… vicini alle scadenze capitava di lavorare anche per 24 ore di seguito! Ma vivevo tutto con entusiasmo, in un clima di lavoro positivo e soprattutto con l’opportunità di apprendere in continuazione.
In quegli anni ho maturato il background che mi ha portato a sviluppare il mio percorso e soprattutto sono diventata cintura nera nell’uso di excel per la redazione dei modelli finanziari e dei business plan.
Alla fine, ho sempre pensato che gestire il flusso dei soldi è come gestire il flusso dei liquidi in idraulica, cambia soltanto il tipo di materia!"
- Studi da manager, lavoro e ritmi da manager. Come hai cresciuto la tua famiglia?
"I ritmi della vita non sempre puoi deciderli e forse ogni tanto devi assecondarli.
L’esperienza in Enel durò sei anni poi, per motivi legati alle scelte aziendali, l’attività fu dismessa ed uno dei miei ex capi mi chiese di diventare la responsabile per l’Italia di uno fondo di Private Equity della Banca Europea che si stava costituendo per investire nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture nel sud Europa.
Ho passato altri cinque anni sull’ottovolante, imparando tanto ed assumendomi nuove e grandi responsabilità. Poi è arrivata la crisi del 2011, il fondo ha iniziato a disinvestire e da un giorno all’altro mi ha lasciato a casa con una raccomandata di licenziamento.
In quel momento stavo affrontando la mia prima maternità, avevo un figlio di cinque mesi, ma ho cercato subito di rimettermi in gioco. Il periodo non era semplice e da neomadre molte porte mi sono state chiuse.
Per me è stato un momento di realismo: ero convinta di aver studiato e lavorato per anni per una professionalità al top, che mi avrebbe sempre aperto tutte le porte.
Invece da un momento all’altro tutto quello che avevo costruito sembrava non interessare più a nessuno. Così ho deciso di prendermi altro tempo, ascoltare il ritmo della mia vita ed in quella finestra di quasi tre anni ho avuto la gioia della mia seconda figlia.
Guardando a ritroso, in quel momento di pausa ho avuto l’incredibile opportunità di essere vicina ai miei ragazzi, forse non sarebbe stato così altrimenti. Se oggi sono così forti e indipendenti, chissà, in parte devo ringraziare alcuni manager un po’ cinici!"
- Come hai affrontato la crisi e come ti sei “rimessa in gioco”?
"Non dandomi per vinta, non smettendo mai di fare qualcosa, anche per guadagni irrisori, ma con la convinzione di mantenere gli stimoli, restare nel giro ed attendere nuove opportunità.
Che in effetti, improvvise, si sono presentate: ben due nel giro di un mese! Accettai la prima, in un istituto di credito (Dexia), ma dopo 20 giorni lasciai perché decisi di buttarmi sulla seconda, EF Solare Italia, il principale operatore del fotovoltaico in Italia nato in quegli anni per iniziativa di Enel e F2i.
Conservo ancora la maglietta che mi fecero i colleghi di Dexia per salutarmi dopo 20 giorni: rossa con il segno di “Flash”!"
- Oggi ricopri il ruolo di Amministratrice Delegata? Come si arriva a gestire un’azienda?
"La leadership per me è fatta di competenze, relazioni, ascolto e confronto. E determinazione: sono entrata in Elgea seguendo il mio vecchio capo che dopo pochi mesi ha lasciato.
Dentro di me sapevo di avere le carte in regola per prendere il suo posto, ma all’inizio l’azienda ha fatto altre scelte. Non ho mollato, ho puntato sulle mie competenze ed al momento giusto ho convinto la capogruppo (Autostrade per l’Italia, ndr) a puntare su di me… e lo ha fatto!
Dal 2023 sono AD di Elgea, un’azienda piccola, ma con un team affiatato e molto competente, all’interno di un grande gruppo com’è Autostrade, che sta affrontando una grande sfida di cambiamento interno.
Progettiamo e realizziamo impianti fotovoltaici, siamo una nicchia di know-how in uno dei grandi player infrastrutturali del Paese… guidarla mi riempie di orgoglio."
- Dal mare al sole…da esperta delle rinnovabili quali consigli puoi dare agli studenti?
"Il mercato delle rinnovabili è il futuro: fotovoltaico, eolico, l’integrazione con lo storagee, un domani, l’idrogeno. In alcuni momenti storici, possono esserci alcune incertezza su tempistiche e ritorni degli investimenti, ma nel lungo periodo sono convinta che la direzione sia tracciata e lo sviluppo sia assicurato.
Competenze come quelle offerte da ingegneria, in particolare elettrica ed elettronica in questo campo, continueranno per anni ad offrire garanzie di lavoro.
Il mio consiglio, per chiunque, è invece quello di investire sull’apertura mentale, sul confronto e sulla contaminazione. Ingredienti che non devono mancare, neanche nei più capaci ingegneri, e che possono aiutare qualsiasi percorso di studio e di vita rendendolo ricco ed attraente.
L’importante, e mi rivolgo anche e soprattutto alle ragazze, è andare dritto, puntare su se stesse, sul proprio senso critico e sulla propria professionalità. Aprirsi a nuovi stimoli ed interagire con gli altri in modo accogliente, senza mai rinunciare ad un approccio aperto e positivo ma con fermezza e determinazione.
Alza lo sguardo, come per osservare il sole che tramonta sul mare, e potrai trovare il tuo orizzonte."
Gregorio Moretti
Sono nato nel 1980, laureato in Teorie della Comunicazione, da oltre 20 anni mi occupo di persone nelle aziende